I quattro libri dell'architettura (1790)/Libro I - IV
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CAPITOLO IV.
Dell’Arena.
SI ritrova sabbia, ovvero arena di tre sorti, cioè di cava, di fiume, e di mare. Quella di cava è di tutte migliore ed è o nera, o bianca, o rossa, o carboncino, che è una sorte di terra arsa dal fuoco rinchiuso ne’ monti, e si cava in Toscana. Si cava anco in Terra di Lavoro nel territorio di Baja e di Cuma, una polvere detta da Vitruvio Pozzolana, la quale nelle acque fa prestissimo presa, e rende gli edificj fortissimi. Per lunga esperienza si è visto, che la bianca tra le arene di cava è la peggiore, e che fra le arene di fiume la migliore è quella di torrente, che si trova sotto la balza, onde l’acqua scende: perchè è più purgata. L’arena di mare è di tutte l’altre men buona; e dee negreggiare ed essere come vetro lucida: ma quella è migliore, che è più vicina al lido ed è più grossa. L’arena di cava, perchè è grassa; è più tenace, ma si fende facilmente; e però si usa nei muri e nei volti continovati. Quella di fiume è buonissima per le intonicature, o vogliam dire per la smaltatura di fuori. Quella di mare, perchè tosto si secca e presto si bagna, e si disfà per lo salso, è meno atta a sostenere i pesi. Sarà ogni sabbia nella sua specie ottima, se con mani premuta e maneggiata, striderà, e che posta sopra candida veste, non la macchierà, nè vi lascierà terra. Cattiva sarà quella, che nell’acqua mescolata la farà torbida e fangosa, e che lungo tempo sarà stata all’aria, al sole, alla luna, ed alla pruina: perciocchè avrà assai di terreno e di marcio umore atto a produrre arboscelli e fichi selvatichi, che sono di grandissimo danno alla fabbriche.