Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/XVII - A che cercar in terra altro Parnaso
![]() |
Questo testo è stato riletto e controllato. | ![]() |
◄ | Alcuni Fragmenti delle Rime - XVI - Se questa, cui non vede par il sole | Alcuni Fragmenti delle Rime - XVIII - Quando la bella e saggia Donna mia | ► |
XVII.
La Mencia è «di nostr’etate» la Musa, e l’Apollo, Dea e guida degli uomini.
A che cercar in terra altro Parnaso,
Altr’Aganippe, e pallida Pirene,
O ’l sacro fonte fatto in Ipocrene,
Dai poderosi pie del gran Pegaso? 4
Cercate l’oriente, e ancor l’occaso,
Mantova, Smirna, Arpino, Ascra ed Atene,
E Febo che le Muse in guardia tiene,
Del liquor santo vi conceda il vaso. 8
Vostre fatiche indarno spenderete,
Se questa Donna tutti non cantate,
Donna non già mortal, ma ben divina. 11
Questa per guida adunque ormai prendete,
Che Febo, e Musa è sol di nostr’etate,
Cui tutto ’l mondo com’a Dea s’inchina. 14
Note
V. 1. Parnaso, il monte dove sorgeva la città Delfo celebre per l’oracolo d’Apollo, che aveva ivi tempio e culto.
V. 2. Aganippe, fontana, dell’Elicona sacra alle Muse. Chi ne beveva l’acqua, n’era fatto poeta. — Pallida Pirene, fontana di Corinto, ove Bellerofonte trovò Pegaso.
V. 3. Ipocrene, sacro fonte, consacrato ad Apollo e alle Muse. Sgorgò sotto un colpo della zampa poderosa del grande Pegaso, l’alato cavallo figlio di Poseidone (Nettuno) e di Medusa, balzato dal tronco di costei, quando Perseo le tagliò la testa.
V. 5. Cercate in oriente e in occaso, occidente, per avere inspiratori eloquenti o cantori degni della Mencia: a Mantova, patria di Virgilio, a Smirne di Omero, ad Arpino di Cicerone, ad Ascra di Esiodo, ad Atene di Demostene. Così Petrarca: «Non pur Verona e Mantoa et Arunca» (Canz., CLXVI, v. 4) e, ivi, CCXLVII, vv. 10-11: «È cosa da stancare Atene, Arpino | Mantoa e Smirna...».
V. 7. Febo, Apollo detto Musagete, tiene in guardia, cioè regge il coro delle nove Muse, che egli accompagna sulla cetra.
V. 8. Il vaso, la coppa del licor santo. È da intendere: vi conceda inspirazione; cfr. Dante: «O buono Apollo... | Fammi del tuo valor sì fatto vaso | Come dimandi a dar l’amato alloro», Paradiso, I, vv. 12-14.