Favole (La Fontaine)/Libro sesto/XIII - Il Contadino e il Serpente

Libro sesto

XIII - Il Contadino e il Serpente

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Jean de La Fontaine - Favole (1669)
Traduzione dal francese di Emilio De Marchi (XIX secolo)
Libro sesto

XIII - Il Contadino e il Serpente
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Un Contadin, un uomo di buon cuore,
quanto poco prudente,
andando un giorno pe’ suoi campi in vòlta
vide in terra un Serpente
sopra la neve steso assiderato,
che non avea più fiato.

Il Contadin lo prese in grembo e senza
pensar la conseguenza
d’un atto di sì stolta carità,
innanzi al fuoco adagio lo distende
e riaver lo fa.
Il gelato animale ancor non sente
il tiepore, che già l’anima snoda,
ma colla vita ritornò il serpente.
Move la testa, soffia, alza la coda,
e ingrato, senza cuore,
s’inarca e già sta per spiccare il salto
contro l’amico suo benefattore.

- O brutta bestia, senza gratitudine, -
gridò quel galantuomo, - aspetta me -.
E feroce di collera com’è,
dà mano ad un’accetta
e zic zac l’affetta presto presto
in tre porzion, la coda, il capo e il resto.
Guizza e cerca il Serpente
di ricucir le membra - inutilmente.

È bella cosa il far la carità,
ma il farla bene è una faccenda seria.
Quanto agl’ingrati sempre si vedrà
che tutti finiran nella miseria.