Idillio VII. Cleodamo e Mirsone

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Bione di Smirne - Idilli (II secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Luca Antonio Pagnini (1827)
Idillio VII. Cleodamo e Mirsone
VI VIII
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CLEODAMO E MIRSONE


Idillio VII


CLEODAMO


Mirsone, a te la primavera, o il verno,
     O l’autunno, o l’estate è più gradita?
     Qual più brami di lor? Forse l’estate,
     Che pon fine ai lavori? O il dolce autunno,
     5Quando la fame poco grava? O il verno
     Avverso al faticar? Che molti allora
     Godonsi al foco la lentezza, e l’ozio.
     O più la bella primavera? A quale,
     Dimmi, il tuo cor più volentier s’appiglia?
     10Che or l’ozio a noi di cicalar consente.

MIRSONE


Non lice all’uomo il giudicar dell’opre
     Divine, e tutte son gioconde e sante.
     Ma per farti piacer, qual più di tutte
     Stagion mi piaccia, o Cleodamo, ascolta.
     15L’estate, no, perchè mi scotta il Sole.
     L’autunno, no, perchè fan mal le frutta.
     Dannoso è il verno a tollerar; le nevi
     Pavento, e le pruine. Ah! vorrei meco
     Ben tutto l’anno la tre volte amata
     20Primavera; chè allor non ci da noja
     Nè gel, nè Sol. Di primavera ancora
     Tutto è fecondo, e tutto allor soave
     Germoglia, e pari abbiam la notte, e il giorno.