Il Re Torrismondo/Atto quarto/Scena prima
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ATTO QUARTO
SCENA PRIMA
CONSIGLIERO, GERMONDO
CONSIGLIERO
Il venir vostro al Re de’ Goti, al regno,
Alla reggia, Signor, la festa accresce;
Aggiunge l’allegrezza, i giuochi addoppia,
Pace conferma in lei: spietata guerra,
Il furore, il terror respinge, e caccia
Oltre gli estremi e più gelati monti,
E ’l più compresso, e più stagnante ghiaccio,
E i più deserti e i più solinghi campi.
Oggi Goti e Sueci, amiche genti,
Non sol Norvegi e Goti, aggiunti insieme
Ponno pur stabilir la pace eterna.
Oggi la fama vostra al Ciel s’innalza,
E quasi dall’un Polo all’altro aggiunge.
Oggi par che paventi al suon dell’arco
L’Europa tutta, e l’Occidente estremo,
E contra Tile ancor l’ultima Battro.
Perchè non fan sì forti i nostri regni
Stagni, paludi, monti, e rupi alpestri,
E città d’alte mura intorno cinte,
E moli, e porti, e l’Ocean profondo,
Come il vostro valor, ch’in voi s’agguaglia
Alla vostra grandezza , e ’l nome vostro,
E i Cavalieri egregi, e i Duci illustri.
Lascio tanti ministri, e tanti servi,
Tante vostre ricchezze antiche, e nuove.
Ben senza voi sì grande, e sì possente
L’umil plebe saria difesa inferma
Di fragil torre: voi le torri eccelse
Sete di guerra, e i torreggianti scogli.
Chi voi dunque congiunge a queste sponde,
Nuova difesa fa, nuovo sostegno
Del vostro onore, e l’assicura, ed arma
Contra l’insidie, e i più feroci assalti.
Non temerem, che da remota parte
Venga solcando il mar rapace turba
Per depredarne, o ch’alto incendio infiammi
Le già mature spiche, o i tetti accenda.
Perchè vostra virtù represse, e lunge
Potè scacciar da noi gli oltraggi, e l’onte.
Voi minacciando usciste, o Regi invitti,
E l’un corse all’Occaso, e l’altro all'Orto,
Prima diviso, e poi congiunto in guerra,
Come duo gran torrenti a mezzo il verno,
O duo fulmini alati appresso a’ lampi,
Quando fiammeggia il cielo, e poi rimbomba.
Ma del raro valor vestigia sparse
Altamente lasciaste, offesi, estinti,
Domi, vinti, feriti, oppressi, e stanchi,
Duci, Guerrieri, Regi, Eroi famosi.
Ed in mille alme ancor lo sdegno avvampa,
E ’l desio d’alto impero, e di vendetta,
Lo qual tosto s’accende, e tardi estingue;
E si nasconde a’ più sereni tempi,
Ne’ turbati si scopre, e fuor si mostra
Tanto maggior, quanto più giacque occulto.
Or che pensa il Germano, o pensa il Greco?
O qual nutre sdegnando orribil parto
Gravida d’ira la Pannonia, e d’arme?
Queste cose tra me sovente io volgo.
E già non veggio più sicuro scampo,
O più saggio consiglio innanzi al rischio,
Ch’unire insieme i tre famosi regni,
Che ’l gran padre Ocean quasi circonda,
E dagli altri scompagna, e ’n ua congiunge.
Perch’ogni stato per concordia avanza,
E per discordia alfin vacilla, e cade.
Due già ne sono uniti. E questo giorno,
Ch’Alvida, e Torrismondo annoda, e stringe,
Stringer potriasi ancor a voi Rosmonda,
Ch’agguaglia a mio parer. Ma fia gran merto,
Non lasciar parte in tanta gloria al senso.
Molti sono tra voi legami, e nodi
D’amicizia, d’amor, di stabil fede:
Ma nullo dee mancarne. Aggiunto a’ primi
Sia questo nuovo, e caro. E nulla or manchi
A lieta pace, or che dal Ciel discende
A tre popoli arcieri in guerra esperti,
Fra’ quai nessuno in amar voi precorse
Me d’anni grave. E questo ancor m’affida,
E la vostra bontà, la grazia, el senno;
Talchè primiero a ragionarne ardisco.
Ma non prego solo io; congiunta or prega
Questa canuta e venerabil madre,
Antica terra, e di trionfi adorna.
E son queste sue voci, e sue preghiere.
O miei figli, o mia gloria, o mia possanza,
Per le mie spoglie, e per l’antiche palme,
Per l’alte imprese, ond’è la gloria eterna,
Per le corone degli antichi vostri,
Che fur miei figli, e non venuti altronde,
Questa grazia vi chiedo io vecchia, e stanca:
E grazia a giusta età concessa è giusta.
GERMONDO
Pensier canuto, e di canuta etade
È quel ch’in voi si volge; e i detti lodo,
E gradisco il voler, gli affetti, e l’opre.
Ma sì vera, sì ferma, e sì costante
È la nostra amicizia, e strinse in guisa
Amor, fede, valor, duo Regi errando,
Che non si stringeria per nuove nozze.
Con più tenace nodo o con più saldo.
CONSIGLIERO
Se nodo mai non s’allentò per nodo,
Ma l’un simil per l’altro abbonda, e cresce,
Per legittimo amor non fia disciolta
Vera amicizia, anzi sarà più salda.
GERMONDO
Amor, che fare il può, confermi, e stringa
Amicizia fedel.
CONSIGLIERO
Migliori estimo
Le nozze assai che l’amicizia ha fatte;
L’altre pericolose.
GERMONDO
Ivi sovente
Si ritrova gran lode, ov’è gran rischio.
CONSIGLIERO
Lodato spesso è lo schivar periglio,
Quando si schiva altrui.
GERMONDO
L’ardir più stimo,
Se può far gli altri arditi un solo ardito.
CONSIGLIERO
Or dell’ardire è tempo, or del consiglio;
E l’ardire, e ’l consiglio in un s’accoppia.
Fortuna ingiuriosa invan contrasta
A magnanima impresa, o lei seconda.
Ma questo ancor sereno e chiaro tempo
Provvidenza veloce in voi richiede.
Congiunta ha ’l Re Norvegio al Re de’ Goti
La figlia. Ed oggi è lieto, e sacro giorno,
Ch’apre di stabil pace agli altri il varco,
Già aperto a voi. Nozze giungete a nozze;
Nè siate voi fra tanto amor l’estremo.
GERMONDO
Primo sono in amare. Amai l’amico
Di valor primo, e ’n riamar secondo,
Ed amerò, sinchè ’l guerriero spirto
Reggerà queste pronte, o tarde membra.
E mi rammento ancor, ch’a lui giurando,
La fede i’ diedi, e ch’egli a me la strinse,
Che l’un dell’altro a vendicar gli oltraggi
Pronto sarebbe. Or non perturbi, o rompa
Nuovo patto per me gli antichi patti.
E s’ei per liete nozze è pur contento
Di pacifico stato, e di tranquillo;
Io ne godo per lui: per lui ricovro
Nella pace, e nel porto, e lascio il campo,
E l’orrida tempesta, e i venti avversi.
Vera amicizia dunque il mar sonante
Mi faccia, o queto, il ciel sereno, o fosco,
E di ferro m’avvolga, e mi circondi,
E mi tinga in sanguigno i monti, e l’onde,
Se così vuole; o ’l sangue asciughi e terga,
E mi sciuga la spada al fianco inerme
Vera amicizia ancor mi faccia amante,
E se le par, marito; e tutte estingua
D’Amore, e d’Imeneo le faci ardenti,
O di Marte le fiamme, e ’l foco accresca.
Così direte al Re: lodo, e confermo
Che ’l vero amico mi discioglia, o leghi.