Gravissimo stupor l'anima piglia

Gabriello Chiabrera

XVII secolo Indice:Opere (Chiabrera).djvu Canzoni Letteratura Intestazione 5 gennaio 2024 75% Da definire

Là su nel ciel, i cui superni regni O tra purpuree vesti
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni sacre di Gabriello Chiabrera


[p. 86 modifica]

XVI

PER S. CECILIA.

Strofe.
Gravissimo stupor l’anima piglia,
     Quando volgo il pensiero
     Al faretrato Arciero,
     Che accettar giogo femminil consiglia;
     5d’una guancia vermiglia
     Ei suole armarsi, ed indi avventa ardore,
     Alle cui vampe incenerisce il core.
Antistrofe.
Ei quanto appare il Sol di caldi pianti
     Bagna l’altrui pupille;
     10Nè mai notti tranquille
     Dal fiero suo rigor dansi agli amanti
     Impallidir sembianti,
     Mandare infra sospir querele sparte,
     De i seguaci d’Amor chiamasi Parte.
Epodo.
15E pur dovunque ci sprona
     Ciascun corre veloce;
     E s’ascolta sua voce
     Via più, s’ei mal ragiona;
     Di ciò lungo Elicona
     20Non si favella in vano
     Dalle Castalie Dive;
     Ma cantiam ciò che scrive
     L’Euterpe del Giordano.
Strofe.
Per la bella Tamar giunse a tal segno
     25Già di Davidde il figlio,
     Che con brutto consiglio
     Fece alla Verginella oltraggio indegno;
     Quinci per fier disdegno
     Strane cose Absalon rivolse in petto;
     30Chè all’uomo il vendicarsi è gran diletto.
Antistrofe.
Chiama l’oltraggiatore a regia mensa;
     E tra gioco e tra riso
     Ivi lo lascia anciso,
     35Misero lui! quando via meno il pensa.
     Nube di doglia immensa
     Allor coperse di Sïon la reggia:
     Tanto costa il fallir di chi vaneggia.
Epodo.
Cor mio, non bene accorto
     40Se dài le vele al vento,
     Ti sferri in un momento
     Volgi la prora al porto.
     Qui per nostro conforto

[p. 87 modifica]

     E per comune esempio,
     45O Clío, versa tesoro,
     E di Greco lavoro
     Sorger facciamo un tempio.
Strofe.
Ivi il bel nome a rimembrar famoso
     Di Cecilia si scriva:
     50Ammirabile Diva,
     Che alla verginità chiamò suo sposo:
     Ei non punto ritroso,
     Vinto da quel parlar, credenza diede,
     E de i regni del Ciel si fece erede.
Antistrofe.
55Dunque in terra fra noi, Santa gradita,
     Sovra ogni altrui memoria,
     Bel cantor di tua gloria
     Voce non formerà, che sia schernita:
     Tua virtute infinita
     60Non sfavillò tra’ solitarj campi;
     Fra sette colli ella vibrò suoi lampi.
Epodo.
I giocondi Imenei
     Quivi altera sprezzasti;
     Quivi forte atterrasti
     65L’onor de i falsi Dei:
     Immortali trofei
     Contro acerbi tiranni
     Quivi sublime ergesti,
     Quando a morte corresti
     70Sul fior de i più begli anni.
Strofe.
E di tue membra, cui furor d’inferno
     Lasciò spente e piagate,
     D’Urbano alta pietate
     Quivi già prese a far nobil governo.
     75Cerio è consiglio eterno,
     Che da’ chiari fulgor del tuo gran pregio
     Non si scompagni questo nome egregio.
Antistrofe.
Ecco novello Urbano, a cui non gravi
     Giungon oggi tue lodi,
     80Anzi i Tebani modi
     Onde io t’adorno, o Santa, ha per soavi,
     E dell’eterce chiavi
     Gran possessore, onde celeste ei regna,
     A te devoto gl’inni miei non sdegna.
Epodo.
85Chi fra le selve ombrose,
     Chi mi pon sulle cime
     Di Castalia sublime
     Al vile vulgo ascose?
     Colà più scelte rose,
     90E gigli più prezzati
     Intreccerei sovente,
     Per farne umil presente
     A i piè tanto adorati.