I Salmi di David (Diodati)/SALMO V

SALMO V.

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SALMO IV SALMO VI
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SALMO V.

1          A’ detti miei gli orecchi intenti
     Porgi, Signor dolce e pietoso.
     A que’ che spande il cor doglioso
     Davanti a te, duri lamenti,
     Mirar consenti.

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2          Lasso, mio Re, non mi si nieghi
     Udienza appo te, al mio grido,
     Quel Dio tu se’ nel qual confido.
     Non far che tanti umili prieghi
     Indarno spieghi.
3          A’ primi albor, divoto, imprendo
     Conte del cor le cure farti.
     A’ primi albor piaccia chinarti
     A’ pianti miei: mirando attendo,
     E da te pendo.
4          Perocchè l’empietà gradire
     In te non cade, o giusto Dio.
     Non teco alberga il petto rio:
     Anzi lo vuoi da te sbandire,
     Per lontan gire.
5          Di tua tremenda Maestade
     Non può portar l’occhio severo
     L’uom, cui d’orgoglio erra il pensiero.
     Appo te, chi opra iniquitade
     In odio cade.
6          Tu fai perir chi, con mendace
     Lingua, va dietro a frodi prave.
     In abbominio il Signor have
     Cui l’uman sangue spander piace,
     E l’uom fallace.
7          Ma, venend’io, per quel favore,
     Ch’a me, Signor, allarghi tanto,
     In Casa tua, nel Tempio santo,
     Adorerò, chino di core,
     Nel tuo timore.
8          Me la tua grazia e scorta fida,
     Di tua giustizia al calle invie.
     Spiana ’l sentier a l’orme mie.
     Per iscampar la turba infida
     Sii tu mia guida.
9          Dritto parlar non hanno in bocca,

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     Tristizie sol cova il cor fello.
     La gola lor foce d’avello
     Sembra, lusinghe il cor accocca,
     La lingua scocca.
10          Dannati sien per tua sentenza,
     Disperdi il cauto lor consiglio.
     Pe’ molti error, d’irato ciglio,
     Caccia chi ti negò temenza,
     Ed obedienza.
11          E fa goder, in festa e canto,
     Chi spera in te, di gioia eterna.
     Protezion porgi superna,
     A chi d’amar ha vero vanto
     Tuo Nome santo.
12          Perchè, Signor, da te dipende
     Tutto ’l ben, ond’il giusto gode:
     E scudo gli è, di tempre sode,
     Il tuo favor, che lo difende
     Da chi l’offende.