Il Misogallo (Alfieri, 1903)/Epigramma XXXII

Epigramma XXXII

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Prosa quinta. Dialogo fra il Re Luigi XVI e Robespierre Epigramma XXXIII

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EPIGRAMMA XXXII.

11 gennaio 1796.

XXIII.     Οἱ κακοὶ δ’, ὥσπερ πεφύκασ’, οὔποτ’ εὐπράξειαν ἄν.

Euripide, Ione, ver. ultimo.

Non mai felici (esser nol denno) i tristi.

Ogni par d’anni, una Costituzione;
Ogni se’ mesi, una Voltolazione1
(Cioè, macello in casa col cannone,
Dal qual sempre ottien scettro il più birbone);
Ogni sei passi, un boja e una prigione;
Ogni tre passi, un delator fellone;
Ogni vent’ore, un sol tristo boccone;
Du’ volte il giorno, un falso gazzettone;
Ogni minuto, il ventre in convulsione;
Sempre inibita e Chiesa ed Orazione:
Questo è lo stato del buon Popolone,
Che aspetta ognora l’Organizzazione.


Note

  1. Voltolazione. Non ho il tempo per ora di appurare, se questa parola sia stata archiviata nella Crusca; ma quand’anche poi non ci fosse, non mi risolverei però di levarla da questo Epigramma, perchè mi pare, ch’ella vi esprima vivissimamente quell’impotente rivoltolarsi che l’Asino fa nella polvere: per cui da qualunque lato gli venga poi fatto di raddirizzarsi stentatamente su i piedi, non ne rimane egli per tutto ciò meno Asino, nè meno gli prudono gl’insanabili guidaleschi suoi tanti. Che se la parola Rivoluzione era oramai consacrata in Europa per esprimere quel passare dalla servitù alla libertà, che è stato felicemente eseguito già dagli Svizzeri, dagli Olandesi, e dagli odierni Americani (passaggio che indubitabilmente dimostra un popolo risentito, intrepido e giusto) bisognerà pur prevalersi di tutt’altra parola per esprimere ora quest’incessante passaggio da una schiavitù in un’altra, e sempre più grave, e più stupida, il quale vediam praticare non che pazientemente, ma baldanzosamente, dal più presuntuoso, e il più ottuso di tutti i popoli, dalla creazione del Mondo fino a’ dì nostri, senza eccettuare neppure gli Ebrei.