Il Baretti - Anno II, nn. 6-7/Comtesse de Noailles

Sibilla Aleramo

Comtesse de Noailles ../André Gide ../Girardoux IncludiIntestazione 19 marzo 2020 100%

André Gide Girardoux

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Eblouie...

A centinaia si potrebbero sgranare epiteti per definire Anna de Noailles: ardente, fervente, orgogliosa, voluttuosa, autoidolatra, appassionata, grandiloquente... Ma fra tutti, più la caratterizza la breve paroletta intraducibile: eblouie...

Anche chi non l’ha mai veduta la imagina con lunghe ciglia che sbattono come ali stupite dinanzi al lucente incanto del mondo.

Tutto le è cagione di meraviglia e insieme di vertigine: e tutto il suo lungo cantare esprime sopra ogni altra cosa questo stato di creatura turbinante stupefatta nel radioso mistero.

L’hanno apparentata a Victor Hugo, per l’impeto e la ricchezza inesauribile della vena: sarebbe forse più esatto farla discendere da Walt Whitman. Non si danno forse la mano, attraverso l’immenso spazio, questa piccola donna di razza orientale e sangue principesco, e il buon gigante dell’ovest, il buon viandante figlio di popolo, quando enumerano, l’uno e l’altra, i motivi d’amore verso la vita?

Ma che un Whitman gagliardo e randagio abbia la vocazione imperiosa della laude, è meno singolare di quel che non sia per una Contessa di Noailles. Meno raramente, nasce la poesia, dirò con imagine retorica, nelle capanne che non nei palazzi. L’autrice degli Eblouissements, del Coeur innombrable, del Visage emerveillé, avvalora in modo irresistibile la propria testimonianza lirica, per il fatto d’esser gran dama, bella, irretita da mille privilegi... Costei, si pensa, ha saputo ascoltar la voce del vento. la voce dello spirito, ha saputo chinarsi al giogo delle cose eterne, ai miti purpurei, anzi incandescenti, dell’amore, della gloria, della morte (anche la morte è un mito, Anna de Noailles!) quando fin dalla nascita tutto sembrava indicarle reami facili e leggiadri, aiuole e sentieri in bell’ordine, senza sospiri nè guida nè estasi. La potenza d’Orfeo è dunque veramente illimitata...

«C’est une femme de génie» proclamò Maurice Barrès pubblicamente, circa vent’anni sono. «C’est un grand poète» confermò egli a me «un mattino di vento e di grazia» del marzo 1923 nel suo studio di Neuilly.

Le prime composizioni che di balzo la consacrarono erano in verità miracolose: classiche, purissime di forma e selvatiche di spirito, audaci e nobili, fragranti, roride, intense, d’una trasparenza e d’una iridiscenza adorabili...

La forêt, les étangs et les plaines fécondes

ont plus touché mes yeux que les regards humains

je me suis appuyée à beauté du monde

et j'ai tenu l'odeur des saisons dans mes mains


Vita vegetale e vita cosmica, aromi e brividi, ricordi ancestrali e presentimenti sommessi, fascino dei viaggi e d’ogni esotismo (non amaro e tragico alta guisa bodleriana, ma venato di sottile e talora morbosa malinconia), tripudio superbo dei sensi, e quelle che Proust chiama «intermittenze» del cuore, sorrisi di baccante, intuizioni folgoranti, imagini, imagini felici, delizie.

Visage étincelant du monde, battement du temps et de la vie...

Il grande successo, la gran fama, e il venir sollecitata quale musa officiale, nocquero un poco, naturalmente, alla produzione ulteriore della poetessa: che forzò un poco la voce, lasciò che l’impulso romantico prendesse il sopravvento e desse adito persino ad un penoso sospetto d’insincerità. Specie nelle liriche dettate per la guerra, nel volume Les forces éternelles, il verbalismo dilagò fastidiosamente. Gli spiriti più delicati temettero ch’ella fosse per perdersi, ella ch’era stata designata per divenire il maggior poeta del suo tempo... Ma ecco, da due, tre anni, con il volume di novelle Les innocentes, e con qualche gruppo di brevi liriche donate a riviste d’avanguardia, Anna de Noailles e riapparsa rinnovata, con tutte le virtù e tutte le magie d’una giovinezza irriducibile, è riapparsa con doni anche più limpidi, con una musicalità d’anima dalle risonanze più dolci e più secrete... «Donde è venuto a questa straordinaria donna un tal potere di ricominciamento?» chiede un critico di finissima sensibilità. André Germain, nella raccolta di saggi De Proust à Dada, che ieri leggevo; e risponde: «de l’imperialisme de son coeur qui voulait rappeler et vaincre les jeunes gens distraits, occupés à jouer dans les coins tandis que son char passait...».

Si. Donna, la Contessa di Noailles porta nell’arte una fiera volontà di conquista e di dominio, e tanto più l’attua quanto più è fedele a sè stessa, al ritmo de' suoi travolgenti occhi verdeoro e della sua piccola persona dalla strana affascinante grazia; al ritmo del suo vergine spirito. Al pari delle altre due contemporanee di genio, Colette la faunessa ed Aurel la pensierosa, per le quali mi duole non aver qui spazio a parlare1, ella si salva quando non rinnega la propria essenza, quando attinge alle immense zone inespresse della femminilità e ne rivela, sorridente o dolorosa non importa, casta od impudica non importa, qualche lembo, con moti e modi di novità e freschezza autentiche. Creatura feminea, della specie ape-regina. Il suo bottino di miele è prezioso. Sono certa che Barrès a lei pensava alluminando il personaggio di Oriante nel suo ultimo romanzo bello come un rubino. Preziosa ha l’anima, s’anche un poco crudele. Ha intrecciato profumate ghirlande a Jean Jacques e a tutti gli eroi; ma ben più profondamente e magnificamente poeta è nell’esaltazione della propria forza rutilante, o in qualche tenue sospiro melodioso in sfida alla morte....

«Que suis-je? Un humble atome errant,

dont l’ardeur fut grave et pieuse,

qui vit le réel d’un oeil franc

voilé de stupeur amoureuse, et j’ai rendu, en l’adorant.

l’évidence mystérieuse....

Sibilla Aleramo.




Note

  1. Rimando il lettore di buona volontà al mio volume Andando e Stando.