Il Conte Rosso/Atto terzo/Scena quinta
Questo testo è completo. |
Giuseppe Giacosa - Il Conte Rosso (1880)
◄ | Atto terzo - Scena quarta | Atto terzo - Scena sesta | ► |
Bona di Berry, poi il barone Grimaldi di Boglio, il sire Della Torre, Ardòn, Martigny, Nende, ed altri Baroni, e detti.
- Amedeo
andando incontro a Berry.
- Addio, madonna.
- Berry
appena lo vede in viso.
- Che!
S'arresta addolorata.
- Amedeo
- Vi faccio paura?
- Berry
- Non voi, sire,
- Ma il morbo che vi strugge.
- Amedeo
- Ibleto, sono
- Così pallido?
a Berry.
- E pur ieri veniste
- Cortese alla mia stanza...
- Berry
- Voi fidate
- Troppo, signor, nelle nascenti forze.
- Vi spiaccio, me ne avvedo. Al lieto annunzio
- Che corse per la casa, in cor mi venne
- Tanta insperata letizia...
- Amedeo
- È letizia
- D'ogni giorno l'uom sano, e nol festeggia
- Nessun. Provvido, il morbo a noi rivela
- Tesori occulti d'affetto.
Entrano i Baroni.
- Messeri...
A Grimaldi.
- Oh, barone di Boglio, tu mi rechi
- La mite aria del mare ed il saluto
- Di mia Nizza diletta.
- Grimaldi
- E vi confermo
- Dei Nizzardi la fede.
- Amedeo
- Che si pensa
- Di me laggiù? M'aspettano?
- Grimaldi
- Nei templi
- Levan per voi solenni preci.
- Amedeo
- Ai morti
- Giovan le preci. Mi vedranno ancora
- Cavalcar per le vie, fra gli ondeggianti
- Pennoni e la gloriosa eco di cento
- Olifanti. Oh quel dì che entrai la prima
- Volta in Nizza! Non ho nella mia vita
- Più festosa memoria.
- Grimaldi
- Il cielo, o sire,
- Vi ritorni quel giorno!
- Amedeo
- Il cielo! il cielo!
- Quando aspiro anelante alle gagliarde
- Gioie terrene, mi additate il cielo
- Come un frate al morente. Oh che? mutaste
- Contro il frocco le maglie e la lorica?
- Fa cor, Grimaldi; son giovine e forte
- E non voglio morir. Che mi recate,
- Sire di Martigny?
- Martigny
- Gli ardenti voti
- Degli afflitti vassalli.
- Amedeo
- Ognor d'afflitti
- Udrò parlarmi! Ardòn?
- Ardòn
- Mio buon signore...
- Amedeo
- Sei venuto a cavallo questa volta?
- Ardòn
- Sì, messer Conte, e a galoppo, e mi sento
- Dall'inusitato esercizio aggranchite
- Piegar le gambe.
- Amedeo
- E quale sfarzo!
- Ardòn
- Io nuoto
- Nelle dovizie.
- Amedeo
- Sia lode al Signore,
- Che trovo un uomo allegro!
- Ardòn
- E nol sarei
- Del vostro risanar?
- Amedeo
- Pagan le taglie
- I tuoi villani?
- Ardòn
- Pagano, e mi danno
- Più del dovere.
- Amedeo
- E quetano i ranocchi
- Del fossato cantando?
- Ardòn
- Oh, voi toccate
- Un'acerba ferita.
- Amedeo
- Che?
- Ardòn
- Madonna...
- Amedeo
- È morta?
- Ardòn
- Morta... di parto... Ella sempre
- Me lo diceva: «Il tredici è mal numero...»
- Morì per l'onor mio.
- Amedeo
- Come?
- Ardòn
- I villani
- Addivenuti ad un componimento
- M'offerser di pagare ogni prestanza,
- Se di una sola li francavo: ed era
- Che non volevan battere i fossati
- Per quetarvi lo rane quando stava
- In travaglio di parto la mia donna.
- Ciò parea lor disdoro, e risoluti
- Erano ad ogni estremo anzi che porsi
- A tal vergogna. Io ribattei contento
- Che per francare altrui d'alcun tributo
- Convien sia vivo il tributo, mentr'essi
- Me lo avevan da lunghi anni conteso;
- E convenimmo che l'avrian l'estrema
- Volta pagato, e ch'io ne avrei poi fatta
- Volontaria rinunzia in pergamena.
- Perché il fatto seguisse, era mestieri
- Di un ultimo figliuolo... e giunto il giorno,
- Adulti, vecchi, femmine e fanciulli
- Quetar le rane con tanto baccano
- Che madonna morì. Cessò il tributo,
- E la casa ebbe una donna di meno
- Ed un maschio di più.
- Amedeo
- Prendo quel maschio
- In mia tutela.
- Ardòn
- Sire!
- Amedeo
- E darò loco
- A tutti i figli tuoi.
- Ardòn
- Sire!
- Amedeo
- E ti faccio
- Gran cacciatore in terra di Savoia.
- La tua gaiezza mi conforta il core.
- Andremo insiem frugando le foreste
- E stanando i cignali...
- Ardòn
non contenendosi più e piangendo.
- È troppo, è troppo...
- Un così buon signor!
- Amedeo
- Che?
- Ardòn
- Il cielo è ingiusto
- Che vi colpisce.
- Amedeo
- Ed anche tu! Si scaglia
- Anche dal labbro tuo la mia condanna
- E mi sibila intorno? Ho dunque, ho dunque
- Già la morte sul viso e mando il lezzo
- Di cadavere, sì che ognun m'accolga
- Esterrefatto alla funerea vista?
- E quando esulto in cor, quando mi sento
- Rinascere di forza e di salute
- E m'affaccio con nuova ansia alla vita
- E vi parlo di gioia, ho dunque a tergo
- Una forma spettral che mi sbugiarda,
- Agitando sinistra il suo diniego?
Verso il Granvilla.
- A te, snebbiali tu... Non m'hai tu detto
- Che, se l'ottavo giorno si compiva
- Senza nuovo malor, la mia salvezza
- Era sicura? L'hai tu detto?
- Granvilla
- È vero.
- Amedeo
- Oggi compie l'ottavo, e non mi sento
- Ombra di mal... Per Dio, darete fede
- Al mio saggio Granvilla.
- Ardòn
- Egli è il Granvilla?
Cava il pugnale e s'avventa contro il Granvilla.
- Tu nol vedrai morir.
- Amedeo
intromettendosi.
- Che? impazzi? Indietro!
- Ardòn
- Egli v'uccide.
- Amedeo
- Uscite tutti. Uscite
- Dal mio cospetto... e chiamerò fellone
- Chi primo gli minacci.
- Ardòn
- Sire!
- Amedeo
- È il Conte
- Di Savoia che parla.
Tutti s'avviano.
- Tu rimani,
- Challant.