Il Conte di Carmagnola/Atto quarto/Scena II

Atto quarto - Scena seconda

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SCENA II.

marco.


Dunque è deciso!... un vil son io... fui posto
Al cimento: e che feci?... Io prima d’oggi
Non conoscea me stesso!... Oh che segreto
Oggi ho scoperto! Abbandonar nel laccio
Un amico io potea! Vedergli al tergo
L’assassino venir, veder lo stile
Che su lui scende, e non gridar: ti guarda!
Io lo potea: l’ho fatto... Io più nol devo
Salvar; chiamato in testimonio ho il cielo
D’un’infame viltà... la sua sentenza
Ho sottoscritta... ho la mia parte anch’io
Nel suo sangue! Oh che feci... io mi lasciai
Dunque atterrir?... La vita?... Ebben, talvolta
Senza delitto non si può serbarla:
Nol sapeva io? Perchè promisi adunque?
Per chi tremai? per me? per me? per questo
Disonorato capo?... o per l’amico?
La mia ripulsa accelerava il colpo,
Non lo stornava. Dio che tutto scerni,

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Rivelami il mio cor; ch’io veda almeno
In quale abisso son caduto, s’io
Fui più stolto, codardo, o sventurato.
Carmagnola, tu verrai!... sì certo
Egli verrà... se anche di queste volpi
Stesse in sospetto, ei penserà che Marco
È senator, che anch’io l’invito; e lunge
Ogni dubbiezza scaccerà, rimorso
Avrà d’averla accolta... Io son che il perdo!
Ma... di clemenza non parlò quel vile?
Sì, la clemenza che il potente accorda
All’uom che ha tratto nell’agguato, a quello
Ch’egli medesmo accusa, e che gli preme
Di trovar reo. Clemenza all’innocente!
Oh! il vil son io che gli credetti, o volli
Credergli; ei la nomò perchè comprese
Che bastante a corrompermi non era
Il rio timor che a goccia a goccia ei fea
Scender sull’alma mia: vide che d’uopo
M’era un nobil pretesto; e me lo diede.
Gli astuti! i traditor! Come le parti
Distribuite hanno tra lor costoro!
Uno il sorriso, uno il pugnal, quest’altro
Le minacce... e la mia?... voller che fosse
Debolezza ed inganno... ed io l’ho presa!
Io li spregiava; e son da men di loro!
Ei non gli sono amici!... Io non doveva
Essergli amico: io lo cercai; fui preso
Dall’alta indole sua, dal suo gran nome.
Perchè dapprima non pensai che incarco
È l’amistà d’un uom che agli altri è sopra?
Perchè allor correr solo io nol lasciai
La sua splendida via, s’io non potea
Seguire i passi suoi? La man gli stesi;
Il cortese la strinse; ed or ch’ei dorme,
E il nemico gli è sopra, io la ritiro:
Ei si desta, e mi cerca: io son fuggito!
Ei mi dispregia, e more! Io non sostengo
Questo pensier... Che feci!... Ebben, che feci?
Nulla finora: ho sottoscritto un foglio,
E nulla più. Se fu delitto il giuro,
Non fia virtù l’infrangerlo? Non sono
Che all’orlo ancor del precipizio; il vedo,
E ritrarmi poss’io... Non posso un mezzo
Trovar?... Ma s’io l’uccido? Oh! forse il disse
Per atterrirmi... E se davvero il disse?
Oh empi, in quale abbominevol rete
Stretto, m’avete! Un nobile consiglio
Per me non c’è; qualunque io scelga, è colpa.

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Oh dubbio atroce!... Io li ringrazio; ei m’hanno
Statuito un destino, ei m’hanno spinto
Per una via; vi corro: almen mi giova
Ch’io non la scelsi: io nulla scelgo; e tutto
Ch’io faccio è forza e volontà d’altrui.
Terra ov’io nacqui, addio per sempre: io spero
Che ti morrò lontano, e pria che nulla
Sappia di te: lo spero: in fra i perigli
Certo per sua pietade il ciel m’invia.
Ma non morrò per te. Che tu sii grande
E gloriosa, che m’importa? Anch’io
Due gran tesori avea, la mia virtude,
Ed un amico; e tu m’hai tolto entrambi.

(parte)