I racconti della Bibliotechina Aurea Illustrata/I naufragatori del Canadà

I naufragatori del Canadà

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Il baleniere Il vascello fantasma

I NAUFRAGATORI DEL CANADÀ


Quella sera, papà Miccò, pareva di cattivo umore.

Il vecchio marinaio, che ci teneva tanto a raccontarci le sue meravigliose avventure marinaresche, si era seduto accanto al camino su cui fiammeggiava un ceppo di abete e si era messo a fumare con accanimento la sua pipa, cotta e ricotta, senza aprire le labbra.

Noi, raggruppati attorno alla fiamma che riempiva di fumo la nostra casuccia, improvvisata con muricciuoli a secco, con grosse tele da velacci e con stuoie levate dalle cabine del quadro, ci scaldavamo le membra intirizzite.

Da dodici giorni la nostra nave si trovava rifugiata in uno di quei numerosi fiords della Norvegia, per riparare il timone il quale aveva molto sofferto durante l'ultima tempesta e noi, per sorvegliare il piccolo cantiere, avevamo improvvisati degli attendamenti a terra.

Che brutto aspetto aveva quel canale, incassato fra alte montagne tagliate a picco e coperte già di neve.

Nessun abitante in quel luogo; invece molti abeti ricchi di resina che cadevano sotto le nostre scuri per scaldarci durante le rigidissime notti.

Per passare alla meglio il nostro tempo, avevamo presa l'abitudine di raccoglierci nella tenda di papà Miccò, il vecchio quartier-mastro cannoniere che aveva fatti tanti viaggi quanti capelli aveva ancora sul cranio.

Portavamo con noi qualche bottiglia di rhum e fra un bicchiere ed una pipata, ci divertivamo ad ascoltare le meravigliose istorie del vecchio marino.

Quella sera faceva un freddo intenso nel fiord. La neve, spinta da un vento gelato, veniva strappata dalle vicine montagne e turbinava burrascosamente nel tetro canale.

Gli altissimi pini e gli abeti, contorti dalle raffiche, gemevano lugubremente come si lagnassero di quelle folate sempre più impetuose.

Non so se fosse il freddo o qualche altra ragione, papà Miccò, pareva che non fosse disposto quella sera a sciogliere la lingua.

Continuava ad introdurre il pollice, ormai incombustibile, nella sua vecchia pipa e aspirava il fumo con crescente furia, come se del fumo non ve ne fosse perfino troppo nella tenda.

– Orsù, papà Miccò – gli diss'io, impazientito da quel silenzio. – Cosa vi frulla questa sera pel capo per avere quel viso arcigno? Forse che il nostro rhum non vi ha ancora ispirato o che il vostro tabacco è di pessima qualità?

Il vecchio quartier-mastro mi guardò per qualche istante in silenzio, poi disse, come parlando fra sé:

– Sì, quella sera il vento urlava come quello che scende attraverso a questo fiord.

Guardai i miei compagni un po' sorpreso da queste parole. Di quale vento intendeva parlare il vecchio marino?

I miei compagni sturarono la solita bottiglia di rhum e porgendo un bicchiere al quartier-mastro, gli dissero:

– Vuota questo e lascia il vento, papà Miccò.

Il vecchio lo centellinò, staccando un momento la pipa dalle labbra, poi disse, con un certo fare misterioso:

– Ne avrei avuto proprio bisogno quella notte.

– Quale notte? – chiedemmo tutti.

Papà Miccò crollò la testa, quindi, dopo di averci squadrati tutti con particolare attenzione, riprese:

– Voi non siete mai stati al Canadà?

– No, papà Miccò.

– Dunque voi non avete mai udito a parlare di Noël, il pescatore?

– Mai, papà Miccò.

– Bel giovane – riprese il vecchio, sempre parlando fra sé. – Che camerata miei cari marini!... Non vi era un gabbiere più lesto in tutta la marina britannica e nemmeno in quella americana. Eppure io l'ho veduto cadere sotto un colpo di rampone vibratogli da suo padre! Ah! I naufragatori, razza infame! Meglio i pirati a costoro!

– I naufragatori! – esclamammo. – Che istoria vuoi narrarci, papà Miccò?

Il vecchio quartier-mastro ricaricò flemmaticamente la pipa, la riaccese, vuotò il bicchiere, quindi riprese:

– Ora credo che non ve ne siano più, ma quarant'anni or sono, erano ancora numerosi sulle coste del Canadà.

«I naviganti avevano più paura dei naufragatori che delle tempeste, delle scogliere e dei pescicani.

«Tutte le coste che formano l'immensa foce del San Lorenzo, il più grosso fiume del Canadà e anche quelle della Nuova Scozia, erano allora popolate da naufragatori, bricconi della peggior specie che vivevano sulle disgrazie dei poveri naviganti.

«Annidati su quelle rocce frastagliate da canali e da piccole baie, essi spiavano ansiosamente le tempeste e le nebbie.

«Quando una nave, sbattuta dalle onde, entrava nel golfo di San Lorenzo, poteva considerarsi come perduta.

«I naufragatori accendevano dei fuochi presso le scogliere per far credere ai poveri naviganti che erano i fanali di qualche porto, poi aspettavano il naufragio il quale non poteva tardare a succedere.

«Gli equipaggi, annegati da quei miserabili, si dirigevano ansiosamente verso quei fuochi e le loro navi, invece di trovare un rifugio contro la rabbia delle onde, andavano a sfracellarsi sulle rocce.

«Più nessuno poteva salvarsi perché i naufragatori piombavano sui miseri che non potevano raggiungere le coste e li uccidevano spietatamente o li ricacciavano fra le onde.

«Quante navi si sono in tal modo perdute e quanti delitti sono stati commessi da quei feroci ladri di mare!... E quali fortune sono state accumulate da quei miserabili cogli avanzi delle navi da loro fatte naufragare!...

«Ma basta: ora viene la istoria di Noël, il pescatore di merluzzi.»

Papà Miccò vuotò un altro bicchiere per bagnarsi l'ugola, riattizzò il fuoco e mentre noi ci stringevamo attorno al focolare, riprese:

– In quell'epoca mi ero imbarcato a bordo d'un legno americano il quale trafficava fra la Nuova Scozia e la Norvegia.

«Noi imbarcavamo merluzzi in America e riportavamo dall'Europa rotaie di ferro destinate alle nuove linee che si costruivano allora presso il lago Huron.

«Era un bellissimo tre alberi, di buona portata, a prova di scoglio, varato sui cantieri di Terranuova due anni prima, quindi in grado di sfidare le bufere dell'Oceano Atlantico.

«Io mi ero stretto in amicizia con certo Noël, un canadese che era stato un tempo pescatore di merluzzi e che aveva la famiglia sull'isola del Principe Edoardo, una delle più vaste del golfo di San Lorenzo.

«Come vi ho detto, era un bel giovane di ventisei anni, lesto come una scimmia e contemporaneamente robustissimo, e che passava, con ragione, per uno dei migliori gabbieri della marina inglese.

«Egli aveva un'adorazione pei suoi genitori e mi parlava sovente di suo padre, vecchio pescatore del San Lorenzo.

«Io però aveva udito da alcuni marinai delle istorie ben poco incoraggianti su suo padre. Mi avevano detto che lo ritenevano per uno dei capi naufragatori del San Lorenzo.

«Fossero quelle dicerie vere o no, vi posso dire che il figlio, in tal caso non rassomigliava affatto al vecchio pescatore di merluzzi.

«Un giorno avevamo lasciata la Norvegia con un carico di rotaie, destinate a Quebec, la capitale del Canadà.

«Noël, apprendendo che stava per tornar in patria, non mi aveva nascosta la sua gioia.

«"Rivedrò finalmente mio padre" mi aveva detto. "Sono quattro lunghi anni che io non lo abbraccio e tu verrai, Miccò, verrai a casa mia a passare qualche settimana."

«Malgrado le chiacchiere che avevo udito sul conto di suo padre, io non avevo creduto di rifiutare quel cortese invito.

«"Forse si sono ingannati" mi ero detto. "Non è possibile che un così bravo giovane possa avere un padre così briccone."

«La traversata dell'Atlantico era stata felicissima.

«La nostra nave dopo quaranta giorni era giunta in vista di Terranuova, la famosa isola nelle cui acque si pescano ogni anno miliardi di eccellenti merluzzi.

«Quei paraggi sono pericolosissimi in causa delle nebbie che vi sono densissime e di certi venti chiamati poudrin, i quali soffiano con una violenza tale che non potete averne ancora un'idea.

«Ed ecco infatti che una sera, poco dopo il tramonto del sole, una fitta nebbia cala sul mare, togliendoci di vista le coste di Terranuova.

«Noël, praticissimo di quelle regioni, avendo esercitata la pesca del merluzzo per parecchi anni, mi si accostò, dicendomi con una certa ansietà:

«"Avremo una pessima notte".

«"La nave è salda ed il golfo di San Lorenzo sta dinanzi a noi" gli risposi. "Fra qualche giorno noi saremo in vista della tua isola e potrai abbracciare tuo padre."

«"Tu mi incoraggi eppure io sono triste" mi disse il gabbiere.

«Lo guardai con stupore. Nel suo accento vi era qualche cosa di angoscioso.

«"Che ubbie ti tormentano?" gli chiesi. "Siamo a poche diecine di leghe dalla tua isola e invece di essere contento mi hai una faccia da funerale."

«"Presto avremo il poudrin" mi disse, senza rispondere alle mie parole.

«"Lascialo venire."

«"E ci farà danzare terribilmente."

«"Noi siamo abituati al rollìo."

«"E tu non conosci ancora i pericoli che possono attenderci nel golfo di San Lorenzo" mi disse con tono misterioso.

«"Cosa vuoi dire?" gli chiesi.

«"Vi sono i naufragatori" mi mormorò all'orecchio.

«Poi fuggì a poppa come se quella confidenza gli avesse bruciate le labbra.

«Intanto la nebbia era aumentata avvolgendoci completamente, e dal settentrione venivano certe raffiche gelate da intirizzirci le membra e da mettere a dura prova la resistenza delle nostre vele.

«Il capitano aveva girato al largo dalle coste meridionali di Terranuova e dopo un breve consiglio coi suoi ufficiali, aveva deciso di cercare un rifugio nel porto di capo Bretone, non osando avanzarsi nel golfo di San Lorenzo.

«La notte era diventata così oscura che non potevamo distinguere più nulla attorno a noi.

«Udivamo però i muggiti crescenti delle onde le quali scuotevano orribilmente la nostra povera nave.

«Il capitano aveva però fatto i conti senza la instabilità del vento.

«Quando già si credeva poco lontano dal porto di capo Bretone, ecco le raffiche girare al sud e spingerci nel golfo di San Lorenzo già tutto coperto di nebbie.

«La nostra situazione diventava gravissima. Eravamo in balìa dei venti e delle onde e non potevamo sapere con precisione dove ci trovavamo.

«Alcuni asserivano che la punta estrema di capo Bretone era stata superata e che correvamo lungo le coste dell'isola del Principe Edoardo; altri invece che ci trovavamo in pieno golfo.

«Verso le due del mattino, ecco una voce che grida:

«"Un faro a babordo!"

«In mezzo alla bruma, ad una certa altezza, si vedeva brillare confusamente un punto luminoso e più lontano un secondo.

«Erano i fari di qualche porto o segnali dei temuti naufragatori canadesi?

«Mentre ero intento a guardarli, mi sentii toccare alle spalle.

«"Li credi fari?" mi chiese una voce.

«Mi volsi e vidi Noël.

«"Sì" risposi.

«"Ed io non divido il tuo parere" mi disse.

«"Il mio parere è anche quello del capitano perché ha virato di bordo e cerca di accostarsi a quei due punti luminosi."

«"Temo una disgrazia" mi rispose Noël.

«"Io non credo ai tuoi naufragatori" dissi. "Simili bricconi non devono esistere che nella tua fantasia."

«La nave s'avvicinava intanto a quei punti luminosi i quali diventavano sempre più distinti, sebbene la nebbia fosse ancora densissima.

«Il capitano, credendo in buona fede di trovarsi dinanzi ad una delle piccole baie dell'isola del Principe Edoardo, aveva fatte imbrogliare le gabbie e tutte le vele alte e preparare le ancore.

«Il mare era cattivissimo in quel luogo.

«Le onde, rimbalzando contro la costa, formavano dei gorghi spaventevoli e ritornavano al largo urtando fieramente quelle che il vento spingeva.

«Una viva ansietà si era impadronita di tutti noi.

«Avevamo l'intuizione d'un grave pericolo eppure quei due fuochi ci attiravano come le lucciole attorno alle lampade, perché speravamo di trovare in quel luogo un asilo sicuro contro la rabbia del mare.

«Già non distavamo che poche gomene dai due fuochi, quando a prora s'alzò un clamore terribile:

«"Le scogliere! Le scogliere!"

«"Sono i fuochi dei naufragatori!"

«"Siamo perduti!"

«Una voce tuonante coprì per un momento quel tumulto:

«"Pronti a virare!"

«Quell'ordine era facile a darsi ma era difficile a eseguirsi, colle onde ed il vento che ci trascinavano addosso a quei maledetti scogli.

«Proprio in quel momento, i bricconi che si tenevano celati fra le rocce, aspettando la nostra perdita, spensero i fuochi.

«Il vento aveva portato fino ai loro orecchi le nostre grida e certi ormai di vedere la nostra nave ad infrangersi, ci avevano levati quei fuochi che avrebbero potuto guidare le scialuppe alla costa.

«"Credi ora ai naufragatori?" mi chiese Noël, nel momento in cui i nostri compagni si precipitavano alle manovre.

«Io non mi ricordo cosa rispondessi. Mi pareva in quel momento di essere impazzito per lo spavento.»

Papà Miccò si era interrotto per ricaricare la pipa e per bagnarsi la gola. Noi, raggruppati sempre attorno al fuoco, pendevamo dalle sue labbra e non staccavamo gli sguardi dal narratore.

Una viva ansietà si leggeva sui nostri volti e pareva che divertisse assai il vecchio marino, perché indugiava a riprendere la istoria.

– Papà Miccò, ti sei perduto sugli scogli dell'isola del Principe Edoardo? – chiedemmo.

Il quartier-mastro accese la pipa, buttò in aria due nuvoloni di fumo, poi riprese:

– Giovanotti miei, vi assicuro che non ho mai veduta la morte così vicina come quella terribile notte. Tutte le manovre tentate dalla nave erano riuscite vane in causa del vento e dell'impeto furioso delle onde.

«Avevamo appena virato d'un quarto, quando fu dato il grido:

«"Scogli a babordo!..."

«Eravamo ormai circondati da rocce ed i naufragatori ci tenevano in mano.

«Un marinaio aveva urlato:

«"Si salvi chi può! La nave è perduta!"

«Con un colpo di coltello avevo staccato un salvagente che avevo scorto appeso alla murata.

«Mi ero appena passato quell'anello di sughero attraverso il corpo, fermandolo sotto le ascelle, quando udii un fracasso spaventevole.

«La nave si era fracassata sulle scogliere!

«Senza aspettare che le onde irrompessero sulla tolda e che gli alberi cadessero, mi lasciai cadere nei flutti.

«Fra i muggiti delle acque avevo udito le grida strazianti dei miei camerati e dei comandi precipitati, poi più nulla.

«I cavalloni mi portavano via come se fossi una piuma. Mi spingevano, mi slanciavano sulle creste spumanti, poi mi rotolavano negli avvallamenti, facendomi bere a crepapelle.

«Mi ero ormai rassegnato. Era impossibile che le onde non mi frantumassero sulle scogliere, anzi mi pareva di sentire le mie gambe andarsene pezzo a pezzo.

«Dopo un quarto d'ora vidi presso di me agitarsi qualche cosa che aveva la forma umana; chiamai con quanta voce avevo e udii la voce di Noël.

«"Nuoti, camerata?" gli chiesi.

«"Ho un salvagente" mi rispose.

«"Ed i nostri compagni?"

«"Credo che siano stati inghiottiti" mi rispose.

«"E noi saremo sfracellati."

«"Lasciati portare dalle onde" mi rispose. "So dove ci troviamo."

«Una montagna d'acqua ci separò e quel bravo giovane scomparve nella nebbia.

«Io, seguendo il suo consiglio, mi lasciavo spingere dai cavalloni, senza opporre resistenza.

«Finalmente sentii un urto seguito da un acuto dolore.

«Mi parve che i miei fianchi si squarciassero e che le mie braccia si fossero fratturate.

«Cosa successe poi? Io ancora non lo ricordo.

«Quando tornai in me, cominciava ad albeggiare e la nebbia stava per alzarsi.

«Mi ero appena alzato chiedendomi se ero ancora vivo o morto, quando vidi qualcuno che strisciava giù per la scogliera.

«Credetti dapprima che fosse qualche lupo o qualche cane, poi m'accorsi che era un uomo coperto di pelli villose che gli davano l'aspetto di un orso. In una mano stringeva un rampone e nell'altra teneva una piccola azza.

«Fu un lampo! Mi ero ricordato in quel momento dei terribili naufragatori.

«Nella cintura mi era ancora rimasto il coltello. Estrarlo e levarmi in piedi, quantunque fossi tutto indolenzito, fu una cosa sola.

«L'uomo del rampone si era fermato, tenendo l'arma alzata, come si preparasse a colpirmi.

«Era un vecchio di sessant'anni, tozzo e robusto, con una lunga barba grigia e con certi occhi che somigliavano a quelli di un gatto selvatico.

«"Se tu credi d'uccidermi, birbante, t'inganni!" gridai, impugnando risolutamente il coltello.

«Quell'uomo, vedendomi deciso a vendere cara la vita, cambiò tattica e mi disse con tono umile:

«"Io sono un povero pescatore accorso per salvare i marinai e non già un naufragatore, come forse avete sospettato voi. Ho veduto la vostra nave a rompersi sulle scogliere e speravo di giungere in buon punto per aiutare qualcuno".

«"Chi ha acceso i fuochi?" gridai.

«"I miei compagni per affumicare il merluzzo pescato oggi."

«"Quei fuochi ci hanno perduti, avendoli scambiati per fari."

«Il vecchio fece o finse di fare un gesto di stupore.

«"Non vi sono fari su questa costa" mi rispose poi. "Se il capitano fosse stato pratico di questi paraggi, avrebbe dovuto saperlo. Siete ferito?"

«"No, ma desidererei un po' di fuoco" risposi. "Sono intirizzito."

«"Seguitemi nella mia casupola e troverete fuoco e ristoro."

«Era un naufragatore o era davvero un povero pescatore? Che il nostro capitano si fosse veramente ingannato?

«Trovandomi quasi nudo, inzuppato d'acqua e contuso, seguii il vecchio spiando tutte le sue mosse. Non avevo lasciato il coltello e mi tenevo pronto a piantarlo fra le spalle di quell'uomo in caso d'un tradimento.

«Dopo d'avermi fatto salire parecchie rupi, passando attraverso sentieri accessibili solamente alle capre, mi fece entrare in una meschina casupola dove ardeva un allegro fuoco. Prese una scranna e me la offerse, poi mi diede un pezzo di galletta ed un bicchiere di whisky, dicendomi:

«"Scaldatevi e mangiate senza timore. Io intanto mi reco alla spiaggia per cercare di trarre in salvo qualche altro naufrago".

«Era appena uscito, quando girando intorno gli sguardi, vidi scritto un nome sulla parete della casupola:

«Harry Noël!

«Mi ero alzato di scatto. Harry Noël era bene il nome del gabbiere mio amico.

«Un lampo aveva attraversato contemporaneamente il mio cervello: che il padre di Noël fosse veramente un naufragatore.

«Un'atroce angoscia mi aveva preso.

«Se il padre avesse incontrato il figlio?...

«Senza badare al freddo che mi intirizziva mi ero slanciato verso un angolo dove avevo veduto un grosso mantello, quindi ero fuggito all'aperto, coprendomi alla meglio.

«La notte era buia però dall'alto della roccia sulla quale sorgeva la capanna avevo scorto dei lumi erranti lungo la spiaggia.

«Erano naufragatori occupati a raccogliere gli avanzi della nave da loro fatta naufragare o poveri pescatori che cercavano di salvare i marinai spinti alla riva dalle onde?

«No, non dovevano essere pescatori; ormai ne ero certo.

«L'oscurità era fittissima, essendo ancora calata la nebbia, ma i lumi mi servivano di guida.

«Arrischiandomi in mezzo a sentieri dove correva il pericolo di precipitare ad ogni istante in qualche burrone e fracassarmi le membra, giunsi finalmente sul margine d'una rupe tagliata quasi a picco sul mare.

«Cominciava allora ad albeggiare ed un vigoroso colpo di vento aveva rialzato il nebbione.

«A duecento passi dalla riva, si scorgeva la nostra povera nave incastrata fra le rocce.

«In quale deplorevole stato l'avevano ridotta le onde e l'urto tremendo!

«Tutti gli alberi erano caduti sulla coperta ingombrandola di vele e di cordami e le murate non sussistevano più.

«Da un immenso squarcio della prora uscivano le rotaie, spinte fuor dalle onde, le quali ormai passavano tumultuando attraverso la stiva.

«Pezzi d'albero, pennoni, casse e barili e mobili del quadro, danzavano disordinatamente sui cavalloni.

«Sulla spiaggia dieci o dodici uomini, coperti di pelli e armati di arpioni, erano occupati a tirare in secco gli avanzi del naufragio.

«Urlavano e sghignazzavano, come jene in cerca di preda. Si compiacevano di quella catastrofe causata da quei maledetti fuochi accesi appositamente per ingannare il nostro capitano.

«Ad un tratto, mentre ero assorto a contemplare quell'atroce spettacolo, udii uno di quegli uomini a gridare:

«"Guarda, vi è un naufrago aggrappato alla punta d'uno scoglio!"

«"È ancora vivo?" chiese un altro.

«"Lo vedo a muoversi."

«"Un buon colpo di rampone e lo si ricaccia in mare."

«"A me ragazzi, lasciate fare a me!" gridò una voce che mi fece gelare il sangue. L'avevo riconosciuta: era quella del vecchio che mi aveva condotto alla casupola.

«Lo vidi alzarsi dietro una roccia, tenendo nella destra il rampone e nell'altra la scure e dirigersi verso la scogliera, immergendosi nell'acqua fino alle ginocchia.

«"Fermatevi!" gridai con tutta la forza dei miei polmoni.

«I muggiti delle onde copersero in quel momento la mia voce o mi trovavo troppo in alto perché i naufragatori mi udissero?

«D'improvviso vidi il sinistro vecchio balzare innanzi come una fiera, alzare la scure e lasciarla cadere contro il naufrago che si dibatteva sulla punta della scogliera.

«Quasi subito udii un urlo straziante, terribile ma non l'aveva mandato il povero marinaio, ricaduto fra le onde col cranio spaccato.

«Era stato il vecchio naufragatore.

«Lo vidi indietreggiare colle mani nei capelli, ripetendo con voce strozzata:

«"Harry! Harry Noël! Mio figlio! Ho ucciso mio figlio!"

«Poi prendere la corsa e precipitarsi fra le onde.


* * *


L'indomani sulla spiaggia si trovarono due cadaveri: quello di Noël e di suo padre!...»