Siete contenti?
Udir l’alto trionfo
Della patria; vederlo, essere i primi
A salutarla vincitrice; a lei
Darne l’annunzio; assistere alla fuga
De’ suoi nemici; e mentre al nostro orecchio
Rimbomba il suon della minaccia ancora,
Veder la gloria sua fuor del periglio
Uscir raggiante e più che mai serena,
Come un sol dalle nubi; è gioia questa
Forse, o signor, cui la parola arrivi?
Voi la vedete: essa vi sia misura
Della riconoscenza; e ben ci tarda
Di rendervi tai grazie in altro nome
Che non è il nostro, e del Senato a voi
Riferir la letizia e il guiderdone.
Ei sarà pari al merto.
Io già lo tengo.
Venezia è salva; ho liberata in parte
Una grande promessa; ho fatto alfine
Risovvenir di me tal che m’avea
Dimenticato; ho vinto.
Ed or si vuole
Assicurar della vittoria il frutto.
....Questa è mia cura.
Or che del vostro brando
Sgombra è la via, noi ci aspettiam che tutta
Voi la farete, nè starem fin tanto
Che non si giunga dal nemico al trono.
Quando fia tempo.
E che? Voi non volete
Inseguire i fuggenti?
Ora non voglio.
Ma il Senato lo crede... E noi ben certi
Che pari all’alta occasion, che pari
Alla vittoria il vostro ardor saria
Nel proseguirla, abbiamo a lui....
Vi siete
Troppo affrettati.
E che dirà mai quando
Udrà che ancor siam qui?
Dirà, che il meglio
È di fidarsi a chi per lui già vinse.
Ma... che pensate far?
Ve l’avrei detto
Più volentier pochi momenti or sono;
Pur convien ch’io vel dica. Io non mi voglio
Allontanar di qui pria ch’espugnate
Non sian le rocche che ci stan d’intorno.
Voglio un solo nemico, e quello in faccia.
Or dunque i nostri voti.....
I vostri voti
Più arditi son del brando mio, più rapidi
De’ miei cavalli;... ed io... la prima volta
È che mi sento dir pur ch’io m’affretti.