Il Ciclope (Euripide - Romagnoli)/Terzo episodio
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Dalla grotta escono Ulisse, il Ciclope e Sileno. I due ultimi sono briachi fradici.
ulisse
Ciclope, ascolta, ch’io son vecchio amico
di questo Bacco ch’io t’ho dato a bere.
ciclope
Bacco! E che stima gode questo Bacco?
ulisse
D’allegrar più d’ogni altro i giorni agli uomini.
ciclope
Eh, difatti, lo rutto e vado in estasi!
ulisse
È tale il Dio: non fa male a nessuno.
ciclope
E un Dio si adatta a star chiuso in un otre?
ulisse
Si trova bene ovunque lo si collochi.
ciclope
Dentro una pelle un Dio! Non c’è decoro!
ulisse
Che fa la pelle, se ti dà sollazzo?
ciclope
L’otre l’ho in tasca, ma il licore l’amo.
ulisse
Qui resta allor, Ciclope, e bevi e sciala.
ciclope
Non debbo dunque offrirne ai miei fratelli?
ulisse
Se l’avrai solo, avrai maggior prestigio.
ciclope
Ma se l’offro agli amici, acquisto merito.
ulisse
Risse produce la baldoria, e pugni!
ciclope
Pur se brillo son io, guai chi mi tocca!
ulisse
Rimanga in casa chi ha bevuto, grullo!
ciclope
Citrullo chi non trinca in compagnia!
ulisse
Saggio chi resta, quand’è brillo, in casa!
ciclope
A Sileno.
Sileno, che si fa? Si va? Si resta?
sileno
Restiamo. Oh a che ci servono altre bocche?
ciclope
E il tappeto c’è, qui, d’erbetta fresca!
ulisse
E il calore del sole invita a bere.
sileno
Sdràiati, e stendi sulla terra il fianco.
Nasconde il boccale dietro al Ciclope.
ciclope
Oh perché dietro me poni il boccale?
sileno
Perché qualcuno non lo rubi!
ciclope
Vuoi
berlo tu di nascosto? In mezzo, mettilo!
Ad Ulisse.
E tu, foresto, dimmi il nome tuo.
ulisse
Nessuno. — E tu che grazia vuoi concedermi?
ciclope
Te dei compagni tuoi papperò ultimo.
ulisse
Bel regalo offri all’ospite, o Ciclope!
ciclope
A Sileno che beve.
Che fai lí, coso? Trinchi di nascosto?
sileno
No! Mi baciava lui perché son bello.
ciclope
Ami chi non ti vuol? Sono dolori!
sileno
Dolori, sí, se dici che non m’ama.
ciclope
Andiamo, via, colma una tazza, e dammela.
sileno
Come si mischia? Aspetta, che ricordi.
ciclope
Tu m’assassini! Dammelo cosí.
sileno
Non te lo mescerò, perdio, se prima
non t’ho veduta la corona in capo!
ciclope
Briccone d’un coppiere!
sileno
Oh che! Non sono
briccone io: il vino è troppo buono!
Ma se vuoi bere, prima hai da forbirti.
ciclope
Si forbisce goffamente.
Ecco: forbiti son labbra e mustacchi.
sileno
Adesso appoggia con bel garbo il gomito,
e dopo bevi come faccio io,
e smetti come me.
Beve d’un sorso.
ciclope
Ehi, ehi, che fai?
sileno
Ho fatto un sorso solo! Ah, che dolcezza!
ciclope
A Ulisse.
Piglia, foresto, sii tu mio coppiere.
ulisse
Amici son la vigna e questa mano.
ciclope
Mesci, via!
ulisse
Mesco: basta che tu taccia.
ciclope
Tacer col vino in corpo? È troppo dura!
ulisse
Toh, piglia, bevi, e non lasciarne gocciola:
sopra il bicchiere s’ha da lasciar l’anima.
ciclope
Briaco fradicio.
Bene mio! Fino, il frutto della vite!
ulisse
Se tu sopra un buon pranzo ne tracanni
senza risparmio, ché t’annaffi il ventre
e ti disseti, ti concilia il sonno.
Se ci vai fiacco, il vin ti dà l’arsura.
ciclope
Evviva, evviva!
Eccomi a riva! Oh pura voluttà!
Mi par che cielo e terra insiem confusi
roteïno; e di Giove il trono scorgo,
e dei Celesti le beate schiere.
Mi tentano le Grazie. E non vi voglio
baciare!
Afferra Sileno.
Ho meco questo Ganimede
bello piú delle Grazie; e mi soddisfano
i ragazzetti meglio delle femmine.
sileno
Esterrefatto.
Ganimede sono io, dunque, o Ciclope?
ciclope
Perdio, certo! E t’involo a questo Dàrdano!
sileno
Reluttando invano al Ciclope che lo trascina.
Figliuoli miei, son fritto! Patirò
l’estremo oltraggio!
ciclope
Sdegni il tuo patito?
Fai lo spocchioso perché son briaco?
sileno
Ahi! Mi torna in veleno, oggi, quel vino!
Spariscono nella spelonca.
ulisse
Su via, di Bacco generosi figli,
dentro è colui. Vinto dal sonno, presto
dal gozzo osceno erutterà la carne.
Nella caverna già la face fumiga,
e tutto è pronto: resta sol che s’arda
la pupilla al Ciclope. Uomo ora móstrati.
coro
Di sasso il cuore, d’adamante avremo.
Va’ dentro, prima che mio padre soffra
qualche nefandità. Noi siamo pronti.
ulisse
Volto al cielo.
O Signore dell’Etna, o Efesto, brucia
la pupilla fulgente al tuo vicino
empio, e una volta al fin da lui t’affranca.
E tu, figliuol dell’atra Notte, o Sonno,
profondo invadi l’odïoso mostro,
sí che non cada, Ulisse e i suoi compagni,
dopo l’iliache gloriose gesta,
per man di tal ch’uomini e Numi spregia.
O credere dovrem che il caso è Dio,
e che meno del caso i Numi valgono.
Entra nella grotta.