<dc:title> I fioretti di Sancto Francesco </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Anonimo</dc:creator><dc:date>XIV secolo</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_L&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20240703071116</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=I_fioretti_di_Sancto_Francesco/Capitolo_L&oldid=-20240703071116
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Dicendo Messa frate Giovanni della Verna il dí dopo Ognisanti, vide molte anime andare a cielo.
D
icendo una volta il detto frate Giovanni la Messa il dí dopo Ognisanti per tutte l’anime de’ morti, secondo che la Chiesa ha ordinato, offerse con tanto affetto di carità e con tanta pietà di compassione quello altissimo sagramento, il quale per la sua efficacia l’anima dei morti desiderano sopra tutti gli altri beni che per loro si possono fare, ch’elli tutto parevà che si istruggesse per dolcezza di pietà e di carità fraterna. Per la qual cosa in quella Messa levando divotamente il corpo di Cristo et offerendolo a Dio padre, e pregandolo che per amore dello suo benedetto figliuolo Jesú Cristo, il quale per ricomprare l’anime era penduto in croce, gli dovesse piacere di liberare delle pene di purgatorio l’anime dei morti da lui criate e ricomprate; immantanente elli vide quasi infinite anime, uscire dallo purgatorio a modo che faville di fuoco innumerabili che uscissono d’una fornace accesa, e videle salire in cielo per gli meriti della passione di Cristo; il quale ogni dí [p. 188modifica]è offerto per gli vivi e per gli morti in quella sagratissima ostia, degna d’essere adorata in secula seculorum. Ammen.