Il Baretti - Anno II, n. 8/Marcel

Piero Gobetti

Teatro francese: G. Marcel ../Smelov IncludiIntestazione 10 settembre 2021 100% Da definire

Smelov

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Teatro francese.

G. Marcel

G. Marcel: Le quatuor en fa dièse — Pièce en cinq actes - Paris Plon 1925.

Prima di cercare il teatro d’eccezione Gabriel Marcel s’è reso padrone di un dialogo tra mondano e sentimentale, raffinato attraverso gli esempi di intimismo e le complicazioni psicologiche più sottili. Il suo è il tradizionale teatro d’amore francese, visto nelle consuete soluzioni ottimistiche che si trovano per esempio in Géraldy. E se a questa tradizione egli resta inferiore in agilità di stile lo sostiene per altro una preoccupazione di costruzioni psicologiche che non si può dire classica solo per l’insufficente maestria dell’intrigo e del carattere. Ma in realtà Marcel vorrebbe attenersi al modello più preciso della commedia e introdurvi elementi moderni e complicazioni critiche solo in successivi approfondimenti.

Questa cautela tecnica si può veder bene scomponendo nei suoi termini la storia di Chiara, protagonista di Le quatuor en fa dièse.

In primo piano si ha una cronaca borghese. Chiara: «Je ne suis peut-être qu’une mauvaise femme, qui n’a pas su se faire aimer ». Perchè non ha saputo farsi amare e perchè suo marito la tradisce. Chiara divorzia da Stefano, il mistico della musica. Ma non si può dire che ella affronti con molto coraggio la solitudine. Ascolta volentieri le parole di pietà del fratello di Stefano, Ruggero. E quando la pietà diventa amore, quando Ruggero le propone le nozze si direbbe che Chiara accetti perchè si tratta del fratello di Stefano, perchè è in fondo la sua rivincita. Ma Ruggero è veramente l’ombra di Stefano; Stefano creatore, Ruggero clarté de satellite. Senonche il passato non si può distruggere: i due fratelli si amano e Chiara si riconosce vinta e delusa in Ruggero ombra del fratello. Ella deve confessare il fallimento e rimanere ad assistere i sogni mediocri di Ruggero condannato alla sua debolezza. Questo il dramma borghese e Marcel per non rompere le consuetudini lascia anche sperare una conciliazione, una fine rosea per gli stessi vinti.

Invece che appagarsi di questo intreccio noi dobbiamo cercare gli elementi tragici e irreparabili che l’autore ha introdotto nei luoghi più felici dello svolgimento. Almeno il dramma di Chiara è visto con notevole precisione. Ella ha bisogno di rester maître de soi. Il suo motto è «Je me méfie terriblement de tout ce qui ne se laisse pas nommer. » Può sembrare une femme cerebrale sans véritable sensibilité, imbue de sa personne, sans le moindre tact. Ma non ha tatto perchè vuole rapporti precisi; ha timore della sensibilità perchè teme gli oscuri equivoci, i silenzi doppi. Stefano di fronte a lei è une heureuse nature, pronto a nascondere gli ostacoli, le piccolezze, le contraddizioni sotto una poetica formula mistica, che esalti il suo dilettantismo di grande artista. Qui evidentemente il théâtre d’amour si svolge in un contrasto di logiche, in una complicata vicenda di personalità. Le mariage ne fait que reveler le fond des natures. Le vicende dei due matrimoni di Chiara, che costituiscono il dramma ci rivelano, senza rigidità di formule la sua anima. Ella stessa non fa che raccogliere prove che la chiarezza desiderata non si raggiunge. Nel dialogo della sua ricerca c’è qualcosa di disincantato: certi rapporti hanno un giusto tono freddo e tagliente. Il suo amore successivo e poi complicato per i due fratelli la mette di fronte all’oscurità di rapporti d’affetti troppo delicati e troppo sottintesi. On commence une personalité?. Ecco un altro problema che le resta chiuso. Deux destinées ne peuvent elles se lier l’une à l’autre en pleine clarté? Al vecchio sogno della sua vita ella deve ormai rispondere senza illusioni.

In questa descrizione di disinganno Gabriel Marcel ha saputo conservare un tono ibseniano.

p. g.