I Salmi di David (Diodati)/SALMO CIV
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SALMO CIV.
1 Alma mia, del Signor i pregi canta:
Quanto se’, Dio mio, grande in infinito.
D’alto splendor e Maestade santa,
Nel solio eterno siedi rivestito:
Di sfavillante luce egli s’ammanta,
E ’ntorno a sè del ciel il circuito
Spiega, qual in real tenda, cortina,
L’infocata a velar faccia divina.
2 Ei de le sue sovracelesti sale
Erge ne l’acqua i gran palchi stellanti:
Di carro in vece su la nube sale,
Tutto da’ venti rapidi e volanti.
L’aure suo’ messi fa snelli de l’ale,
E suo’ ministri i fuochi divampanti.
Ei la terra fondò su basi fisse,
Nè fie ch’ella giammai crolli o s’abisse.
3 Già l’ingombrasti a guisa d’ampia veste
D’acque voragginose, che poggiaro
De’ più gran monti su l’altere teste.
Ma poscia, a lo sgridar del tuono chiaro
De la tremenda tua voce celeste,
A fuggir quinci ratto si voltaro.
Se pria premuti avean monti sublimi,
Calaro a’ luoghi vallicosi ed imi.
4 Tu lor canali e cavi letti festi,
Con chiostri e sbarre d’arginati lidi,
Che ’l fiotto lor la terra non calpesti,
Sboccando fuor degli assegnati nidi.
E per valli e pendici il corso desti
A’ ruscei, che per mezzo i monti guidi.
Quindi han le belve lor bevande liete,
Quivi l’onagro ancor spegne la sete.
5 Lungh’essi albergan in fronzuti tetti
Gli augei, snodando armoniosi accenti.
Tu dagli eterei tuoi alti ricetti
Su monti fai colar piogge repenti.
Onde il terren tu sazi con gli effetti
Di tua virtù, sì che gregge ed armenti,
V’hanno d’erba e di fien larga pastura,
E cibo e pan l’umana creatura.
6 Tu col vino de l’uom rallegri il core,
E con olio la faccia gli abbellisci.
E perchè la virtù stanca ristore,
Con l’almo pan lo sostenti e nudrisci.
Gli eccelsi alberi tuoi di fresco umore,
In monti e selve, liberal fornisci.
I cedri ancor, cresciuti sul Libáno,
Ch’altra cura non san che di tua mano.
7 Quivi s’annidan i pennati uccelli,
La cicogna ripara su gli abeti:
Erran pe’ monti i cavrioli snelli,
Han per casa i conigli antri segreti.
La luna a’ raggi inargentati e belli
Tu creasti, perchè mesi discreti
Distingua al mondo, e per te il Sol levante
Sa de l’Occaso il segno variante.
8 Se l’aria adombri col notturno velo,
Soglion sparse vagar bestie selvagge.
Pasto da te, ruggendo fin al cielo,
Braman i leoncelli per le piagge.
Al far del dì, con arricciato pelo,
Ciascun di lor in tana si ritragge:
E l’uom al suo lavor esce sicuro,
Fin che ’l giorno sen fugga al vespro oscuro.
9 O quanto sono eccelsi ed ammirandi
I tuo’ lavor, fatti col magistero
D’alto saver! tu beni in copia spandi
Dal ciel, e d’essi colmi il mondo intero.
Piccoli pesci, senza fin e grandi,
Guizzan nel vasto sen del mar altero.
Corrongli addosso navi e la balena,
Che tu formasti, in quel giuoca di schiena.
10 D’ogni vivente a te la speme è volta,
Ch’a tempo l’esca sua tu gli dispensi:
Qualor la vuoi largir, tosto è ricolta:
S’apri la man piovon lor beni immensi.
Se la faccia altresì tieni rivolta,
Meno la vita lor smarrita viensi.
Se l’almo spirto a te rappelli, in polve
Natia ciascun morendo si risolve.
11 Ma se rimandi l’aura tua vitale,
Tu gli ristori, ed il funesto aspetto
Fai rifiorir del mondo universale.
Il Signor sie lodato e benedetto,
Come è sua gloria eterna ed immortale.
Prenda ei ne l’opre sue caro diletto.
La terra ei scote co’ suoi sguardi santi:
Fuman i monti se gli tocca ansanti.
12 Al Signor canterò mentre avrò vita,
E del mio Dio salmeggerò le lodi:
Da lui sarà la mia canzon gradita,
Ed in lui gioirò in festivi modi.
Dal mondo sie la rea schiera sbandita,
E gli empi, o Dio, di sterminar ti godi.
Al grande, anima mia, Signor eterno,
Vanto di bocca e cor porgi superno.