Parte XVI

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XV XVII

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La casa del dottore era ancora una povera abitazione di contadini, col cortiletto recinto di un muro basso; nella stanza terrena dove egli riceveva, uno scaffale con libri rilegati, un armadio a vetri e una lunga tavola dov’egli faceva stendere i clienti erano i soli arredi della sua professione.

Egli guadagnava moltissimo, perchè oltre ad aver la condotta per i poveri, si faceva pagare dai ricchi, ed era chiamato anche in altri paesi per consulti e operazioni: possedeva inoltre terreni e bestiame; eppure viveva miseramente sempre più avido di denaro.

Mentr’egli disinfettava la mano di Bellia, le galline e il cane si affacciavano liberamente alla porta della stanza che dava sul cortile, e pareva osservassero quel che avveniva là dentro: e a sua volta Bellia si divertiva a guardare i gattini neri [p. 84 modifica]saltellanti intorno alla giovine madre stesa al sole che offriva loro le mammelle color viola.

D'improvviso un ragazzo spinse con violenza il portone ed entrò di corsa fino alla stanca.

— Che il dottore venga subito, — disse ansando, eppur guardando intorno curioso. — il vicario sta molto male; ha vomitato tanto sangue.

— Vomita ancora? — domandò con ironia il dottore.

— No: adesso ha cessato.

— E allora va. Verrò fra poco; va: chiudi il portone.

Il ragazzo guardava la mano di Bellia e non se ne andava.

Allora Zebedeo lo spinse verso il cortile, irritato; perchè avrebbe voluto che non si sapesse del male del figlio.

Il dottore, divenuto improvvisamente loquace, sparlava del vicario.

— Speriamo si decida una buona volta a crepare. È là aggrappato alla cassetta della chiesa come un naufrago alla sua [p. 85 modifica]tavola. Vuol rifarsi del sangue che vomita col denaro che succhia ai poveri. E poi facesse il suo dovere: quando lo cercano per le funzioni sacre sta male: quando si tratta di ritirare la prebenda sta benissimo.

— Avrà bisogno di denari. — disse Bellia.

E il dottore, mentre gli fasciava la mano, si mise a discorrere seriamente con lui.

— Macchè bisogno! È solo, non ha madre nè padre nè parenti; ne ha anche troppi di denari. Cento volte gli dissi: ma ritirati, va in riva al mare, fa una cura.

— Già, e allora i soldi della prebenda chi se li piglia? E allora crepa. I denari, credi pure, figlio mio, sono la rogna del mondo.

— Ma senti chi parla! — pensava Zebedeo; mentre Bellia diceva ridendo:

— Oh io per me quanti ne ho ne spendo. Il guaio è che non ne ho.

— Li avrai anche tu un giorno; ne avrai troppi anche tu; speriamo te li godrai.

Zebedeo sentiva voglia di fargli le fiche sotto gli occhi, ma in fondo era soddisfatto [p. 86 modifica]che egli trattasse bene Bellia. Sia contento Bellia, tutto il resto non importa.

E mise la mano sotto il risvolto del cappotto per trarre il portafogli; in quel momento era felice e avrebbe pagato la visita anche cento lire se il dottore glie le avesse chieste.

— Quanto è per il tuo disturbo, Antonino?

Il dottore rimetteva in ordine i suoi strumenti; non rispose.

— Antonino....

— E andate, c’è tempo! — gridò infine di mala maniera.

— C’è tempo, — pensava Zebedeo rabbuiandosi, mentre se ne andava col figlio.

— Dunque il male può continuare.