Guida della montagna pistoiese/Ponte del Sestaione

Ponte del Sestaione

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Cartiera della Lima Boscolungo o Abetone

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onte del Sestaione, disegno di Ximenes del 1779. Unisce la valle del torrente di questo nome per due arcate ellittiche, praticabili pei fianchi, di luce metri 24 per ciascuna. È sostenuto da un pilastro largo metri 5, alto 30 metri dopo gl’interramenti delle piene del 1837. Questo ponte per la sua elevazione e solidità, unita alla leggerezza ed eleganza di forme, è uno de’ più [p. 118 modifica]

notevoli d’Italia. Per valutarne la grandiosità bisogna scendere sul torrente del fiume. Presso havvi una fonte perenne con questa iscrizione:

O passeggier che dal sentier sei lasso,
Fermati, bevi, e poi raddoppia il passo.

In prossimità lungo il torrente sono diverse Ferriere appartenenti alla Casa Fenzi e poco lungi da queste se ne trovano altre della Casa Lazzerini di Cutigliano, attualmente esercitate dalla Ditta Pinucci e Monetti di Firenze. Dopo 5 chilometri si giunge al paesetto di Pianosinatico: e prima di arrivarvi si passa nel luogo chiamato Pian dei Sisi, una selva bellissima di castagni, alla quale probabilmente voleva alludere Massimo D’Azeglio quando scrisse nei suoi Ricordi: «Non vidi mai più grossi castagni, ne i più bei luoghi per fare studi;» (di paesaggio s’intende) ed ei celebre paesista ben potea giudicarne. Se poi il castagno sia albero pittorico lo attesta con prove di fatto le più evidenti un celebre paesista moderno, il francese M. Théodore Rousseau, col suo quadro intitolato: Le grande allée de châtaigners, che M. Gautier nell’Illustration lo dice il suo capo d’opera1 [p. 119 modifica] Presso Pian dei Sisi esiste ancora la casetta che per molti anni abitò il chiarissimo Ximenes (contento per vero di poco!), durante e dopo la costruzione della strada oggi nazionale, come si rileva dal seguente documento diretto dal Ximenes al Granduca [p. 120 modifica] Pietro Leopoldo, e che copiammo dall’originale esistente nel R. Archivio di Stato nella filza 1451.

«Leonardo Ximenes umilissimo servo e suddito di V. A. R., è stato per anni tredici alla direzione della strada pistoiese e de’ suoi ponti Reali, e negli ultimi anni cinque ha dovuto adattare per sua abitazione un vecchio metato, foderandolo di tavole in legno, detto delle Filugelle.

«Avendo egli sperimentato un tal luogo e casetta molto utile alla sua salute, si fa ardito di supplicare la R. A. V. che gli lasci godere tal casetta sua vita durante, per passarvi qualche mese d’estate, essendo tal casetta inutile ad altri usi.

«Che, ec.

«Leonardo Ximenes, m. p.»

«Concedesi come si domanda.

«Dato a Firenze, li 19 dicembre 1780.

«Pietro Leopoldo, m. p.»

Poco oltre cessa la vegetazione dei castagni, e succede per breve tratto quella dei faggi. Poi prati e abeti fino a


Note

  1. M.r Teofile Gautier, il valente scrittore del giornale l’Illustration (1° gennaio 1868), che lo dice il capo d’opera di Rousseau e forse del paesaggio moderno, lo illustra con queste parole, che parmi opportuno di riportare. «Quelle puissance, quelle force et quelle luxuriance! L’allée s’enfonce dans une ombre entrecoupée de soleil, comme une cathédrale de la nature, pour employer le style à la mode sous Chateaubriand et qui en valait bien un autre, entre deux rangées de troncs ènormes, semblables à des faisceaux de piliers gothiques, entremêlent, comme de nervures sur une voùte, leurs branches gigantesques aux coudes noueux, aux larges feuilles spatulées. Comme la séve court sous ces ramures épaisses à la fraîcheur profonde! Comme la vie secrète de la végétation circule à travers ces masses de verdure et ces herbes drues qui se relèvent sous le pied, secouant leur goutte de rosée et de pluie! Comme la rêverie, un livre à la main, aimerait a se promener sous ce dais sombre, etoilé çà et là de quelques taches lumineuses, en suivant l’étroite route tracée dans le gazon par les bestiaux et les pâtres! A quel manoir écroulé depuis longtemps et disparu, conduisait cette nef immense de feuillages que reprend le pittoresque sauvagerie de l’abandon, et que les siecles, qui detruisent l’oeuvre de l’homme, ont rendue plus solide, plus majesteuse et plus vénérable encore? Dans cette euvre sans rivale, Théodore Rousseau, tout en gardant un incontestable originalité, rappelle un peu la robustesse d’Hobbéma et de ce maître puissant que les Anglais nomment familièrment le vieux Crome, Old Crome. Jamais la nature ne fut plus intimement étudiêe et plus largement rendue, avec une telle intensité d’effet, une poesie si profonde et si vraie.»