Finale

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Eschilo - I sette a Tebe (467 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1922)
Finale
Lamentazione I sette a Tebe
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FINALE


araldo
Ciò che decise ed ordina il senato
della città di Cadmo, annunciar devo.
Onorato sepolcro Etèocle s’abbia,
che questa terra amò, che di sé schermo
facendole ai nemici, estinto cadde;
pio verso l’are avite, e senza biasimo,
morí dove morir bello è pei giovani.
Tanto intorno a costui dire io vi debbo. —
Ma il fratello di lui, ma il corpo spento
di Polinice, sia gettato fuori,
senza sepolcro, in preda ai cani: ch’egli
distrutta avrebbe la città di Cadmo,
se alcun dei Numi non si fosse opposto
alla sua lancia. E dopo morto, ancora
accatterà dei patrî Numi l’ira:
ché li offendeva allor ch’ei, qui piombando,
con accozzate genti, la città

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espugnare voleva. Or si decreta
che senza onor, nel ventre degli alati
trovi sepolcro, ad espiare il fallo.
Né su la tomba sua libami cadano,
né degli acuti lai l’onori il sonito,
né s’abbia il fregio delle amiche esequie.
Questo il senato dei Cadmei v’impone.
antigone
Ai patroni di Tebe io questo dico.
Se niun altro costui vuol seppellire,
io lo seppellirò, questo pericolo
affronterò sola io. Non m’è disdoro,
dando sepolcro al fratel mio, mostrarmi
ribelle alla città. Troppa è la forza
del comun sangue onde nascemmo: misera
madre, da te, da te, padre infelice.
Di buon grado i suoi mali ora partecipa,
anche s’ei non lo voglia, anima mia!
Le carni di costui non pasceranno
i famelici lupi: oh!, niun lo speri!
Io gli darò sepolcro: io scaverò
la fossa, ancor che donna: io nelle pieghe
d’un mantello di bisso, porterò
il morto corpo, e gli darò sepolcro.
Né pensi alcuno opporsi. Al mio volere
sarà compagna l’opera mia scaltra.

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araldo
Non ribellarti a Tebe: io te lo impongo.
antigone
Nulla dire oltre il bando: io te lo impongo.
araldo
Aspro è, dai guai scampato appena, il popolo.
antigone
Aspro sia pur: ma questi avrà sepolcro.
araldo
L’odio di Tebe onorerai di tomba?
antigone
Men lui che l’altro i Numi non pregiarono.
araldo
No, sin che a rischio non gittò la patria.
antigone
Torti soffrí, coi torti si difese.

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araldo
Ma contro tutti, e non contro uno, mosse.
antigone
Contesa, ultima Dea, l’anime acceca.
araldo
Pensa ciò che tu vuoi. L’opra io ti vieto.
coro
Ahimè, ahi!, struggitrici funeste
delle genti, fatidiche Erinni,
che d’Edípo cosí, fin dal ceppo
distruggete la schiatta! Che cosa
debbo fare? Che oprare o pensare?
Potrà reggermi il cuore a non piangerti,
a non esserti guida alla tomba?
Pur m’assale sgomento, e m’astengo
per timore dei miei cittadini.
Si volge al cadavere d’Eteocle.
Almen tu molti avrai che ti piangano!
Ma quel misero, privo d’esequie,
solo avrà d’una suora le lagrime.
Oh!, chi mai può chinarsi a tali ordini?

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semicoro a
Compia Tebe o non compia il suo bando
contro chi piangerà Polinice,
noi verrem tue compagne, e sepolcro
gli daremo con te. Questo lutto
anche a noi grava il cuore; e potrebbe
tramutare il giudizio di Tebe.
semicoro b
avviandosi dietro il corpo d'Eteocle
Noi con questo ne andremo, si come
la città, la giustizia ci esortano.
Ché costui, dopo i Superi e Giove,
fece salva la rocca di Cadmo,
sicché capovolta
non fosse ella, non fosse sommersa
dal maroso di genti straniere.
Con lenti passi gli attori lasciano la scena
e i coreuti l'orchestra.