Il Parlamento del Regno d'Italia/Gustavo Ponza di San Martino

Gustavo Ponza di San Martino

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Gioacchino Saluzzo Ettore de Sonnaz
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senatore.


Coloro che negano l’influenza del clima e della conformazione fisica dei paesi sul carattere e l’idoneità degli abitanti di essi sono in oggi molto diminuiti di numero e probabilmente si faranno ancora più rari coll’andar del tempo.

In quanto a noi, senza volerci allontanare dall’Italia, affermiamo che in questa nostra classica terra ci è stato dato in più d’un’occasione di fare dei confronti tra le diversità tipiche dei suoi abitanti ed abbiamo sempre dovuto riconoscere che queste diversità si schierano a seconda delle varie condizioni di temperatura e di conformazione geodosica.

Il Piemontese differisce tanto dal Napoletano quanto differiscono le granitiche assise delle Alpi colle ghiacciaje perpetue e gl’immensi serbatoi di acque che racchiudono negli immani lor fianchi, dalle aride e pelate cuccuzze del vulcanico Appennino. In mezzo stanno la Toscana e le Romagne che tengono delle due nature, tanto al fisico che al morale.

Tutto questo ci si dirà, a proposito del conte Ponza di San Martino? Cosi è per l’appunto. Ogni scrittore quando prefissosi uno scopo, additatasi una meta, si però lasciata facoltà di seguire la via che più gli aggrada per conseguire il primo e raggiungere la se conda, ha bene spesso la inesplicabile fantasia di correr dietro alla prima idea che gli si affaccia alla mente, sebbene questa idea non sia concatenata a quelle ch’ei dovrebbe sviluppare che per un’associazione assai lunga o lontana.

Tuttavia il nesso qui esiste e nol si saprebbe revocare in dubbio. Il conte di San Martino ci appare come una personificazione delle più spiccate del tipo piemontese.

Probo, leale, illuminato, ma rigido, freddo, inamovibile a idee fisse e costanti; qualità tutte che possono convertirsi in difetti e gravi in un uomo di Stato.

[p. 898 modifica]Non è d’oggi che lo si sa, ma oggi lo si sa meglio che in qualsiasi altro tempo; la sostenutezza e la impieghevolezza in politica tornano più a danno che a vantaggio; la costanza stessa è poco proficua sovra tutto quando la si adopera nella scelta dei mezzi anche a rischio di rifar male ciò che si è già fatto male una volta.

Il conte di San Martino, lo ripetiamo, è un uomo che ha cognizioni, e che di amministrazione sa assai; eppure non è mai riuscito nė per sè nè per gli altri. Colpa forse dei tempi; ma che farci, i tempi non si possono mica cambiare, conviene che noi ci pieghiamo ai tempi, è sempre la vecchia storia di Maometto e della montagna.

Intanto il conte di San Martino, uomo pubblico e che potrebbe rendere dei servigi al paese maneggiando la cosa pubblica resta quasi fuora della cerchia del movimento nazionale, perchè non sa discostarsi da certi suoi principi che non sono applicabili o di ben disastrosa applicazione. Ed in Italia che si patisce tanta carestia di gente idonea a reggere le faccende comuni non è egli da deplorarsi che una forza qual si è incontestabilmente quella del conte di San Martino abbia a rimanersi inoperosa?1


Note

  1. Quando dettavamo queste linee eravamo ben lungi dal poter ideare nonchè prevedere il revirement dell’onorevole conte; o municipalismo a che ne conduci!