I quattro libri dell'architettura (1790)/Libro I - XXVIII

Libro I - Capitolo XXVIII

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CAPITOLO XXVIII.

Delle Scale e varie maniere di quelle, e del numero e grandezza de’ Gradi.


S
I deve molto avvertire nel poner delle Scale, perchè è non piccola difficoltà a ritrovare sito che a quelle si convenga, e non impedisca il restante della fabbrica. Però si assegnerà loro un luogo proprio principalmente, acciocchè non impediscano gli altri luoghi, nè siano da quelli impedite. Tre aperture nelle scale si ricercano. La prima è la porta per dove alla scala si monta: la quale quanto meno è nascosta a quelli ch’entrano nella casa; tanto più è da esser lodata; e molto mi piacerà se sarà in luogo, ove avanti che si pervenga; si vegga la più bella parte della casa, perchè ancor che piccola casa fosse; parrà molto grande, ma che però sia manifesta e facile da trovarsi. La seconda apertura è le finestre, che a dar luce a i gradi sono bisognevoli; e deono essere nel mezzo, ed alte: acciocchè ugualmente il lume per tutto si spanda. La terza è l’apertura, per la quale si entra nel pavimento di sopra. Questa deve condurci in luoghi ampj, belli, ed ornati. Saranno lodevoli le scale, se saranno lucide, ampie e comode al salire: onde quasi invitino le persone ad ascendere. Saranno lucide, s’avranno il lume vivo e se, come ho detto, il lume ugualmente per tutto si spargerà. Saranno assai ampie, se alla grandezza e qualità della fabbrica non pareranno strette, ed anguste: ma non si faranno giammai meno larghe di quattro piedi: acciocchè se due persone per quelle s’incontrassero; possano comodamente darsi luogo. Saranno comode quanto a tutta la fabbrica, se gli archi sotto quelle potranno servire a riporre alcune cose necessarie; e quanto a gli uomini, se non averanno l’ascesa loro difficile, ed erta. Però si farà la lunghezza loro il doppio più dell’altezza. I gradi non si deono fare più alti di sei once di un piede e se si faranno più bassi, massimamente nelle scale continovate e lunghe, le renderanno più facili: perchè nell’alzarsi; meno si stancherà il piede; ma non si faranno mai meno alti di quattro once. La larghezza de’ gradi non deve farsi meno di un piede, nè più di un piede e mezzo. Osservarono gli Antichi di far i gradi dispari: affine che cominciandosi a salire col destro piede, col medesimo si finisse: il che pigliavano a buono augurio e a maggior religione, quando entravano ne’ Tempj. Però non si passerà il numero di undici, o tredici al più: e giunti a questo segno, dovendosi salire più alto; si farà un piano, che Requie si chiama: acciocchè i deboli e stanchi ritrovino ove posarsi: ed intervenendo che alcuna cosa di alto caschi; abbia dove fermarsi. Le Scale, o si fanno diritte, o a lumaca. Le diritte, o si fanno distese in due rami, o quadrate, le quali voltano in quattro rami. Per far queste, si divide tutto il luogo in quattro parti: due si danno a’ gradi e due al vacuo di mezzo, dal quale, se si lasciasse discoperto, esse scale avrebbero il lume. Si possono fare col muro di dentro, ed allora nelle due parti, che si danno a’ gradi; si rinchiude anco esso muro; e si possono fare anco senza. Questi due modi di Scale ritrovò la felice memoria del Magnifico Signor Luigi Cornaro, Gentiluomo di eccellente giudizio, come si conosce dalla bellissima loggia e dalle ornatissime stanze fabbricate da lui per sua abitazione in Padova. Le Scale a lumaca, che a chiocciola anco si dicono, si fanno altrove rotonde, ed altrove ovate: alcuna volta con la colonna nel mezzo, ed alcuna volta vacue; nei luoghi stretti massimamente si usano: perchè occupano manco [p. 85 modifica]che le diritte, ma sono alquanto più difficili da salire. Benissimo riescono quelle, che nel mezzo sono vacue: perciocchè possono avere il lume dal di sopra; e quelli che sono al sommo della Scala veggono tutti quelli, che saliscono, o cominciano a salire, e similmente sono da questi veduti. Quelle che hanno la colonna nel mezzo, si fanno in questo modo, che diviso il diametro in tre parti, due siano lasciate ai gradi, ed una si dia alla colonna, come nel disegno A; ovvero si dividerà il diametro in parti sette: tre si daranno alla colonna di mezzo e quattro ai gradi; ed in questo modo a punto è fatta la Scala della Colonna Trajana; e se si facessero i gradi torti, come nel disegno B, sarebbero molto belli da vedere e, riuscirebbero più lunghi, che se si facessero diritti. Ma nelle vacue si divide il diametro in quattro parti: due si danno ai gradi e due restano al luogo di mezzo. Oltre le usate maniere di Scale, n’è stata ritrovata una pure a lumaca dal chiarissimo Signor Marc’Antonio Barbaro Gentiluomo Veneziano di bellissimo ingegno, la quale nei luoghi molto stretti serve benissimo. Non ha colonna in mezzo: ed i gradi per esser torti, riescono molto lunghi; e va divisa come la sopraddetta. Le ovate ancor esse vanno divise al medesimo modo che le rotonde. Sono molto graziose e belle da vedere: perchè tutte le finestre e porte vengono per testa dell’ovato, ed in mezzo e sono assai comode. Io ne ho fatto una vacua nel mezzo nel Monasterio della Carità in Venezia: la quale riesce mirabilmente.
A Scala a lumaca con la colonna nel mezzo.
B Scala a lumaca con la colonna, e co’ gradi torti.
C Scala a lumaca vacua nel mezzo.
D Scala a lumaca vacua nel mezzo, e co’ gradi torti.
E Scala ovata con la colonna nel mezzo.
F Scala ovata senza colonna.
G Scala diritta col muro di dentro.
H Scala diritta senza muro.
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[p. 90 modifica]Un’altra bella maniera di Scale a lumaca fece già fare a Sciamburg, luogo della Francia, il Magnanimo Re Francesco in un palazzo da lui fabbricato in un bosco, ed è in questo modo. Sono quattro Scale, le quali hanno quattro entrate, cioè ciascuna la sua, e ascendono una sopra l’altra, di modo che facendosi nel mezzo della fabbrica, ponno servire a quattro appartamenti, senza che quelli che in uno abitano vadano per la scala dell’altro: e per esser vacua nel mezzo, tutti si veggono l’un l’altro salire e scendere, senza che si diano un minimo impedimento; e perchè è bellissima invenzione e nuova, io l’ho posta e con lettere contrassegnate le Scale nella pianta e nell’alzato, acciocchè si veda ove cominciano, e come ascendono. Erano anco nei Portici di Pompeo, i quali sono in Roma per andare in piazza Giudea, tre Scale a lumaca di molto laudabile invenzione: perciocchè essendo esse poste nel mezzo onde non potevano aver lume se non di sopra, erano fatte sulle colonne, acciocchè il lume si spargesse ugualmente per tutto. Ad esempio di queste Bramante, a’ suoi tempi singolarissimo Architetto, ne fece una in Belvedere, e la fece senza gradi, e vi volse i quattro Ordini di colonne, cioè il Dorico, Jonico, Corintio e Composito. A far tali scale si divide tutto lo spazio in quattro parti: due si danno al vacuo di mezzo, e una per banda a’ gradi e colonne. Molte altre maniere di Scale si veggono negli antichi edifizj, come de’ triangolari, e di questa sorte sono in Roma le Scale che portano sopra la cupola di Santa Maria Rotonda: e sono vacue nel mezzo, e ricevono il lume di sopra. Erano anco molto magnifiche quelle che sono a Santo Apostolo nella detta Città, e salgono sul monte Cavallo. Erano queste Scale doppie, onde molti hanno preso poi l’esempio, e conducevano ad un Tempio posto in cima del monte, come dimostro nel mio Libro dei Tempj; e di questa sorte di Scale è l’ultimo disegno. [p. 91 modifica]

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