Favole (La Fontaine)/Libro sesto/XII - Il Sole e le Rane

Libro sesto

XII - Il Sole e le Rane

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro sesto

XII - Il Sole e le Rane
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Celebrando un tiranno i suoi sponsali,
beveva e allegro schiamazzava il popolo,
affogando nel fiasco i vecchi mali.
Esopo sol, si narra,
allora dimostrò con una favola
ch’era sciocca la gente a far gazzarra.

Volendo il Sole, ei disse, or non so quando,
pensare a prender moglie,
un grido miserando
nel regno delle Rane si levò.
- Chi può sottrarci al danno, -
dicean le Rane, - alla cattiva Sorte,
se de’ figlioli al Sole nasceranno?
Se brucia tanto un Sole,
che non splende nemmeno ogni mattina,
figuratevi voi mezza dozzina!
L’unico bel guadagno
sarà che moriranno
le canne e i giunchi e seccherà lo stagno.
Addio, ranocchi! svaporato il mondo,
sarem ridotte dello Stige in fondo -.

Mi pare, a mio buon senso naturale,
che per ranocchi non parlasser male.