Capitolo XXXVI

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Gaio Sallustio Crispo - Il Catilinario (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Bartolomeo da San Concordio (XIV secolo)
Capitolo XXXVI
XXXV XXXVII
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CAPITOLO XXXVI.


Come il detto di Tarquinio parea cosa ordinata da altrui; e come Cicerone non potè esser corrotto.


Erano in quel tempo alcuni, che credeano che cotal detto di Tarquinio fosse cosa ordinata per P. Autronio, il quale era degli congiurati, acciocchè, nominato Crasso e mescolato in questo pericolo,più leggermente potessono essere difesi gli altri per la sua potenzia. Altri diceano che Tarquinio era stato informato, e fatto così dire da Cicerone, acciocchè Crasso, secondo suo usato, non prendesse a dar favore a’ rei1, e a conturbare la repubblica. Io (a)2 udii poi Crasso pubblicamente predicare e dire3 che quella così grande ingiuriagli era stata imposta da Cicerone. Ma è vero che in quegli tempi Q. Catulo e Gn. Pisone nè per prieghi nè per pregio4 poterono fare con Cicerone che per gli Franceschi o per altri fosse Cesare in ciò falsamente nominato. Questo vollono fare, perocchè l’uno e l’altro di loro avea grande nimistà contra Cesare: Pisone per cagione che Cesare era sulo in corte contra di lui, o avealo vinto di giudicio repetundarum (b)5 per uno fatto d’un uomo delle contrade d’oltra il fiume detto il Po, lo quale egli avea condannato e giudicato a morte contra giustizia; Catulo era acceso d’odio contra Cesare, perciocchè, addomandando egli il pontificato (c)6, ed essendo uomo di tempo, e che avea avuti grandissimi onori dal comune, e Cesare essendo molto giovane, era suto contra lui, e avealo vinto. E, se Cicerone l’avesse voluto fare, e’ parea cosa verisimile, perocchè Cesare, per lo suo molto dare a uomini privati, e per li suoi grandissimi doni pubblici, avea molto gran debito. Ma, poichè non poterono muovere il consolo a tanto male, eglino medesimi spartiti7 andando a ciascuno, e parlando, mentiano le cose, le quali diceano ch’aveano udite da Vulturzio, ovvero da’ Franceschi, e in questo modo mossono grande odio contra di lui: tanto che alcuni da cavallo della masnada del popolo8 di [p. 52 modifica]Roma, li quali stavano per guardia con lance alla casa della Concordia, o che il facessono per la grandezza del pericolo, ovvero per movimento di animo a mostrare e a far chiaro lo studio loro verso la repubblica, quando Cesare uscì del senato, gli vennono addosso9, e minacciaronlo molto a nude spade.

Note

  1. non prendesse a dar favore a’ rei) Prendere e qui adoperato per imprendere, nel qual sentimeiito si unisre al verbo che indica Patione o la cosa determinata. Cosi il Machiavelli nelle sue Storie, lib. 4, disse: I Fiorentini volevano occupare quelle cose ctt egli aveva prese a difendere.— Dar favore val propriamente favorire, favoreggiare.
  2. (dice Sallustio ).
  3. udii poi Crasso pubblicamente predicare e dire ec.) Predicare, che comunemente si usa per annunziare e dichiarar pubblicamente il Vangelo al popolo, e riprenderlo de’ vizii, è qui alla latina adoperato in senso più largo, e vale dire pubblicamente, palesare, far palese; e potrebbe questo esempio aggiungersi al Vocabolario, il quale non ne ha di bene acconci in questo sentimento.
  4. pregio sta qui per prezzo
  5. (cioè di pecunia, la quale avea malvagiamente estorta in suo officio).
  6. (cioè la cura de’ templi).
  7. spartiti, cioè divisi, separati, uno per volta.
  8. alcuni da cavallo della masnada del popolo di Roma) Così traduce il latino nonnulli equites romani. E vogliamo che si noti che per proprietà di linguaggio toscanamente si adopera cavallo per soldato a cavallo, o cavaliere; e gente a cavallo o da cavallo per soldatesche a cavallo, cavalieri. Onde qui alcuni da cavallo vuolsi intendere alcuni uomini da ca-
  9. quando Cesare uscl del ’senato, gli vennono addosso) Andare, dare, o venire, addosso, vale investire.