I monumenti e le opere d'arte della città di Benevento/Dell'arco trionfale a Traiano/Ubicazione dell'arco

5. Ubicazione dell’arco; perchè detto Port'Aurea; suo genere; da chi e perchè eretto in Benevento; in quale anno; suo architetto.

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5. Ubicazione dell’arco; perchè detto Port'Aurea; suo genere; da chi e perchè eretto in Benevento; in quale anno; suo architetto.
Dell'arco trionfale a Traiano - Stato presente e restauri del monumento Dell'arco trionfale a Traiano - Esame della parte architettonica
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5.° ubicazione dell’arco; perchè detto port’aurea; suo genere;
da chi e perchè eretto in benevento;
in quale anno; suo architetto.


L’Arco Traiano è messo in prosecuzione delle mura della città nel lato di Settentrione, sul versante del fiume Calore. Di là partivano due vie romane, la Egnazia, e la Traiana, dirette entrambe per l’Adriatico, mentre le altre due vie, la Latina e l’Appia, vi venivano da Roma. Ha le facce principali declinanti di 65 gradi dal meridiano.

Rossi1 asserisce, sulla fede di alcune memorie manoscritte di Benevento, che quest’Arco all’epoca della sua erezione fosse messo nel centro della città, seguendo la comune credenza che le fa assegnare una vastità che non ebbe. Per ora mi limito ad osservare che non è esatto quanto asserisce quest’autore, riserbandomi di fare, con altro lavoro, uno studio accurato sulla estensione e delimitazione della città nell’epoca Romana e Longobarda.

Sino a non molto era stretto da meschine catapecchie, che ne occupavano affatto i fianchi; quando Pio IX, dopo la venuta in questa città nel 1849, ne ordinò l’isolamento, secondo è espresso dalla iscrizione che si legge su d’una lapide messa a sinistra dell’arco, uscendo fuori la città, su una parete della prossima casa.

L’essere stato stretto in mezzo da fabbriche pubbliche e private, fin dai bassi tempi, gli acquistò il nome di Porta, come già dissi; anche per la ragione che a tale uso venne destinato. L’aggettivo Aurea gli fu conferito per la squisitezza del lavoro, anzichè per aver avute dorate o di oro affatto le lettere dell’iscrizione dedicatoria. Esiste anche a Pola nell’Istria2 un arco romano detto Porta Aurea.

De Vita3 ricavò dall’Ughelli (Italia Sacra) che il nostro monumento si chiamava Port’Aurea fin dal 774, perchè in occasione della liberalissima donazione fatta da Arechi al Monastero di Santa [p. 29 modifica] [p. 31 modifica]Sofia di questa città si fa cenno del Monastero di S. Giovanni di Porta Aurea.

Quest’Arco è trionfale o onorario?

Dissi che i Romani innalzarono due specie di Archi, gli uni onorarii, gli altri trionfali, a seconda che intesi a celebrare le virtù civili o militari del personaggio cui venivano dedicati. E ne alzarono sia durante la vita di questi, che dopo. Il nostro Arco è trionfale, come quello di Tito, e a differenza di quello di Ancona, perchè in esso vengono, innanzi tutto, rappresentate le virtù guerriere del sommo Imperatore. La vittoria alata che lo incorona, nel quadro di mezzo del lacunare del volto, quadro che è incorniciato da un ricco fregio di trofei militari, la grandiosa marcia del trionfo rappresentata nelle quattro facce del fregio, danno il significato più chiaro che tal sia.

Ma siccome sì illustre Imperatore al valor militare accoppiò con mirabile armonia le più preclari virtù civili, vi si vedono rappresentati eziandio i fatti più interessanti del suo paterno reggimento.

E questo è uno dei pregi più notevoli del monumento nostro, il quale, a differenza di altri e della colonna Traiana, in ispecie, che non portano raffigurati se non i soli fatti militari, riepiloga nei suoi quadri e bassorilievi tutta la vita del sommo Imperadore, militare, civile, sacra, pubblica e privata.4

Esso fu eretto dal Senato e dal popolo Romano all’ottimo Principe, come appare dalla iscrizione seguente che si legge nelle cartelle dell’attico in ambedue le facce principali:

imp . cæsari . divi . nervae . filio
nervae . traiano . optimo . avg .
germanico . dacico . pont . max . tbib .
potest . xviii . imp . vii . cos . vi . p . p .
fortissimo . principi . senatvs . p . q . r .

L’anno della costruzione è controverso tra gli eruditi: Giovanni De Nicastro5 la riferisce all’anno 112 dell’era volgare, Giordano [p. 32 modifica]De Nicastro6 agli anni 112 o 114, secondo il vario computo dei fasti consolari; Giovanni De Vita7 al 114; Pratilli8 all’anno 115, perchè il titolo di Imperatore VII in questo anno ebbe Traiano, secondo la opinione dei dotti; i continuatori del Salmon9 al 114; Rossi10 all’anno 114, inoltrato, che coincide coll’opinione del Pratilli. Queste sono le più verosimili, se devesi stare alla dotta dimostrazione che essi ne fanno. Il lettore che ha vaghezza di erudizione potrà consultare le riferite opere.

Quello che s’ignora affatto è il nome dell’autore dell’opera. Vi ha chi ha messo innanzi quello di Apollodoro, il celebre Architetto di Damasco, che lavorò sotto Traiano e Adriano, e da questi fu fatto uccidere. Essendo stato egli l’autore del Foro Traiano, della colonna coclide, che vi avanza ancora al presente, della famosa basilica Ulpia, del grandioso ponte sul Danubio, e di tante e tante altre insigne opere eseguite ai tempi dei sudetti due Principi11, massime sotto Traiano che l’ebbe assai caro, e considerata la squisitezza del lavoro, la ipotesi non è destituita di fondamento.

Nè reca meraviglia la ignoranza dell’autore, imperocchè è noto che era proibito agli artisti di apporre il loro nome alle produzioni del loro talento, dovendosi tramandare ai posteri solo quello del Principe; e che vi furono artisti che per eludere siffatta legge ricorsero allo stratagemma di introdurre fra gli ornati qualche simbolo che li ricordasse, come fecero i due celebri artisti Lacedemoni, Brattraco e Satiro, che, avendo innalzati alcuni tempii in Roma, incisero sui piedistalli delle colonne, che ancora si conservano,12 una rana ed una lucertola, che in greco hanno [p. 33 modifica]la stessa significazione dei nomi loro. Dobbiamo per contrario alla diligenza degli storici la memoria di molti artisti e delle opere da questi eseguite.

Ciascun autore che ha trattato del nostro monumento ha emessa la sua opinione intorno al principio che dettò al Senato e al popolo Romano la elezione di questo sito, a preferenza di Roma o di altro. Credo che tutti non avrebbero divagato inutilmente, se avessero posto mente che in Roma da poco era stato già innalzato un altro Arco, come sappiamo, nei pressi della Basilica Ulpia, nel foro Traiano; che, dovendosi tributare nuovi onori all’ottimo Principe, apparve cosa più idonea innalzargli un sì celebre monumento in provincia, e proprio in quel sito donde aveva inizio una strada costruita da lui con proprio danaro, e per dove egli era passato e ripassato in occasione delle orientali imprese guerresche. E tanto più ciò non dee recar meraviglia, se si consideri che i Romani ebbero il buon genio di erigere monumenti in ogni angolo del mondo loro soggetto. È questa la più segnalata delle loro glorie.

Note

  1. Op. cit. pag. LXXIV.
  2. Selvatico, op. cit. vol. 1. pag. 214.
  3. Op. cit. vol. 1. pag. 263.
  4. Rossi, op. cit. vol. I. pag. VIII.
  5. Op. cit. pag. 53.
  6. Op. cit. lib. 3. pag. 53.
  7. Op. cit. pag. 258 e seg.
  8. Della via Appia, riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi di Franc. Maria Pratilli— In Napoli MDCCXLV per Giovanni De Simone.
  9. Lo stato presente di tutti i paesi e popoli del mondo, Venezia, Giamb. Albrizzi, MDCCLXI, voi. 23, pag. 230 e seg.
  10. Op. cit. pag. XLIV.
  11. Milizia — Memorie degli Architetti antichi e moderni vol. I., pag. 63 e seg. Bassano MDCCLXXXV.
  12. Milizia — Op. cit. pag. 50.