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salmo iv. | 5 |
3 A scherno infin a quando, o nobil gente,
Vi fie la gloria mia?
Ed a menzogna ria,
E vana falsità, terrete mente?
4 Eletto s’ha ’l Signor, vi fie pur noto,
Un Re diletto, e pio:
E per ciò il grido mio
A lui giammai non fie che spanda a voto.
5 Santo tremor dal mal oprar vi stoglia.
Ciò raggirando il core,
Del sonno a le quete ore,
De l’imprese compir scemi la voglia.
6 Quindi con pura mente e vivo zelo,
Rivolti a’ sacri uffizi,
Pietosi sacrifizi
Offrite in fede nel gran Re del cielo.
7 Oh chi, dice la gente al senso intesa,
Farà di beni paghe,
Le nostre voglie vaghe?
A me svela, Signor, tua faccia accesa.
8 Così gioia maggior nel cor m’infondi,
Che, quando lor consenti
Dovizia di frumenti,
O che di mosti lor ricolta abbondi.
9 Al sonno allenterò la salma grave,
Giacendo in alta pace.
Che sol tua cura face,
Che ’l cor sicur nissun periglio pave.
SALMO V.
1 A’ detti miei gli orecchi intenti
Porgi, Signor dolce e pietoso.
A que’ che spande il cor doglioso
Davanti a te, duri lamenti,
Mirar consenti.