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sinistra per scendere al Bisenzio e fatti pochi metri si trovano alcuni massi; girando intorno, si scorge rivolta a nord l’apertura della Spelonca.

Questa caverna situata nei possessi del marchese Ginori è a circa 770 metri sul mare, ha un’apertura assai stretta e rimane in un avvallamento che fa il poggio chiuso all’intorno da grossi macigni.

La discesa non è pericolosa, ma richiede un po’ d’attenzione dovendo scendere posando il piede su piccole sporgenze rocciose, sinchè dopo breve tratto non si arriva sopra un cumulo di detriti e sotto una ampia vôlta. A sinistra, in alto, entra molta luce ed aria per una buca, da cui spenzolano pianticelle ed erbe: usciti dalla spelonca o prima d’entrarvi, si può vedere questa buca, da cui si scorge in parte l’interno della grotta. Il pavimento è in declivio, non umido nè fangoso, qua e là sono monticelli di sassi gettativi forse dalle aperture: non portano tracce di corrosione d’acque.

La caverna ha due cavità o stanze; la prima è grande da contenere molte persone, alta, sfogata, bene illuminata, a destra di chi è appena entrato, la parete ha presso il sommo un’apertura; affacciandosi, si vede l’interno della seconda stanza, assai più piccola, ed alla quale con poca pendenza si accede da un vano a guisa di porta grande situato in fondo alla prima stanza. Nella parte bassa della seconda cavità si trova una sorgente d’acqua limpidissima e fresca, che scaturisce di sotto ai massi ricoperti di uno strato calcare-argilloso.

Quasi dappertutto si scorgono tracce di stallattiti bellissime, ma la mano di qualche vandalo moderno ha guastato senza alcun profitto queste belle concre-