Il Conte Rosso/Atto primo/Scena settima

Atto primo

Scena settima

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Atto primo - Scena sesta Atto secondo

Bona, Amedeo.


Bona
L'ambasciata è pura
Fola; né mando messaggi a Edoardo,
Né stimo il conte di Challant valente
Più che altri di mia Corte.
Amedeo
Io ne son lieto.
Bona
Ma ho chiarito così quanto mi stava
Dubbio in mente.
Amedeo
Cioè?
Bona
Che son costretta
A guardarmi da voi.
Amedeo
Io sarei dunque
Il mio proprio nemico, poiché troppo
So che all'utile mio solo intendete.
Allo squagliar delle nevi l'orsatto
Sale all'alte foreste confinanti
Colle ghiacciaie, e perché il conte Ibleto
È maestro allo spiedo, lo richiesi
Per averlo compagno ad una caccia.
Ecco il mistero. Ma, dacché veniste
In sospetto, mi duol che tuttavia
Non vi bisogni di lui; sarei pronto
A farvene rinunzia.
Bona
Ed io l'accetto
Con quel cor che l'offrite.
Amedeo
L'ambasciata,
Diceste, è pura fola.
Bona
È vero.
Amedeo
D'uopo
Non v'è del conte.
Bona
Che importa?
Amedeo
Privarmi
D'un sollazzo, perché?
Bona
Per guadagnarvi
Un'altra volta la mia fede.
Amedeo
In vero
La togliete per nulla e la ridate
A poco prezzo.
Bona
Mi basta.
Amedeo
Mostratemi
Che vi bisogna di Challant.
Bona
Lo voglio
Da voi disgiunto.
Amedeo
Non cedo a capricci.
Bona
Ed a comandi?
Amedeo
Madonna, io mi chiamo
Il conte di Savoia.
Bona
Ah! Ti palesi!
Sei tu già così forte da sfidarmi
Apertamente? Il nibbio ha fatto l'ali
E si misura coll'aquila? Torna
Al tuo piccolo nido: hai pochi artigli
E poco volo... non mi fai paura.
Io lo sapevo, che t'avrei trovato
Nel buon momento. Tu varcasti il segno
Colla troppa umiltà; sei così inetto
Che non sapesti fingerti più inetto
Che non sei. Tu incoraggi i rivoltosi,
Sian villani o baroni, e intendi a farti
Della scontenta plebaglia sovrano.
Perciò carezzi Ardòn, perciò non curi
Del tuo congiunto il vescovo Edoardo
E quasi irridi a San Martino; e quando
Il tuo fido Challant, con tracotanti
Parole in me, tua madre e tua signora,
Infellonisce gittando la spada,
Tu quella spada raccogli, e lo franchi
E lo eleggi a compagno. Or bada. Io sono
Ferma nel mio voler, nella mia somma
Potestà, come i re di cui discendo
Sul bel trono di Francia. Il Conte Verde,
Tuo padre e mio marito, mi commise
Di reggere lo Stato...
Amedeo
Non svegliate
La paterna memoria: a tutti è noto
Di che astuti raggiri...
Bona
Il tuo meschino
Senno e la pervicacia, ecco il raggiro.
Non ti armar di calunnie, e se tuo padre
Vergognava di te, te stesso accusa.
Malo vassallo e peggiore sovrano
Tu sei, qual fosti; invan cerco una sola
Signoresca virtù nella tua vita.
Finto, credulo, pigro, insidioso,
Plebeiamente famigliare ai fiacchi,
Ringhioso ai forti, mal dài e mal tieni.
Che se gl'Inglesi vincesti in torneo,
Non levarti a superbia: io con un solo
Muover di ciglio t'anniento, e non resta
Di te che un'onta pel sabaudo nome.
Amedeo
È mia madre che parla! Il più feroce
Uom della terra, immaginando eccessi
Contro natura, non direbbe mai
Che qui siam madre e figlio. Se vivessi
Mill'anni e in quei mill'anni, ora per ora
Supplicandolo al cielo, raccogliessi
Tutte le forze del cor per l'oblìo,
Non mi potrei scordar queste parole
Orribilmente crudeli. E pur sono
Il vostro figlio, il vostro unico figlio,
E mi avete concetto nell'amore
E nutrito di voi, e vi fui sempre
Ossequioso, sommesso, non dico
Amoroso, noi dico... amore è frutto
D'amore: ma voi stessa lo sentite,
Se non m'aveste sempre ripudiato,
Che immensa tenerezza io vi avrei resa.
Non vi ricorda il giorno quando sposa
Al più gagliardo fior di cortesia
La prima volta salutaste i gravi
Colli della Savoia? Era mio padre
Giovine come or sono; io lo somiglio
Al viso, alla persona ed alla voce.
Mi fu posto all'altar lo stesso nome,
E vesto l'armi ch'ei vestiva, e splende
La stessa croce sul mio petto! Oh, dite,
Nulla, nulla vi parlò? I cavi muri
D'Altacomba l'han tutto seppellito,
Quei che amaste e vi amò? Non vi rimane
Nulla di lui nel figlio? E questo nome,
Questo bel nome di Savoia, orgoglio
Dei vostri giovanili anni e speranza,
V'è odioso così che lo vogliate
Vituperare nel solo in cui scende
Per diritto lignaggio, e che si vanta
Alteramente di portarlo degno?
Bona
È ver, ti offesi, perdona! Io fui sempre
Violenta così, ma tu risvegli
Mille acuti rimorsi nel mio core.
Non ho tempra cortese, e pur la madre
Ti vive ancora in me; questa gelosa
Soverchia vigilanza te lo prova.
Io son stanca di cure, e non desìo
Che rifugiarmi nella consueta
Quiete della casa. Vuoi tu porti
Nel luogo mio? Triste cosa è il comando!
Lo ambii ne' miei begli anni, non lo nego,
E nella mente del padre ti nocqui
Forse per ottenerlo; in me scorrea
L'imperioso sangue dei Borboni.
Or lo sostengo per te solo, intenta
Ad alleviarne la tua giovinezza.
E in questi giorni procellosi, quando
È buon governo l'essere crudele,
Io mi faccio severa per lasciarti
Fama di mite!... Non t'arrendi ancora?
Se non so carezzar colla parola,
Devi pure sentir quanto mi costi
L'umiliarmi così. Ho profferita
Oggi la prima volta da che vivo
La parola perdono: mai nol chiesi
E mai non lo concessi... e te lo chiedo.
Amedeo
Scordiam, madre, quest'ora.
Bona
E più non torni,
E sia principio fra noi di scambievole
Fiducia.
Amedeo
Iddio lo voglia.
Bona

carezzevole e quasi abbracciandolo.

Ove disegni
Di andarne con Challant?
Amedeo
Già ve lo dissi.
Bona
Rimani, in segno di pace.
Amedeo
Non posso.
Bona
Challant non merta la tua fede.
Amedeo
E l'uomo
Più leal della terra.
Bona
Anche ai mariti?
Amedeo
Chiedetene le mogli.
Bona
Sei più finto
Di me! Dove tu volga avrò ben modo
Di saperlo.
Amedeo
Alla caccia; ma, badate,
Non mi crescete segugi: talora
Il colpo falla la fiera, e si volge
Alla muta.
Bona
Io son dunque vilipesa...?
Amedeo
Madre, pel nome che porto, vi giuro
Che non vi offendo.
Bona
E parti?
Amedeo
A notte.
Bona
Alcuno,
Olà!

Entra il Valletto.

Amedeo

al Valletto.

Dirai che non chiudan le porte,
Che non levino i ponti, che s'addoppi
La guardia della notte e niun riceva
Ordini che da me. Va... Attendi. È scuro:
Rischiarami la via, ch'io guidi a cena
La mia diletta madre e mia signora.


FINE DEL PRIMO ATTO.