VII — Corsi Fluviali

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VII.

Corsi Fluviali

Il Castello e il villaggio son molto ricchi di chiare, fresche e dolci acque, zampillanti dal Gatta selvoso, ma anche tutto il Comune ha corsi abbondanti e torrentelli e rivi, che scendono dai fianchi delle masse montane. E quale impressione profonda non produce nell’animo il passar dello sguardo dalle vette aeree, dai picchi solitari, dalle criniere ordinate o ondeggianti, dagli altipiani sorretti da alte e dirupate roccie, ai dolci pendii dei clivi, ove più si allargan le valli; dalle insenature improvvise alle aspre vallèe, alle gole profonde, ove scorrono mormorando le limpide acque! Il paesaggio idilliaco prende tutt’altro aspetto quando, o pel disgelo primaverile, o per temporale improvviso, si gonfiano rimugghiando i torrenti!....

Il corso fluviale più importante del Comune è il Sétta, che trae le sue scaturigni dalle Alpi di Cavarzano, dal Monte della Scoperta al di sopra della storica Badia di Montepiano, uno dei tanti nidi, ove si fermarono i figli di Benedetto.

Dopo il primo correre dalle sorgenti tra scogli e cascatelle, il Sétta adima se stesso, volteggiando traversa Montepiano, riceve il tributo delle acque, che [p. 32 modifica]scendono dall’ampio anfiteatro, che circonda quel villaggio, e s’avvia per una valle, che procede, lungo un bel tratto, restringendosi. Si slontana a nord-est da Castiglione; riceve a destra presso la Badia Vecchia, di fronte alla diruta ròcca di Civitella, il Gambellato; poi sotto Lagaro, a sinistra il Brasimone; rimpetto al M. Alcino, molto più in basso il Sambro.

Dopo che ha accolto il Brasimone, il Sétta scorre per una valle svariatamente, più ampia, più bella, più feconda, e mesce le sue acque con quelle del Reno, alla ridente punta di Ziano. Questa è rimpetto al Sasso, borgata cui fiancheggiano prati verdeggianti e vigneti; pittoreschi giardini e ville eleganti. Il corso del Sétta sino allo sbocco in Reno è di circa m. 396501. La complessiva area piana occupata nel territorio bolognese dal bacino del Sétta e da quelli dei suoi principali affluenti, Brasimone Sambro, risulta di Km. circa 300: comprendendone l’area toscana e la superficie dei rilievi montuosi, essa supera i Km. 400.2

La via interprovinciale costeggia il corso del Setta dalla confluenza di questa in Reno, fin sotto Lagaro. Qui prende a seguitare la vallèa del Brasimone; poi, onde risalirne, per belle volute, allo storico castello di Castiglione.

Vi ha poi il Brasimone, che ha la sna testata nell’anfiteatro formato dal Pian delle Vecchiette (m. 1189) sotto il Monte della Scoperta, dal M. Calvi (m. 1285), [p. 33 modifica]ove sono le sue sorgenti; e dai monti di Stagno (Lavaccioni) e di Baigno. Viene alimentato da molti rivi, che scendono a lui.

Questo torrente, però, tiene il nome di Gorgogliozzo, finchè giunto poco al disotto delle Cascine, accolte le acque del Riotorto, prende quello di Brasimone3.

Non molto lontano da questo punto, ci si presenta uno spettacolo maraviglioso. Poco distante dal luogo ove si mischiano le acque dei due torrenti, si restringe la valle in modo che apparisce una vera gola; i fianchi opposti della montagna sembrano ritoccarsi, e le onde, gorgogliando, spumeggiando, scendono, s’inseguono per gli scogli, disposti a guisa d’immane scaléa. È quivi il molino, che dalla rapida, prende il nome notissimo di Molino delle Scaliere4.

Il corso del Brasimone è di circa Km. 20, dalle sorgenti fino al suo sfociamento in Sétta, a Lagaro; l’area piana della vallata di circa Km. 2525.

A nord’est del Poggio di Tavianella e di Collo basso, dal M. Citerna, non lontano dalla bella cascina di Pecora Vecchia, scende il Gambellato, mostrandosi a chi lo guarda da quelle alture, come scorrente in un [p. 34 modifica]abisso profondo. E questo, in buona parte è un effetto ottico di proiezione. Il Gambellato riceve appresso il Riotorto dai poggi che giganteggiano sulla sua destra — poi al Roncobilaccio l’Àvona, torrente a cavalcione del quale, per così dire, sorge il Santuario di Boccadirio: va esso pure a riunirsi al Setta, presso, come già dicemmo, la Badia Vecchia,

Questi corsi d’acqua sono assai pescosi6 e vi guizzano le rapidissime trote, (Trutta Fario L.) traversanti a guisa di folgore la purissima linfa, desiderate come cibo prediletto alle mense; i polposi broccioli o chiozzi. (Coltus Gabio L.) la lasca tonda (Leuciscus Muticellus Bonaparte), i barbi (Barbus plebejus). Le anguille (Anguilla vulgaris Iar.) vi si trovano rare e piccolette, ma d’un sapore così delicato da rammentare le famose murene, che rallegrarono in un tempo, forse epicureo più del nostro — ed è tutto dire! — le patrizie cene romane.

Il pesce di queste correnti potrebbe contentare un Lucullo, un Apicio.

Non mancano, ma neppure abbondano gran che i crostacei. V’ha il granchio comune (cancer) e tra i gamberi l’«Astacus fluviatilis» L, ma assai scarso, e più abbondante l’«Apus canceriformis. L.

Note

  1. Guida dell’Appennino Bolognese. Bombicci, Barbieri.
  2. Guida dell’Appennino Bolognese. Barbieri.
  3. Bettini Francesco. La stazione estiva di Montepiano ecc. Firenze 1897.
  4. Guida dell’App. Bolognese. Bombicci.
  5. Nel 500 si fabbricavano, in vari luoghi, lungo il Brasinone «spiedi (non da tordi, ma da uomini) cioè arme in asta pugnali ed altre diverse armi, che o venga dalle acque, o dai maestri portano il vanto di tutta Italia». Galeotti. Uomini illustri bolognesi.
  6. I feudatarii affittavano il diritto di pesca per un’annua corresponsione: nel 1794 questa, per il Sétta era di lire 107,145, sul Brasinone di L. 42,198.