Parte XXIII

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XXII XXIV

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Il giorno dopo Bellia si recò dal dottore per l’operazione alla mano. Il padre lo accompagnò: voleva andarci anche la madre, ma egli protestò vivamente.

— Neppure quelli che partono per la guerra vengono accompagnati così! Lasciatemi andar solo.

Il padre lo seguiva silenzioso, deciso a sorvegliare il dottore, contro il quale sentiva germogliare il seme della diffidenza sparso dalle parole malvagie di Lia.

Ma tutto andò bene. Bellia era un po’ pallido e stringeva i denti per frenare un lieve tremito che gli agitava la bocca; però non sentì dolore quando la punta della lancetta gli spaccò la carne molle e bianca nel punto della mano ove s’era formata la materia: e questa schizzò gialla e rosea fino al viso chino del dottore.

Il dottore non aveva paura di nulla: operava in modo ancora primitivo, senza [p. 120 modifica]guanti, senza eccessive precauzioni, e solo aveva cura di disinfettare bene gli strumenti; e parlava per distrarre il malato.

— Sono stato fino adesso dal maresciallo per l’affare di Sant’Antonio e di San Pietro. Io sono del parere che l’isterica abbia avuto un’allucinazione, con subcoscienza di averla. Tu non capisci cosa vuol dire? Ecco, lei stessa, sapendo di desiderare, nelle visite del Santo, una cosa impossibile, ordisce con la sua immaginazione l’avventura grottesca. L’ordisce in modo che Sant’Antonio rappresenti la parte fantastica e San Pietro la parte reale del dramma. Sant’Antonio è la sua fantasia, San Pietro è la sua coscienza della realtà: ed ella evita di parlare di questa seconda parte dell’avventura, mentre è quella che più la tormenta. Del resto succede un po’ a tutti, e più spesso che non crediamo.

Bellia non capiva, e non si curava di capire, mentre il padre, che s’era seduto in un angolo e cercava di nascondersi il più possibile, capiva perfettamente: e accorgendosi della poca comprensione del [p. 121 modifica]figlio, pensava che Salvatore invece avrebbe ribattuto e discusso le chiacchiere del dottore.

Eppure gli piaceva che Bellia fosse così. Il dottore continuava a premere la mano e pareva volesse vuotarla di tutto il suo sangue; premeva, poi asciugava con pezzi di ovatta che buttava insanguinati entro un catino.

— L’affare è che il maresciallo non capisce; non solo, ma crede che io mi burli di lui. Non è escluso che egli creda che uno dei due malandrini sia stato io!

Questo sì, fece ridere Bellia, ma a guisa dei bambini quando vogliono piangere: qualche cosa gli ronzava in gola, come un’ape prigioniera; il riso gliela cacciò fuori, ed egli si sentì sollevato più che se avesse pianto.

— Non ridere, sta fermo. Fermo! Se no non ti dico quello che penso di fare al maresciallo.

— Me lo dica! — implorò Bellia.

— Te lo dico, ma prima dimmi tu quale dei due dovrei essere stato io: Antonio o Pietro? [p. 122 modifica]

Bellia credette di fargli un complimento:

— Sant’Antonio.

— E perchè poi? Mi credi un idiota? I santi sono tutti idioti.

— Ma anche San Pietro è un santo.

— È vero: ma questa volta si è mostrato furbo. A dire il vero s’è mostrato furbo anche la prima volta, quando se la squagliò al canto del gallo, e per questo Gesù lo preferisce: tanto è vero che gli ha affidato la portineria del paradiso, e in tutte le storielle ove si racconta di viaggetti di Gesù in terra, vediamo che il Signore si fa sempre accompagnare da Pietro.

Zebedeo pensava sempre a Salvatore. Pensava che il ragazzo avrebbe adesso prontamente risposto «le storielle lo hanno inventate gli uomini» e avrebbe voluto dirlo lui, ma non osò.

— E anche in queste storielle Pietro rappresenta l’uomo pratico, l’uomo che per la sua esperienza e la sua prontezza s’è guadagnato pienamente la fiducia di Dio e quindi le chiavi del paradiso. Se lui non vuole non lascia uscirne neppure Dio; e [p. 123 modifica]se lui vuole può farci rientrare Lucifero, nel paradiso. Non mi dispiacerebbe dunque di fare la parte di Pietro; eppure, a pensarci bene, preferisco quella di Antonio.

— Perchè? — domandò Bellia disorientato.

— Perchè Antonio è più felice. Il nostro, s’intende, Antonio del porchetto. Mi piace perchè è buono, perchè può vivere solo, perchè infine un giorno che ha voglia di far baldoria, può ammazzare e arrostire il porchetto. Ecco che ridi ancora. Ridi pure adesso; il nemico è fuori di te.

— Sai — disse poi fasciandogli di nuovo la mano — voglio far credere al maresciallo che uno dei due sono stato io per una esperienza mia scientifica sulla donna. Vedrai che quello mi mette davvero al fresco.

E mentre ripuliva bene i suoi strumenti, si volse a Zebedeo.

— E adesso sentite, zio Zebedeo; al fresco bisogna portare questo ragazzo, al vero fresco: al mare.

Zebedeo s’era alzato tutto di un pezzo [p. 124 modifica]e stava lì rigido e tuttavia con qualche cosa di cascante in tutta la persona, come un burattino.

— Al mare?

— Al mare, a respirare un po’ d’aria buona. Non subito: prima deve guarir bene la mano: più in là, in giugno, in luglio, anche agosto se occorre. Perchè mi guardate così? Non avete bisogno di prestarvi i denari o di rubarli per fare questo viaggio.

E a Zebedeo pareva che il dottore ammiccasse malignamente.