Il Parlamento del Regno d'Italia/Paolo Ercole
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deputato.
Quando il Rattazzi, dopo il disastro d’Aspromonte, mediante l’interpellanza direttagli dal deputato Bon-Compagni, vide che il gabinetto da esso presieduto era minacciato gravemente e crollava già sulle sue basi, da quell’uomo avveduto ch’egli è, e che non trascura mai occasione veruna di farsi amici nuovi e di conservare la devozione dei vecchi, spargendo sopra di essi a larga mano i benefici e le onorificenze, si dette premura, prima di deporre a malincuore il potere, di fare un’infornata di senatorî, nel cui numero incluse il suo immancabile segretario generale Capriolo. Di questa guisa il collegio rappresentato dal nuovo senatore, e che appartiene alla provincia di Alessandria, venne ad esser vacante. Il dottore in legge Ercole, che possiede dei fondi in quelle località, e che vi ha molte aderenze, si annunciò come candidato a quel collegio, nel tempo stesso in cui altro candidato si presentava sotto il patrocinio del Capriolo e del Rattazzi stesso.
L’Ercole non si sgomentò ciò nondimeno, ma sostenne a tutt’uomo la sua candidatura, e con tanto buon resultato, che il Rattazzi, il Capriolo e il loro protetto furono completamente battuti, e l’Ercole venne eletto.
Vero è che i meriti dell’Ercole, e la di lui influenza soli, non sarebbero per avventura stati da tanto; ma era ben naturale che il ministro dell’interno Peruzzi, avversario aperto, come ognun sa, del Rattazzi, sostenesse con quei mezzi che le nostre leggi gli concedevano un candidato, che aveva pur per sè stesso probabilità di riuscita, e il cui trionfo sarebbe stato, come di fatto fu, uno smacco pel Rattazzi e pe’ suoi.
Tutto questo romore ch’erasi fatto intorno all’elezione dell’Ercole, attirarono sopra di esso l’attenzione generale, e gli valsero indi a poco le calunnie di un giornale, inspirato dal partito avverso.
Di queste calunnie l’Ercole si è lavato benissimo intentando un processo al periodico in discorso, ch’è stato condannato dall’opinione pubblica, come lo fu dai tribunali. In quanto poi al suo contegno nella Camera, nulla può darsi di più modesto. Non sappiamo ch’egli abbia mai preso la parola, sebbene assista assai diligentemente alle riunioni degli uffici; il suo voto naturalmente è stato assicurato al gabinetto, mediante l’appoggio del quale egli è entrato in Parlamento.