Guida d'Udine/Prefazione
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PREFAZIONE.
Non havvi città in pressochè tutta l’Italia, la quale sia mancante della sua Guida, se da Udine si prescinda. È vero, ch’essa non è antica, che sta fondata in una estremità della penisola, che non ha avuto nè opulenti ordini religiosi, nè ricchi Particolari; pure di questi difetti va a dovizia compensata, essendovi in copia pitture sì venete sì nazionali, chiese principali decoratissime, fabbriche varie nel loro carattere, famose per architetture, o per interni ornamenti. Oltrecciò non avendo essa guida, resta priva l’Italia d’un anello nella catena dalle belle arti. Ben lo conobbe in questi ultimi tempi il veneto governo, che per provvedere al decoro della città, commise a’ suoi reggitori che in essa pure tal lavoro si estendesse, i quali toste ne diedero la commissione a un loro concittadino pittore di professione, Giovambattista de Rubeis1. Lasciando egli dall’un de’ lati quel suo pennello durissimo, per trattare la penna obbedì, e questa, informe abbozzo, anzichè guida, è la sola che si rinvenga. Si avrebbe dovuto farla correggere dai troppi errori, de’ quali il costui cattivo gusto nell’arte, e la mancanza di cognizioni nel resto, l’aveano riempiuta ed estesa a più largo confine, che non portava il sovrano comando, talchè non si limitasse alle sole pitture, renderla di pubblica ragione. Ma intanto sopravennero le rivoluzioni e i politici cambiamenti del 1797, i quali a più serii e gravi pensieri l’animo de’ magistrati rivolsero. In que’ giorni tempestosi, avversità comune a tanta parte d’Italia, non solo i monumenti dell’arte andaron guasti e dispersi, le chiese furon spogliate per sempre dei loro capi lavori, che riluttanti lasciarono le usate sedi, ma la città tutta perdette la propria fisonomia. Le traccie di tal dolente catastrofe affacciavansi a me che volgeva in mente il pensiero di stendere una guida, la quale a compier venisse la mia Storia delle arti friulane, e mostrasse come in azione e in iscena quegli artisti che dato io aveva a conoscere. Ma in che modo, io dicea meco stesso, si può descriver Udine qual fu, quando avea le sue chiese, le sue confraternite, i suoi luoghi pubblici, ch’erano gli elementi e la culla delle arti belle? Come avrà essa una guida a quella delle altre città somigliante? E tal considerazione mi aveva fatto più d’una volta gittar la penna. Ma poscia riflettendo a mente tranquilla, che alla fin de’ conti molte delle cose principali rimangonsi inviolate tuttavia e che lo spirito di cotesta guida non è già di servire ad una sterile curiosità, ma alla storia dell’arte; che per far conoscere tutti gli artisti di vaglia, che hanno in Udine lavorato accennar mi basta, quanto in qualsivoglia luogo esisteva d’interessante, poco importandomi se vi è tuttora; che trattandosi di cose recentemente perdute, di cui fresca è ancor la memoria, il tempo di comporla è adesso, o di non comporla mai più, di non perdermi d’animo m’avvisai. Di più tessendo ora la guida ho il vantaggio che Udine, passati i tempi procellosi di rivoluzione, e di guerra, di giorno in giorno che maggiormente si rabbellisce. Come ad ubertoso campo di frumento biondeggiante, e di pampinose viti ferace, se quando ride ancor primavera, cruda gragnuola lo sbatta e devasti, dal sollecito agricoltore di altre biade la semente si affida, onde alla stagion del raccolto novelle messi vi alzano rigogliose la testa e nuovamente sfidano il nembo tempestoso. Ma che? Irreparabile sì è il danno delle peste viti, le quali rimangonsi senza frutto. Tal la sorte si fu di questo paese per cui un nuovo genere di adornamenti volato dai lumi del secolo adottato viene oggidì. Ne costituiscono l’odierno bello cimiteri, fontane, passeggi, strade, giardini, molti dei quali son già cominciati, e di molt’altri stassi maturando il progetto. È da riflettersi ancora, che la guida d’Udine far puossi diversamente da quella delle altre città poichè avendo esse la loro, chi di nuovo vuol trattarla è obbligato a ripetere quant’altri ha detto, mentre noi d’un soggetto occupandoci non tocco ancora, abbiamo il campo di tutto descrivere, e d’errare a bell’agio per le varie epoche dell’arte. Ne altri mi apponga, perchè essendosi nella storia delle bell’arti compilato l’indice di quanto di notevole esiste nei rispettivi paesi del Friuli, il tutto sia a finimento addotto, nè resti niente da aggiungere, e che qui altro non facciasi se non ricalcare quanto è già detto. Se del resto della provincia si trattasse soltanto, dove trovansi poche cose, ciò sarebbe vero. Ma non lo è assolutamente riguardo alla capitale, mentre altro è una storia, ed altro è una guida. Dovrà infatti l’amatore visitando, a cagion d’esempio, l’arcivescovado ed il duomo scorrere tutte le alfabetiche tavole, e formarsene un’idea su quanto si è accennato staccatamente? Dove l’origine riscontrerassi delle sue fabbriche, dove sono nominate quelle pitture, che escluse dalla mia opera, domandano pure d’essere ammesse? Mi si replicherà, che questa guida necessaria, se vuolsi, è sempre una guida, e, che di qualunque città esse sieno, non sono in sostanza più, che compendiose e fredde scritture, da abbandonarsi a qualche penna mercenaria, e vulgare. Arida veramente è la materia, poichè chi scrive da un oggetto all’altro passando si mostra sempre staccato, privo d’interesse, e mancante del lenocinio dello stile. Senonchè suppone in esse un colpo d’occhio, dovendo far passare lo spettatore a traverso di cento svariati oggetti. Di quello ei non ricorda l’autore, perchè ignoto, questo accenna di volo, riservandosi a favellare da’ capi lavori, dimentica la patria, ne scopre le bellezze reali, ma francamente ne palesa i difetti, studiasi d’ispirare il buon gusto, e di ciò si fa scopo unicamente. Sono inoltre la guida un genere caratteristico, e proprio della sola Italia, conciossiachè dove non regnarono artisti, manca il subbietto. Le storie parlanti son desse delle città nostre. Dimostrano quanto sieno antiche, quai ne furono i lumi, le ricchezze, le costumanze, il carattere degli abitanti, le vicende politiche che hanno corso. Rispetto poi alle arti del disegno forniscono i materiali necessarj a chi brama acquistarne tutte le relative notizie. Infatti siccome allo storico, che vuole investigare a fondo le vicissitudini d’un regno, fa di mestieri consultare gli annali particolari di ciascheduna città, così le guide parziali di ciascheduna abbisognano allo storico dell’arti belle2. Vi è però la differenza, che quelle offrono dei minimi avvenimenti, i quali sono sempre gli stessi; queste all’opposito son varie, quanto è vario e fecondo il genio degli artisti. Giovami quindi sperare che se ho preso un argomento tenue in apparenza, non mi verrà imputato d’aver io male impiegato i miei studii.
Note
- ↑ Annales T. 104 pag. 97, dove ai 18 settembre 1773 si paga il suddetto pittore per aver preso in catalogo tutti li quadri esistenti ne’ luochi pubblici di questa cità e ville soggette di ottima mano, relativamente a commissione sovrana.
- ↑ Vedi al fine della storia pittorica dell’ab. Lanzi l’elenco delle guide da lui consultate.