I quattro libri dell'architettura (1790)/Libro I - V

Libro I - Capitolo V

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CAPITOLO V.

Della Calce, e modo d’impastarla.


LE pietre per far la calce o si cavano dai monti, o si pigliano dai fiumi. Ogni pietra de’ monti è buona, che sia secca, di umori purgata, e frale, e che non abbia in se altra materia, che consumata dal fuoco lasci la pietra minore; onde sarà miglior quella, che sarà fatta di pietra durissima soda e bianca e che cotta rimarrà il terzo più leggiera della sua pietra. Sono anco certe sorti di pietre spugnose, la calce delle quali sarà molto buona all’intonicature de’ muri. Si cavano nei monti di Padova alcune pietre scagliose, la calce delle quali è eccellente nelle opere che si fanno allo scoperto e nell’acque; perciocchè presto fa presa e si mantiene lungamente. Ogni pietra cavata a far la calce è migliore della raccolta, e di ombrosa ed umida cava piuttosto che di secca, e di bianca meglio si adopra che di bruna. Le pietre che si [p. 5 modifica]pigliano dai fiumi e torrenti, cioè i ciottoli, o cuocoli; fanno calce bonissima, che fa molto bianco e polito lavoro: onde per lo più si usa nelle intonicature de’ muri. Ogni pietra si de’ monti, come de’ fiumi si cuoce più e manco presto secondo il fuoco che le vien dato: ma regolarmente cuocesi in ore sessanta. Cotta si deve bagnare e non infondere in una volta tutta l’acqua, ma in più fiate, continuatamente però acciocchè non si abbruci, fin ch’ella sia bene stemperata. Dipoi si riponga in luogo umido e nell’ombra, senza mescolarvi cosa alcuna, solamente di leggiera sabbia coprendola: e quanto sarà più macerata, tanto sarà più tence e migliore, eccetto quella, che di pietra scagliosa sarà fatta, come la Padovana; perchè subito bagnata; bisogna metterla in opera: altrimenti si consuma, ed abbrucia: onde non fa presa e diviene del tutto inutile. Per far la malta si deve in questo modo con la sabbia mescolare, che pigliandosi arena di cava, si pongano tre parti di essa e una di calce; se di fiume, o di mare, due parti di arena e una di calce.