Idilli (Teocrito - Pagnini)/XXVII

XXVII

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Teocrito - Idilli (III secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Luca Antonio Pagnini
XXVII
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IL COLLOQUIO AMOROSO

Idillio XXVII

Dafni e Fanciulla.

Altro bifolco Pari Elena saggia
     Fe’ sua rapina; ma più saggio assai
     È questa Elèna alle mie fiamme obbielto.
F. Satirel, non vantarti. Amor non curo
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D. Non t’invanir. L’età qual sogno passa.
F. Anche uva passa e rosa secca piace.
D. Vien sotto gli oleastri. Io vo’ parlarti.
F. No. Dianzi pur con ciance mi gabbasti.
D. Vien sotto gli olmi a udir la mia sampogna
F. Tienla per te. Non amo un suon, che attrista.

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D. Orsù, rispetta di Ciprigna l’ire.
F. Di lei non calmi. Cintia sola invoco.
D. Taci; che non ti colga, e in rete annodi.
F. Se vuol mi colga; e Cintia mi soccorra.
Stammi alla larga, o ch’io ti squarcio un labbro.
D. Mal fuggi Amor, cui non fuggì fanciulla.
F. Per Pane, il fuggo; e tu ne porti il giogo.
D. Temo non diati ad uom di me peggiore.
F. Mi cercan molti; ma nessun m’è a grado.
D. Vengo fra i molti a ricercarti anch’io.
F. Che deggio far? Le nozze han molti affanni.
D. Affanni esse non han, ma festa, e danza.
F. Han paura le donne del marito.
D. Di chi teme una donna? Anzi comanda.
F. Del parto io temo. Ha duro stral Lucina.
D. Ma tua reina è Cintia levatrice.
F. Temo che il parto mia beltà non guasti.
D. Anzi nuovo splendor dai figli avrai.
F. Che doni mi fai tu, se a te m’arrendo?
D. Tutto l’armento avrai, la selva e i paschi.
F. Giura; chè afflitta a lasciar più non m’abbi.
D. No per Pan, se volessi anche cacciarmi,
F. Mi farai tu magion, talamo, e chiusi?
D. Te li farò. Ve’ che bei greggi io pasco.
F. E al vecchio padre che dovrò poi dire?
D. L’approverà, quando saprà il mio nome.
F. Dillo; chè spesso piace il nome ancora.
D. Dafni figliuol di Licida, e Nomea.
F. Gente ben nata. Ed io non son da meno.
D. Non fare sfoggi. A te Menalca è padre.
F. Fammi vedere il bosco, ov’è tuo stallo.
D. Ve’ come i miei cipressi in alto vanno.
F. Vengo a veder. Pascete intanto, o capre.
D. Finchè il tutto le mostri, o buoi pascete.
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F. Cattivel, ferma. Odo romor. Vien gente.
D. Parlan seco i cipressi di tue nozze.
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F. Cintia, perdono. Io non ti son più fida.
D. Vittime avran da me Ciprigna e Amore.
F. Vergin qua venni, e n’andrò donna a casa.
D. Donna madre e nodrice e non zitella.
Tal fero insieme cicalio soave;
     E un letto nuzïal furtivo alzaro.
     Indi ella mosse a pascolar la greggia
     Vergognosa negli occhi, ma nel core
     Tutta festante. Al suo bovino armento
     Tornò il bifolco di sua sorte allegro.