Il Dio dei viventi/XLIII
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Nel vedere il padre che lo guardava torvo presso il letto della madre, Bellia spalancò gli occhi con sorpresa, poi subito si rinfrancò, avanzandosi con indifferenza come se tornasse da una semplice passeggiata. Anche lo stato della madre non parve inquietarlo, tanto più che ella si era rianimata completamente, pur restando stesa sul lettuccio, e gli sorrideva furtiva.
Tutti gli usci si spalancarono e tutti gli abitanti della casetta vennero a vedere il reduce; i ragazzi gli saltarono addosso quasi per assicurarsi che era proprio lui.
Allora si sentì un po’ stordito. Perchè tanta premura e tanta meraviglia? Sì, era proprio lui, un po’ dimagrito, coi vestiti sciupati e i capelli pieni di sabbia, ma tranquillo come un pesce nell’acqua.
— Ma come hai fatto a venire fuori dalla grotta? — gridò Rosa con voce che voleva essere terribile e che lo fece sorridere.
— Ma chi c’è stato alla grotta? Ci sarai stata tu, in sogno.
— Io lo sapevo che non c’era stato, — mormorò la madre. — In sogno o in realtà, io non l’ho trovato.
Mentr’ella pronunziava con dolcezza queste parole, Zebedeo si alzò lentamente con un aspetto di calma così feroce che ricordava gli eroi vendicatori dei drammi di marionette: a passi misurati si avvicinò al gruppo nel cui centro stava Bellia, scostò con una mano i ragazzi, con l’altra diede al figlio due schiaffi così potenti che quello si piegò e parve dovesse cadere.
— Questo per insegnarti a non rispondere più con insolenza a nessuno.
Allora, mentre i ragazzi indietreggiavano spauriti e Bellia restava con la testa china come stroncata dai colpi della mano paterna, si sentì qualcuno che applaudiva.
Era il Dottore.
— Intendiamoci, — disse subito andando verso Bellia, — l’applauso è per te, non per tuo padre. Un altro sarebbe caduto per terra sotto quella saetta, tu invece sei lì dritto come un palo. E fammi vedere quella mano; così, bravo; ma se è guarita! E magari tuo padre e tua madre mi hanno in cuor loro mandato mille volte all’inferno, per l’ordinazione di questa cura. E adesso dimmi dove sei stato questi due giorni.
Bellia s’era lasciato prendere la mano, ma non guardava in faccia il Dottore e non rispondeva, dominando con fierezza un tremito d’umiliazione e di terrore.
— Dove sei stato? — urlò il padre, — rispondi subito.
— Siamo partiti con l’intenzione di andare alla grotta, — egli rispose sottovoce come un imputato che è costretto a parlare per forza: — ma il tempo era bello e uno propose di andare più giù a pescare le aragoste. Si andò più giù fino allo scoglio di Sant’Elia; e il tempo passò, finchè venne d’improvviso la tempesta. Allora siamo sbarcati, aspettando che il tempo si rimettesse. Al tempo non gli andava, di rimettersi: allora siamo tornati per terra.
A misura che parlava si rinfrancava: le ultime parole le disse con una certa derisione per quelli che lo ascoltavano; e il padre sentiva questa derisione e si accigliava sempre più, ma quello che più gli doleva era di non poter abbracciare il figlio e farsi perdonare da lui.
FINE.