Capitolo L. Continua la Battaglia del Volturno

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Capitolo L. Continua la Battaglia del Volturno
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CAPITOLO L.

CONTINUA LA BATTAGLIA DEL VOLTURNO.
BRONZETTI A CASTEL MORRONE.

A egregie cose il fort’animo accendono
L’urne de’ forti, o Pindemonte!
E bella! e santa fanno al vïator
La terra che le ricetta.
(Foscolo).


Accanto alla illustre e martire famiglia dei Cairoli, e di tante altre per cui veste lutto l’Italia militante, l’Italia dei generosi! posiamo alla venerazione di tutti, quella dei Bronzetti.

Il maggiore, caduto contro gli austriaci a Seriate. Il secondo, non meno eroicamente, a Castel Morrone.

Ho già detto essere la nostra linea di battaglia difettosissima, per irregolarità del terreno, e per troppa estensione. Ebbene, per fortuna nostra, fu pur difettoso il piano di battaglia dei generali borbonici. Essi ci attaccarono con forze considerevoli su tutta la linea; in sei punti diversi, a Maddaloni, a Castel Morrone, a S. Angelo, a S. Maria, a S. Tammaro, ed in un [p. 293 modifica] punto intermediario di cui non ricordo il nome, ove comandava il generale Sacchi.

Diedero così una battaglia parallela, cozzando col grosso del loro esercito, contro il grosso del nostro, ed assalendo posizioni da noi studiate e preparate.

Se avessero invece preferito una battaglia obliqua, cioè, minacciato cinque dei punti summentovati, con avvisaglie di notte, e nella stessa notte portare quarantamila uomini sulla nostra sinistra a S. Tammaro, o sulla nostra destra a Maddaloni, io non dubito, essi potean giungere a Napoli con poche perdite.

Non sarebbe stato perciò perduto l’esercito meridionale, ma un grande scompiglio ce lo avrebbero cagionato. Con un’ala rotta, ed il nemico padrone di Napoli, e delle nostre risorse, diventava l’affare un poco serio.

Mentre la pugna ferveva nelle pianure Capuane, il maggiore Bronzetti, alla testa di circa trecento uomini, sosteneva l’urto di quattromila borbonici, e li respingeva a varie riprese dalle posizioni da lui occupate. Invano il nemico intimò la resa a qualunque patto. Invano! Il prode Lombardo avea deciso di morire co’ suoi compagni, ma non arrendersi. E tale era l’eroica risoluzione di tutti! — Avanzo di dieci assalti, pochi restavano del suo piccolo battaglione, e la maggior parte giacevano morti o morenti sul campo della strage. I pochi restanti però, trincerati nell’alto [p. 294 modifica] del rovinato castello, non vollero saper di resa, animati dall’esempio del valorosissimo capo.

«Arrendetevi, ragazzi!» gridavan gli ufficiali borbonici, edificati da tanta intrepidezza, e certamente orgogliosi di tali concittadini: «Arrendetevi, non vi sarà tolto un capello: già faceste abbastanza per l’onore!» — «Che arrendersi!» gridavano quei superbi e gloriosi figli d’Italia: «fatevi avanti! se avete animo!»

Essi terminarono sino all’ultima cartuccia, sostennero l’attacco finale colla baionetta, e caddero tutti!..... Alcuni pochi feriti furono trasportati a Capua.

E dove giaciono le ossa di tanti prodi e dell’illustre duce Bronzetti?.....

Italia le ricordi!