![]() |
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. | ![]() |
Il Canzoniere | 73 |
p. 6) delle Novelle. Anche questo del resto è vezzo petrarchesco, cfr. Canz., CCCXXXII, v. 24, «basse rime»; v. 48, «debile stile». ecc.
V. 11. Segno alla mèta, resto di gran lunga lontano.
V. 13. Pegno del cielo, quasi esempio preclaro largito al mondo; cfr. Petrarca: «Quanto ’l Sol gira, Amor più caro pegno, | Donna, di voi non have», Canz., XXIX, vv. 57-58.
XVII.
La Mencia è «di nostr’etate» la Musa, e l’Apollo, Dea e guida degli uomini.
A che cercar in terra altro Parnaso,
Altr’Aganippe, e pallida Pirene,
O ’l sacro fonte fatto in Ipocrene,
Dai poderosi pie del gran Pegaso? 4
Cercate l’oriente, e ancor l’occaso,
Mantova, Smirna, Arpino, Ascra ed Atene,
E Febo che le Muse in guardia tiene,
Del liquor santo vi conceda il vaso. 8
Vostre fatiche indarno spenderete,
Se questa Donna tutti non cantate,
Donna non già mortal, ma ben divina. 11
Questa per guida adunque ormai prendete,
Che Febo, e Musa è sol di nostr’etate,
Cui tutto ’l mondo com’a Dea s’inchina. 14
V. 1. Parnaso, il monte dove sorgeva la città Delfo celebre per l’oracolo d’Apollo, che aveva ivi tempio e culto.
V. 2. Aganippe, fontana, dell’Elicona sacra alle Muse. Chi ne beveva l’acqua, n’era fatto poeta. — Pallida Pirene, fontana di Corinto, ove Bellerofonte trovò Pegaso.
V. 3. Ipocrene, sacro fonte, consacrato ad Apollo e alle Muse. Sgorgò sotto un colpo della zampa poderosa del grande Pegaso,