Il Parlamento del Regno d'Italia/Vito Doria

Vito Doria

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Errico Berardi Rocco Positano
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


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Nacque nel novembre del 1812 in San Vito, provincia di Calabria media, dal dottor Giuseppe e da Scolastica Fustaglia; ebbe precettore in casa per gli studî elementari, e fece gli universitarî a Napoli, ove si laureò in legge e nel diritto canonico nel 1835.

Tornato quindi nella nativa Calabria, fermò sua dimora in Catanzaro, ove si diè a esercitare la professione di patrocinante presso quei collegî giudiziarî, e più specialmente presso la Corte di appello.

I sentimenti liberali ed italiani del Doria non tardarono ad attirare sopra di lui la malevola attenzione del governo, il quale non lasciò di manifestargli con mille piccole avanie e col confinarlo in Catanzaro, negandogli passaporto, la propria avversione.

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Sorto il 1848, il nostro protagonista figurò nella rivoluzione in qualità di commissario civile, onde organizzare la resistenza contro il governo borbonico, ridiventato assoluto e più che mai tirannico, dopo l’iniquo attentato del 15 maggio. Insieme agli avvocati Barba e Salerno, appartenne al comitato insurrezionale, e per quanto gli fu possibile si adoperò a mantenere nelle Calabrie quella generosa protesta armata mano. Ma spenta alfine la rivoluzione, il Doria venne sottoposto a cinque processi, fu costretto alla fuga ed a tenersi ascoso per 46 mesi, condannato ai ferri in contumacia, finchè nel 1852 fu compreso con molti altri in un decreto d’abolizione dell’azione penale.

Arrestato di nuovo nel 1854, sotto pretesto ch’egli cercasse di provocare un movimento insurrezionale, fu per oltre due mesi in prigione. Spuntato alfine il dì della liberazione del reame dal giogo borbonico, il Doria fu nel 1860 uno dei primi compagni del pro-dittatore Greco, cooperando insieme a lui alla grande opera dell’unificazione d’Italia.

Il collegio elettorale di Serra, volendo mostrare al Doria la propria riconoscenza pei supplizî ed i perigli da esso lui con nobile animo sopportati in pro della patria, lo ha eletto a proprio rappresentante in seno al primo Parlamento del regno d’Italia.