Il Parlamento del Regno d'Italia/Giovanni Battista Bottero

Giovanni Battista Bottero

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Paolo Ercole Antonio Giuliani
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


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È il celebre direttore della Gazzetta del Popolo, che in questi ultimi tempi ha tanto fatto parlare di sè — [p. 763 modifica]dicasi pure del direttore e del giornale. Egli è Nizzardo ed è stato prete; sembra che di quest’ultima sua condizione gli sia rimasto il vezzo di sbarbarsi il viso e la voce da salmodista.

Noi non ci estenderemo sui meriti e sull’influenza del periodico alla cui testa, non sappiam troppo come, dopo il ritiro del Govean, ha avuto la buona fortuna di trovarsi. Certo è che l’influenza di quel foglio, debbasi attribuire al suo sacco nero o ai suoi entrefilets più che lardati, o ai suoi primi Torino, in Piemonte è incontestabile.

Ed a quel foglio, e al di lui successo, il Bottero deve tutto: fortuna, fama, elezione a deputato, tutto in una parola. La Gazzetta del Popolo, e il Bottero per conseguenza, fin che visse Cavour, ebbero il buon senso d’esser con lui, nè ciò nocque loro di certo. Soltanto quando si trattò della cessione di Nizza, il Bottero fece, com’è naturale, il viso dell’arme, e tenne per qualche tempo il broncio al grand’uomo di Stato, che non sappiamo se lo accusasse d’ingratitudine.

Morto Cavour, il Bottero fu in un mare di dubbi. Parve dapprima volesse mettersi francamente col Ricasoli; ma non tardò a ricredersi, e insieme all’onorevole Boggio ed a qualche altro, si distaccò dall’antica maggioranza, e si mise in traccia d’un portastendardo più di suo genio.

La ricerca non fu così lunga nè così difficile, come lo si sarebbe a bella prima potuto credere; il Bottero si decise a navigare nelle acque del Rattazzi.

La Gazzetta del Popolo, ch’era avvezza da gran tempo a dirigere il fuoco delle sue vecchie artiglierie contro il così detto terzo partito e l’abile e destro suo capo, non potendo più smovere i pezzi che apparentemente si erano ossidati sul luogo, invece di caricarli a palla o a mitraglia, li riempirono fino alla gola di fiori e di confetti, e l’evoluzione fu ad ogni modo compita.

Fino a questo punto te cose camminavano, su per giù, come non camminano che troppo spesso in questa valle di tristezze; ma per disgrazia le leggi finanziarie proposte dal ministero Minghetti disposero così male il Bottero contro il gabinetto da questi presieduto, [p. 764 modifica]ch’ei fece provvista di cannoni nuovi, e si mise a tirargli sopra a palle infuocate. Sopraggiunse in questo mezzo la Convenzione del 15 settembre, stipulata dal ministero all’insaputa del Bottero e della sua Gazzetta con l’imperatore dei Francesi, per la evacuazione di Roma; e questo fatto inqualificabile fece dare fuori dei cesti il Bottero stesso e la suddetta sua Gazzetta, che...

Ma qui confessiamo sinceramente di non poter proseguire su questo tono, chè le conseguenze funestissime, sanguinose, derivate dalle provocazioni (che vogliamo contentarci di dire improvvide, per risparmiare la nostra penna) del Bottero e de’ suoi, sono di tal natura da meritargli il biasimo di tutte le persone di mente e di cuore di qualsiasi opinione. Diciamo il vero: noi non crediamo che i più acerrimi nemici del Bottero potessero lusingarsi di vederlo d’animo così deliberato mettersi in una via che tanto dista da quella un tempo da esso battuta; speriamo che si ravveda, e gli sia dato riacquistare il perduto!