Il Baretti - Anno II, n. 8/Smelov
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Letteratura russa
Ivan smelov: garçon!... - Roman traduit du russe par H. Mongault - Editions Bossard 1925.
L’arte di Ivan Smelov ha solide radici nelle tradizioni del suo paese prima che della sua letteratura. Figlio di mercanti, ne ha derivato l’abito di osservatore, la capacità (caratteristica di una media borghesia recente e incerta tra diversi destini) di vivere ai confini della psicologia operaia e contadina. Se si vuol parlare di letteratura, Smelov ricorda l’interesse per gli umili di Gogol e di Tolstoi, la comprensione di quel che c’è di «mugich» in ogni russo. Nato nel 1873 Smelov ha una formazione singolare: coetaneo di Andreiev, di Sollogub, di Cuprin e poco più vecchio di Balmont, di Bunin, di Bloch, è rimasto estraneo alla loro atmosfera letteraria. Nel suo stile ingenuo e sobrio non si ritrova eco di discussioni di scuole estetiche, nè di sforzi propriamente letterari. Le sue più belle qualità descrittive fanno pensare a qualcosa di antico e di pacato: ogni singolarità di ricerca, ogni scelta di indirizzo ci sfugge. E’ l’arte solida e lontana da ogni bravura dei quarant’anni. Non vi si trova eco di noviziati nè tormento di preparazione: come se Smelov se ne fosse salvato rinunciando alla precocità.
Ricco di elementi di vita, come se l’impegno fosse proprio a raccogliere tesori d’esperienza, è il libro più caratteristico dello S., che il Bossard ci presenta tradotto: qui il tono disincantato del narratore semina poco più che un espediente dell’architettura generale. Il cameriere che racconta la sua vita e le sue tristezze deve naturalmente mettere in contrasto il suo gioco d’indifferenza obbligata («Io conosco il prezzo di ogni cosa...») e le sue riserve di affetti («I miei sentimenti, li tengo per me»). Ma è proprio da questa tristezza dell’autobiografia, — quando non si cade in un sentimentalismo troppo abbandonato eppure non ancora lirico — che prendono rilievo le storie di questo tranquillo realismo. L’atteggiamento dell’autore di fronte a queste lezioni delle cose vorrebbe essere cristiano. Rivoluzionario e rassegnato: ecco un’applicazione di questo cristianesimo russo. Talvolta invece il moralista la vuole aver vinta sul racconto: Smelov ne deriva addirittura dei sensi messianici. Anche a queste contraddizioni d’artista ci ha abituati un altro russo, con pose più solenni, il profeta di Resurrezione. I sogni di Smelov sono meno grandiosi: il suo destino è meno paradossale. Egli ha conosciuto, dopo i messianismi e le rivolte, il tono più compunto di Gorchi.
p. g.