Il Canzoniere (Bandello)/Alcuni Fragmenti delle Rime/CXCVIII - Miracol di natura qual maggiore
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CXCVIII.
Secondo sonetto celebrativo di Giulio Cesare Scaligero. Della stessa epoca del precedente.
Miracol di natura qual maggiore
Si vide già, nè si vedrà più mai?
E cerca, e mira pur quanto tu sai.
4Ch’ogni altro a par di questo fia minore.
Ecco ii mirando ed unico stupore,
Che ’n un sol colpo vivere vedrai
Cinque alme eccelse, che vinser d’assai
8Quante lodate fur con vero onore.
Il nostro Scala, s’entra in Elicona
Virgilio è schietto, e se la prosa infiora
11Quel d’Arpin senti i folgori vibrare.
Se poi natura cribra, e sceglie fora
Le cose occulte il gran Stagira suona,
14E Marte, in l’arme, e Febo in l’erbe appare.
Note
V. 1. Miracol di natura proclama il versatile, multiforme ingegno dello Scaligero tenuto per tale appunto dai contemporanei.
V. 7. Cinque alme, cinque spiriti, cinque geniali qualità raccolte in un sol uomo.
V. 9. In Elicona, tra i poeti è pari a Virgilio. Allude ai suoi Poemata.
V. 11. Quel d’Arpin, ha di Cicerone il nerbo, il suo vigoroso stile latino. Al C. V dei Canti XI dice precisamente: «Per ch’or con quel d’Arpin contende e giostra».
V. 12. Cribra, vaglia, quale scienziato. Questo verbo è già nel Petrarca, Canz., CXCVIII, v. 4. Il Bandello lo usa pure nelle Novelle, cfr. Dedica, I-29.
V. 13. Il gran Stagira, e cioè lo Stagirita, Aristotile di Stagira. Egli è filosofo che specula nuovi veri, come Aristotile.
V. 14. Marte, Febo, ed è nelle armi e nella poesia un Marte e un Apollo.