Il Partigiano D'Artagnan/Introduzione
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Tanti anni sono ormai trascorsi dalla fine di quella che oltre ad essere stata la seconda guerra mondiale, ha rappresentato anche per noi italiani un’immane tragedia.
Chiunque si sia trovato in quel guado, ha vissuto una sua personale odissea, trovandosi di fronte a scelte che mettevano a nudo sentimenti profondi come il coraggio, la solidarietà, la paura, l’eroismo, il dolore.
Con questa testimonianza ho inteso fissare i miei ricordi, senza alcuna presunzione che non fosse quella di ribadire i sacrifici di una generazione.
Tutto ciò che oggi è goduto come un diritto naturale, senza un atto d’origine, si sappia che invece ha avuto un inizio e un prezzo.
Chi c’era, sa quanto alto; e vuole dirlo a chi è venuto dopo, o non ricorda.
Alberto Cotti
Caro compagno generale Armando, in tutte le occasioni che abbiamo avuto d’incontrarci, di vederci, di parlarci, dalla fine della lotta partigiana, sempre a noi tutti, combattenti al tuo fianco, hai fatto insistentemente pressione perché ognuno lasciasse uno scritto, un ricordo, una testimonianza della nostra lotta, dei nostri sacrifici, dei nostri lutti per quegli ideali di libertà e di giustizia cui ognuno di noi aspirava.
Lo scopo è quello di portare a conoscenza delle giovani generazioni la situazione italiana di quel particolare momento storico, attraverso la viva voce di chi l’ha vissuto, affinché i giovani possano avere un maggior numero di elementi per giudicare e per riflettere.
A distanza di tanti anni, mi sono cimentato, anche se la memoria non è sempre perfetta, specie in quelle sfumature, che seppure interessanti, non lasciano impressa un’impronta profonda. Ancora una volta ti ho ubbidito; purtroppo con mio grande rammarico, non potrai leggere queste pagine, mai più.
Dartagnan