Guida illustrata di Montepiano e sue adiacenze/Cerbaja

Cerbaja

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Da Montepiano alla Torre di Luciana Itinerari

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CERBAJA




PP
er quanto la distanza dì circa 20 chilometri che corre fra Montepiano ed il castello di Cerbaja possa far sembrare estranea alla Guida presente una descrizione di quest’ultimo, io non so dispensarmi dal darne un qualche cenno, convinto se non altro di fare cosa gradita al Viaggiatore amante [p. 86 modifica]delle memorie medioevali.

Infatti il Castello di Cerbaja insieme alle Contee di Vernio e di Mangona ebbero a subire nei tempi di mezzo vicende più tristi che liete, e tanto da renderli degni di storica menzione.

Per il Viaggiatore che, partendo da Prato in Toscana, voglia visitare la Rocca di Cerbaja, o per quello che intenda invece recarvisi da Montepiano, la strada da tenersi sarà la via provinciale Prato-Bologna che costeggia, ora in aperta campagna ed ora fra dirupi, il fiume Bisenzio fino a Mercatale. Arrivati in prossimità del decimo miglio di strada a contare da Prato, si offriranno al suo sguardo, a cavaliere di una ripida pendice, i grandiosi ruderi di un vetusto castello, la cui torre sfidando le ingiurie del tempo e degli uomini é [p. 87 modifica]tuttora in piedi.

Giunto a piè del poggio traverserà il ponte che si ritiene opera del 300; e s’incamminerà per l’erto colle che spesse volte confondendosi con le roccie circostanti rende il cammino assai difficile e faticoso, tanto più che per quelle roccie riesce impossibile trovare schermo ai cocenti raggi del sole. Dopo 20 minuti giungerá alla rocca.

Vi si accede anche per un’altra via alquanto più comoda, ma assai più lunga, la quale conducendo da prima ad una casa colonica, perviene al castello passando quasi pel crinale del poggio.

Credo utile avvertire fin d’ora il Viaggiatore che una tale strada non è da farsi nelle ore calde della giornata; e in questo caso converrebbe almeno premunirsi dalle soverchie correnti d’aria [p. 88 modifica]che si riscontrano al culmine del poggio.

Nelle antiche pergamene il castello è chiamato Cerbaria o Cervaja, e le prime memorie si trovano nel 1165 nel quale anno l’Imperatore Federigo Barbarossa concesse Cerbaja insieme a molte altre terre del Toscano e del Bolognese in feudo ai Conti Alberti di Mangona e di Vernio. Costoro non rimasero al certo secondi agli altri signorotti, nell’esercitare i loro diritti o meglio le loro infamie feudatarie, giacchè si sa che sparsero il terrore nei due limitrofi territori, con le rapine e con i saccheggi, il che acquistó loro il nomignolo di Conti Rabbiosi. Fu appunto in quest’epoca che l’Alighieri, allora ventenne, si portò una sera d’inverno a questo Castello per ottenere ospitalità dai Conti Alberti. Ma per quanto chiamasse, e con [p. 89 modifica]preghiere domandasse ricovero, non fu ascoltato; e sarebbe stato costretto a passare tutta la notte al soffio gelato della tramontana, e sotto il freddo nevischio, se una capanna da pastore non gli avesse apprestato albergo ospitale. Per vendicarsi di questo, il fiero Ghibellino pone l’ombra di Napoleone e d’Orso figli di Alberto nella Caina, dove finge che gli spiriti siano tormentati dal gelo.

Nel 1361 la Repubblica Fiorentina acquistò dal Conte Niccolao degli Alberti la Rocca di Cerbaja per 6200 fiorini d’oro, allo scopo di reprimere i Conti Bardi, fino dal 1335 feudatari di Vernio, i quali con le loro vessazioni e crudeltà molestavano il paese. Le ultime notizie che se ne hanno si trovano negli Statuti di Firenze del 1415 ove è detto che dall’epoca della compra [p. 90 modifica]della Cerbaja, questo feudo insieme a Usella, Montaguto e Gricigliana formò una nuova Comunità della Repubblica. A poco a poco Cerbaja andò decadendo, finchè abbandonata all’intemperie del tempo si ridusse nello stato presente.

Per quanto deplorevole però sia oggidì lo stato di conservazione del vetusto Castello di Cerbaja, pur tuttavia ben si scorge di qual robustezza e sicurtà insieme dovesse esser la rocca. Essa rimane quasi a picco e domina, formandone come il centro, la via che dal Bolognese conduce nel Toscano, e che gira alle falde della montagna. La vecchia torre quadrata, smantellata ed in rovina, è posta in mezzo ad una grossa e solida muraglia di figura pentagona, essa pure squarciata in più luoghi. Dal lato di mezzogiorno più in basso, si [p. 91 modifica]vede tuttora la cisterna, non ampia per vero dire, ma forse molto profonda, il che non può in modo alcuno verificarsi, per esser quasi del tutto ripiena di macerie. Più in basso ancora si vedono delle traccie di muraglie che forse potrebbero esser gli avanzi della cappella del Castello, giacchè questa ha sul davanti un piccolo piazzale che secondo alcuni avrebbe servito di cimitero. Tale induzione non è affatto fuor di proposito: poichè all’estremità opposta vi si vede una pietra forata, a guisa di base, in cui doveva esser collocata la croce di legno; e vari altri pezzi di muraglie si trovano sparsi nella località.