Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/LXI - Donna, che sète il sol degli occhi miei
![]() |
Questo testo è stato riletto e controllato. | ![]() |
◄ | Alcuni Fragmenti delle Rime - LX - Mopso sen va superbo perché Nisa | Alcuni Fragmenti delle Rime - LXII - Se con mie basse e mal limate carte | ► |
LXI.
Fa la Mencia in pieno inverno fiorir le viole: tanto è il calor degli occhi suoi!
Ballata.
Donna, che sete il sol degli occhi miei,
E vita date alla mia vita sempre
Con sì diverse tempre,
Che senza vostra aita i’ ne morrei;
5Ecco che for del corso di natura,
Or che si vede chiaro
La neve, e ’l ghiaccio a paro
Coprir le piagge e i colli d’ogn’intorno,
Ch’odorate le viole oltre misura,
10Il vostro lume chiaro
(Effetto altiero, e raro)
Fa germogliar, e ’l sol è in Capricorno.
Felice, avventuroso e sacro giorno,
U’ col favor de’ vostri caldi rai,
15Come nei mesi gai
Col ghiaccio le viole a par vedei.
Note
V. 1. Donna, prima parola dell’esordio, acquista efficacia ed evidenza. Il Petrarca: «Colei che sola a me par donna», Canz., CXXVI, V. 3. — Il sol, la Mencia. Da questo paragone è condotto alla imaginosa fioritura allegorica invernale.
V. 5. For del corso delle cose naturali, e cioè in modo sovrannaturale. Effetto già vantato al v. 13, son. XLIX.
V. 9. Le viole oltre misura, cioè fuor del consueto, profumate.
V. 12. Capricorno, segno dello Zodiaco, che corrisponde al cuor dell’inverno. Il sole è in questa costellazione, ma la Mencia fa fiorir primavera.
V. 13. Ecco un esempio di soverchia aggettivazione.
V. 15. Mesi gai, lieti di gaiezza. Altrove usa quest’aggettivo anche con giorni. Segue il Petrarca: «E ’l dì dopo le spalle e i mesi gai», Canz., CCCLIII, v. 4.