I monologhi di Pierrot/III
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Un singe en veste de brocart,
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Tandis q'un négrillon tout rouge:
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Le singe ne perd pas de yeux
La gorge blanche de la dame.
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Le négrillon parfois soulève
Plus haut qu'il ne faut, l'aigrefin,
Son fardeau sompteux,
Elle va par les escaliers,
Et ne parait pas davantage
Sensible à l'insolent souffrage
De ses animaux familiers.
P. VERLAINE - CORTÈGE-FÊTES GALANTES.
Salone Pompadour, bianco ed oro a grandi specchii di Venezia: dei lampadarii di cristallo. Le finestre ed i balconi sono tutti aperti. Sera: si scorge una terrazza di marmo a ringhiera di ferro finamente lavorata ed al di là un giardino grandissimo: tutte le torcette sono accese: una gran luce. Entra una profumata brezza d’aprile; ha rubato dai fiori l’olezzo e lo incensa nelle sale. Folla: delle Marchese e dei Marchesi seduti ed imparruccati ad ascoltare: l’abiti sono una ricchezza: nubi di cipria nell’assentire delle testoline, sotto ai riflessi violenti.
- PIERROT
- tiene conferenza ed academia, dice:
A mezzo giorno si scopre sul cielo
bianca una falce di luna crescente
e sembra un velo. Le statue stanno nella quiete lungo i filari dell’alberi
e si rifanno al sole dell’umido notturno.
Pure i marmi soli gelidi; e lo sfarzo del Castello
è un bel mantello sopra un abito lacero.
Io sono un pastorello; ho imparato a belare
coi parrucconi e coi presidenti aux trois mortiers,
mentre che li épiciers impinguavan scarselle ai Lombardi
e spingeano i Piccardi le partigiane nei tafferugli della Fronda.
Or che passò una ronda, torna la calma. E dopo una Mancini
e un Mazzarino, sorge un astro di sole,
e il Pitocco si duole d’una casacca gallonata
e dello stomaco vuoto. Ma la luna di velo
sta in contro al sole e le viole son più brune nei prati.
Bon jour, mon Roy Soleil,
j’ai bu, dans le vermeil
delle tazze ingemmate un liquore
che mi diede alla testa ed al cuore,
e dalla testa uscì uno strano ed abnorme desiderio
poco serio di conquistare il mondo
ed il mio cuore espresse civetteria e inganni assai.
Bon jour, mon beau Sire de Versailles,
les falbalas, les pretintailles et les robes battantes,
et la chaconne et la criarde, et l’effronté et les passecailles
v’empiono i bei giardini e gonfiansi alli inchini,
come voi apparite, meteora luminosa, tra i viali.
E li stivali stridon sulla ghiaia e suonan le dorate stellette
delli sproni. Tal vanno i doni ai furbi,
ad empire la petite oie, le rond de bottes et les canons
des ces jeunes blondins a l’éstomac debraillé;
che se tu aggiungi un cotillon noi abbiam la cosacca
alla rhingrave. E che parrucche copron queste zucche
sdolcinate; tre libre pesano di color d’oro, o nere, o impolverate;
mentre le Dame, sotto ai guardinfanti, ricoprono i bei frutti
adulterini. O Madame Sevigné in gran toupé
fa risa e celia sopra a Bretoni arrotati e impiccati,
e la pavane gioconda come un’onda d’un calmo lago
fa danzare le Belle ed i Galanti
in ritmi affaticanti: Pastori e Pastorelle.
Lo sono fra costoro: il modo flebile empie la Tempe;
gettan vin le fontane, mentre l’acqua si compera.
L’Abate inchina e dice alla Signora
il nuovo madrigale
L’Abate inchina e canta: «La Pastora
guida dall’ospitale
stalla i montoni pettinati a incanto
e belano i montoni».
«Iride alla fontana
in contra un Cavaliere: —
Messere?
Iride è compiacente. —
Chiedere è bello a chi gentilmente
non sfugge alla dimanda. —
Il secchio dondola
ripieno d’acqua. —
Messere? —
Per il piacere
Iride è compiacente
E la fontana ghigna».
L’Abate inchina guarda e poi sorride:
«Il nuovo Madrigale
è procace, Signora, dalle guide
sfuggì della Morale. —»
Or Iride Pastora
ritorna a casa col grembiule nuovo
un grembiule di seta. —
Messere!
Iride è compiacente. —
Messere?...
Serva vostra e... discreta.» —
Così danzano l’Angioli in cielo; Padre Enriquez
vi dà queste superne voluttà d’assister dalle nuvole
ai bagni dei beati nelle probatiche piscine dei peccati
del Paradiso; e, stillanti di nanfe le lucenti membra,
Cherubi e Serafini in coro s’illanguidiscono in contorcimenti,
dopo i divini istanti della contemplazione.
Qui Molinos astuto, inzuccherato trova fuori un La Combe
chiericuto discepolo e colla Mothe Guyon lo spinge
per il mondo. Voi vedete la bella al minuetto
mostrar la grazia del candido seno! Ed è una santa!
Port Royal si perde nei numeri di Pascal,
e Fenelon vede Temelaco che bacia li occhi a Calyspo;
Giansenio odora di lontano ancora
una rivoluzione e scimiotta cattolicamente Calvin.
Bon jour, Louis XIV, bienheureux,
le nouveau temps est plus fou que le vieux,
et l’Etat c’est Toi.
Il giorno è molto strambo e lunatico alquanto:
pescan nel torbido; e se l’esca è fresca
di giovanile carne femminile, il pesciolino che vi addenta
è regale e le foree pettinate e discrete del Parco
preparano all’amate buon gioco e migliore assentire.
Tal vuol che s’innamori una Vallière
tra i ballets e le satire di Poquelin de Molière;
tal vuole che si vada in processione,
(carrozze blasonate stanno in lunga fila, alle porte)
colla Corte, dalla Voisin a comperar l’amore ed il piacere
nel verziere dalle bambine procaci sui Ponti,
tra i fiori che vendono e i baci che dispensano.
La Maintenon, un dì compagna al talamo
dell’eterna Ninon, sale vicino a voi colle pruderie,
e il sale di Scarron, sciancato ateniese della penna,
aggiunge alla politica. Che fa! La moglie attinge dal marito
se ben morto; regge bufera e ciel sereno!
Quanti delitti e quanto sangue! E nulla per chi langue!
O Roy sans pareil,
les fleurs sont des merveilles
in torno al vostro trono, ma son fiori funerarii
alla regalità. I fiori asfissiano, ed io non conto nulla.
Contano i gentiluomini che non faticano,
o che miglior fatica dicon l’amore, Gentiluomini frolli
a cui l’onore siede sul cordon bleu, o pur nei molti ornati
justaucorps à brevet. I Persiani in Francia.
Salamelech, Salamelech; Pierrot e Pierrettes
fan grandi riverenze alle parvenze d’una celebrità,
e tutto appare azzurro ed ingemmato. Che peccato!
Vedran vermiglio un dì; va così la bisogna
e chi non conta conterà.
Nos Gentilhommes Louis, qui ont ésprit,
souvent ils me traiten de Faquin ou grand
contantement, e fanno meraviglie
tra le famiglie dei servi Duchi e Pari del Regno
memorando ed acciecante che anela all’impossibile.
L’abito è tutto d’oro. Verranno le servette Colombine
in gran pompa a servire il caffè, poi che le Marchesine
attendono tra loro a Rambouillet a preziosare in percé;
e qualcun muor di fame sullo strame della capanna,
se pure i bei montoni dell’Arcadia molli digestioni
fan di sopra ai soffici canapé e belano rondeaux
ed augurali odi alla nuova charmante beauté.
E quanti nastri, quanti galloni per i poltroni
che scutrettolano a Corte: le leggi suntuarie
son molte e varie: ma, nei boschetti ed in riva
ai laghetti, l’oche di diguazzano impettite e fiere,
e le bufere passan lungi di sopra alle teste:
e pur Turena vince in Lorena
e Villars, boja nobile, ripete sopra ai monti
la Saint Bartelemy. Non avremo noi, «Popolo»
una nostra e profittevole saigné à blanc?
Bon soir, Roy Soleil; il vino, nel vermeil
delle coppe preziose, se pur sappia di rose,
mi rovescia lo stomaco. Di queste trecent’annue di merletto
sulle spalle sui fianchi e sul petto
che mi aggiustò il sartore del «Bourgeois Gentilhomme»
ne faremo una corda, se vi pare:
le cose rare van conservate per le adoperare.
Oh, maliziose occhieggeranno gialle
le lanterne, tra l’alberi del Jardin Royal,
poi ch’attendono frutti umani e saporosi.
Oh i merletti di seta e le corde di canapa!
Così notiamo in rosso in sui cahiers
per una storia da rifarsi a gloria della nazione
Lauzun e Villeroy, de Daillon e de Varde
ed altri ancora ed altre ad edificazione
tra preti e monache e bionde cordigiane,
o mon Roy Soleil
Ed acciecaste il dì che riceveste l’Ambascieria infedele
del Gran Turco; d’oro a fatto e per quattordici
milioni di diamanti rifolgoravi a torno!
Quanto ne date per satollare Jaques che non dimentica?
Bonne nuit, mon Roy Soleil;
le souper de minuit,
entre les divines beautées de votre Cour
je crois, qu’il ne vedra le petit jour de lendemain.
I papagalli gridan nelle gabbie e le scimie
ammiccan dalle barre delle chiostre argentate.
Sganarelle e Scapin preparan Figaro, e, dopo Boileau,
noi vedremo Voltaire. Il sole è dunque spento,
sale la luna infida a minacciar di corna;
Pastor dell’a venire, Pierrot enigmatico, ha fronzoli
e catene scintillanti, ma aspetta un’informe.
Alcun si pregia d’impormi già una divisa bianca.
Non forse alli Italiens? Non udiste la musica nuova?
Dopo la complainte di Malboroug avremo i mirlitons.
Ed Arlecchino e Colombina? La luna è in sulla cima
d’un Castello turrito e sogghigna la mezza maschera
argutamente. Della plebea polvere sal dal viale
ad offuscar la luna ed a coprire tutto il Palazzo.
Verrà il Parco dei Cervi, lo inzuccherato Latour
e Pompadour, e la mouche assassine
e la guitare avec la mandoline,
e Watteau ch’apparecchia galee per Citera,
e le Marchese, e Dorat dai mille baci conditi,
e i negrillons pochards caudatarii alle belle signore
ed amanti nell’ore indiscrete del giorno;
e Faublas, e Valmont e le danze ed i morbi
e tutto il resto. Io sto per ora colla Galatea di Cervantes.
Beh! beh! poi che i montoni cozzan coi caproni
e la vittoria è per le corna. La luna sorella punta
di fatto le corna all’occidente e presente.
Bonne nuit, mon Roy Soleil, le vermeil
della tazza si sdora alle labra, ed il liquore fa male al cuore.
Muteremo paese; oh nostalgia d’un vero sole
e d’una vera luna! Le stelle girano sul cielo a mille;
se la luna si spenga? Ma getta sangue e la sua faccia
piange. Questa notte è ben lunga. L’impure
avranno tanti baci e carezze da farvi imaginare
che il tempo passi presto? Ed io resto:
sta, nella nuova veste ch’ora attende il Pierrot,
un perché che non so, ma che mi fa tremare.
Bonne nuit, il ne faut pas revenir de Saint-Denys;
le déluge est bon juge!...
Pierrot fa silenzio. Molte torcette ai candelabri si sono spente, ed è più più freddo il vento che spira dal giardino, senza profumi. I Marchesi e le Marchese, non persuasi, sorridono, ridono; l’ironia li rende allegri. Ma la cipria sembra cenere sulle capigliature e le parrucche, ed i riflessi violenti dei metalli e delle ricchezze sono alquanto offuscati. Pierrot assicura in un gesto la verità della cosa profetizzata: e passa un brivido ghiacciato sulla adunanza. Molte altre torcette si spengono d’un tratto: è quasi bujo nella sala. Li occhi di Pierrot scintillano.