Guida della Val di Bisenzio/Parte seconda/19/a

Alla Spelonca della Retaia

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Parte seconda - 19 Parte seconda - 20

[p. 155 modifica]Alla Spelonca della Retaia. Chi va alla Retaia ha da visitare anche la Spelonca, molto più che troverà nella parte più profonda una sorgente d’acqua fine e fresca per dissetarsi1. Dalla vetta si prosegue per la crina, passato l’avvallamento detto il Prataccio, si risale un poco e giunti sul culmine di questo poggio, detto Cocolla, si volge ricisamente a [p. 156 modifica] sinistra per scendere al Bisenzio e fatti pochi metri si trovano alcuni massi; girando intorno, si scorge rivolta a nord l’apertura della Spelonca.

Questa caverna situata nei possessi del marchese Ginori è a circa 770 metri sul mare, ha un’apertura assai stretta e rimane in un avvallamento che fa il poggio chiuso all’intorno da grossi macigni.

La discesa non è pericolosa, ma richiede un po’ d’attenzione dovendo scendere posando il piede su piccole sporgenze rocciose, sinchè dopo breve tratto non si arriva sopra un cumulo di detriti e sotto una ampia vôlta. A sinistra, in alto, entra molta luce ed aria per una buca, da cui spenzolano pianticelle ed erbe: usciti dalla spelonca o prima d’entrarvi, si può vedere questa buca, da cui si scorge in parte l’interno della grotta. Il pavimento è in declivio, non umido nè fangoso, qua e là sono monticelli di sassi gettativi forse dalle aperture: non portano tracce di corrosione d’acque.

La caverna ha due cavità o stanze; la prima è grande da contenere molte persone, alta, sfogata, bene illuminata, a destra di chi è appena entrato, la parete ha presso il sommo un’apertura; affacciandosi, si vede l’interno della seconda stanza, assai più piccola, ed alla quale con poca pendenza si accede da un vano a guisa di porta grande situato in fondo alla prima stanza. Nella parte bassa della seconda cavità si trova una sorgente d’acqua limpidissima e fresca, che scaturisce di sotto ai massi ricoperti di uno strato calcare-argilloso.

Quasi dappertutto si scorgono tracce di stallattiti bellissime, ma la mano di qualche vandalo moderno ha guastato senza alcun profitto queste belle [p. 157 modifica] concrezioni calcaree, che formano una delle più fantastiche bellezze di queste caverne, albergo delle ninfe e delle deità boscherecce secondo la pagana mitologia.

Per quante ricerche abbia fatte e investigazioni accurate, non ho potuto trovar segno o indizio di ossa fossili; penso che essendo i nostri monti di recente formazione, la Spelonca ed altre cavità de’ poggi a noi vicini non sono caverne ossifere, come quelle della Liguria occidentale e del Lago di Como e d’altri paesi.

La Spelonca della Retaia, che nella mente dei sognatori e degli sciocchi si crede abitazione di fate più o meno benefiche, e ripostiglio d’un tesoro che non si troverà mai, non ha cunicoli praticabili nè impraticabili, che lascino supporre una coritinuazione nell’interno del monte. Si dice che possa avere comunicazione col torrente Marina; ma non si può in nessun modo accertare.

Note

  1. Se l’estate va molto asciutta, la fonte della Spelonca si secca, ma riappare con le prime pioggie. Nei dintorni non v’è altr’acqua che quella della Fonte all’acero sulla via che dalle Selve va al Crocicchio di Valibona. Questa polla si trova a sinistra di chi va al Crocicchio, poco distante dalla strada, fra il campo e il monte: vi sorgono intorno tre o quattro ciliegi selvatici.