XIX — Da Castiglione al Santuario di Boccadirio

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XIX — Da Castiglione al Santuario di Boccadirio
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XIX.

Da Castiglione al Santuario di Boccadirio per Baragazza

È omai compiuta la via carrozzabile per Baragazza. Si traversano i Poggiali, si prende la nuova strada comunale, al Dominus vobiscum; si segue a destra, si rasenta Cà di Landino, si scende al Setta, che si varca sopra un ponte di bella e robusta struttura, e si risale a Baragazza. Vi siamo in poco più d’un’ora.

Baragazza è una ben’antica terra;1 ha un bel tempio parrocchiale, un alto e svelto campanile, in buona arenaria, di costruzione recente; fabbricati generalmente discreti, taluni eleganti; buona, robusta, laboriosa popolazione di 1800 abitanti nel 1881, e di 2030 secondo l’ultimo censimento (1901).

È nativo di qui D. Luciano Milani, distinto filosofo e letterato, tenuto meritamente in gran pregio.

Da Baragazza, proseguendo un altra mezz’ora, ci si presenta Boccadirio, santuario rinomatissimo, cui [p. 112 modifica]conduce un erto stradone. In doppia fila superbi, giganteschi abeti l’ombreggiavano2, quasi alabardieri di guardia; ma, per vetustà, son ben ridotti di numero. Potesse ripetersi anche qui.

Uno avulso non deficit alter,
Aureus; et simili frondescit virga...2

E, vivaddio! non ci vorrebbe un grande sforzo, per cui spetta a riempire i vuoti lasciati dalle piante cadute sotto il peso degli anni e dei venti ed anzi accrescerne il numero.

Il tempio è fabbricato in fondo ad una vallèa, a cavalcioni d’un torrente, Àvona, in una gola di monti ripidissimi e scoscesi, che lo dominano a guisa di vallo minaccioso.

La posizione del Santuario è melanconica e triste, specialmente per chi è abituato alle belle sodisfazioni, che offrono le vette aeree dei monti. Eppure, è un bel monumento di quello che può la Fede nel vincere qualsiasi difficoltà...

Il Santuario è grandioso con una piazza relativamente vasta: il tempio ed essa cinti da bei portici; che non servono soltanto d’ornamento, ma sono di una vera e propria necessità, onde possa ricoverarsi la folla dei credenti, negli improvvisi temporali, durante le feste solenni. Sul nudo lastricato, molti di lontano, riposano, non «sub Iove frigido» ma, sotto le volte dei portici, le stanche membra, nella [p. - modifica]Sasso della Mesola (Cigno delle Mogne) [p. - modifica]Madonna di Luca della Robbia - Ricordo di Boccadirio [p. 113 modifica]notte che precede le festività più ragguardevoli le quali, però, son tutte sugli estremi della primavera ed in estate.

Di faccia alla porta maggiore del tempio v’ha una fonte, che potrebbe e dovrebbe essere ricca d’acqua freschissima. È cosa che non fa punto onore all’Amministrazione del Santuario....

Abbiamo dinanzi un S. Pietro in miniatura.

Fu in questi ultimi tempi restaurato, quando l’imagine della Vergine fu solennemente incoronata (Agosto 1880) dal Card. Lucido M. Parrocchi, Arc. di Bologna, nel nome ed autorità del Capitolo di S. Pietro in Vaticano, ricorrendo il IV centenario dell’apparizione di cui terremo parola.

Nel 1894 la facciata del tempio, d’ordine misto, bella ed elegante, fu quasi rimessa a nuovo. Nel frontone si legge «Qui me invenerit, inveniet vitam et hauriet salutem a Domino. Vi sono poi due lapidi commemorative in marmo. In quella a sinistra si legge:

A onore della Beata Vergine Delle Grazie
L’antica facciata
Guasta dall’intemperie — L’A. 1894
Con le generose offerte dei pellegrini
Accorsi a Boccadirio
In questa forma
Fu rifatta ed abbellita.

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Ecco quella a sinistra:

A ricordare l’insigne prodigio
Della gran Madre di Dio
Che apparsa nel MCCCCLXXX.
Ai giovinetti pastori di Baragazza
Donato Nutini e Cornelia Evangelisti
Volle qui eretto il suo Santuario
L’a. 1894 rinnuovandosi la facciata
Fu posta questa memoria.

Narra la pia leggenda che il 16 Luglio 1480 la B. Vergine comparisse a due fanciulli decenni, Donato Nutini, che fu poi, per lunghi anni, parroco esemplare a Cirignano, non lungi da Barberino di Mugello, ed a Cornelia Evangelisti, chiamata poi Suor Brigida, che dette mostra di virile coraggio e di senno incomparabile, nella triste circostanza del funereo sacco di Prato, compiuto nel 1512,3 dai pontificio spagnuoli guidati dal Cardona, capo di quelle masnade, gli scomunicati del Cardinal dei Medici4. Chiuse la pia donna placidamente i suoi giorni nel monastero di S. Vincenzio a Prato, dove fu per molti anni superiora, e dove la sua memoria rimane viva, venerata e cara tuttora. [p. 115 modifica]

Secondo la tradizione popolare, sul luogo dell’Apparizione, e per comando fattone dalla B. Vergine ai fanciulli, ai quali predisse eziandio i loro futuri destini, dagli abitanti della vicina terra di Baragazza, col concorso dei devoti e specialmente dei Pepoli, Signori di Castiglione, fu edificato il tempio5.

Alla costruzione di questo, prese non piccola parte Antonio Pepoli, uno dei dinasti. Il primitivo tempietto si cangiò poi nel presente Santuario, che rimonta a quasi due secoli fa, come può arguirsi dalle date 1706-1707 inscritte in talune basi delle colonne sorreggenti il ponticato, e dalle memorie locali. — Potrebbe, però, darsi, che il porticato fosse costruito qualche poco posteriormente al tempio. Al munifico Antonio Pepoli s’attribuisce l’ardito ponte, che unisce le due rupi, ponte su cui quasi a cavalcioni sorge la Chiesa.

Questa è a tre navate chiuse da altari: di fronte alla centrale è l’altar maggiore, tutto adorno di finissimi marmi e stucchi. Sovra esso ammirasi il bassorilievo in plastica robbiana, opera attribuita a Luca stesso, gloria inarrivabile ed imperitura dell’arte italiana. Gli fu affidato da Suor Brigida Evangelisti, memore dei suoi monti natii, della prodigiosa apparizione, devota alla Vergine in cui ponèa fede vivissima.

Bello e ispirante devozione, è il bassorilievo [p. 116 modifica]rappresentante la Vergine col Divino Fanciullo. — La madre s’avvicina il pargolo per baciarlo: le labbra sembrano sfiorarsi. Testoline d’angeli vaghissime sormontano sovra nubi leggiere il santo spettacolo. La fisonomia della Madre di Dio ha qualche cosa della stupenda Ilaria del Carretto, scolpita da Iacopo della Quercie.

Una folla di credenti accorre a venerare la Donna Celestiale, e in quelle gole aspre e selvaggie, forse, un giorno, ricovero di masnadieri e di banditi, odi risuonar cantici devoti, vedi trarre a migliaia e migliaia, gente, che ama, che spera, che crede.

Qui dee ricordarsi Federico Dall’Olio da Castiglione. — Lo conobbi appena, ma la sua imagine buona mi è sempre rimasta nell’animo. Fu di cuore eccellente, di buoni studi, di religione profondamente sentita e che si esplicava in opere di sapiente carità. Qui visse, diversi anni, come dicono, Custode; rese a Dio l’anima eletta nell’aprile del 1890, non ancora quarantaduenne a Baragazza, ove era stato traslocato come Arciprete e dove lo circondavano l’affetto e la stima di tutti.

Da Castiglione a Boccadirio, a piedi, andata e ritorno ore 4 circa.

Note

  1. Quando Taddeo Popoli ebbe in dono da’ Fiorentini Baragazza questa prosperava; aveva un 4000 abitanti. Vedi Gozzadini, Giovanni Pepoli e Sisto V, Cesira Pozzolini Siciliani. Montepiano e Boccadirio.
  2. 2,0 2,1 Virgilio. Eneidi. L. VI.
  3. Pelagatti Prof. Mons. Giovacchino. Cenni storici di Boccadirio.
  4. Calendario Pratese 1846. Anno I. Tip. Ranieri Guasti.
    Antica cronaca del Santuario ecc. ripubblicata dal prof. D. Luciano Milani.
  5. Milani Prof. D. Luciano. — Opuscolo cit. — Pelagatti Mons. Giovacchino. Notizie Storiche. Il Pelagatti canonico della Cattedrale di Prato, uomo di cuore e d’ingegno, studioso e diligente storico del Santuario, quanto ne era amante, spirò poco più che sessantenne, il 24 Gennaio 1901, nella sua città nativa.