Gravissimo stupor l'anima piglia
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XVI
PER S. CECILIA.
Strofe.
Gravissimo stupor l’anima piglia,
Quando volgo il pensiero
Al faretrato Arciero,
Che accettar giogo femminil consiglia;
5d’una guancia vermiglia
Ei suole armarsi, ed indi avventa ardore,
Alle cui vampe incenerisce il core.
Antistrofe.
Ei quanto appare il Sol di caldi pianti
Bagna l’altrui pupille;
10Nè mai notti tranquille
Dal fiero suo rigor dansi agli amanti
Impallidir sembianti,
Mandare infra sospir querele sparte,
De i seguaci d’Amor chiamasi Parte.
Epodo.
15E pur dovunque ci sprona
Ciascun corre veloce;
E s’ascolta sua voce
Via più, s’ei mal ragiona;
Di ciò lungo Elicona
20Non si favella in vano
Dalle Castalie Dive;
Ma cantiam ciò che scrive
L’Euterpe del Giordano.
Strofe.
Per la bella Tamar giunse a tal segno
25Già di Davidde il figlio,
Che con brutto consiglio
Fece alla Verginella oltraggio indegno;
Quinci per fier disdegno
Strane cose Absalon rivolse in petto;
30Chè all’uomo il vendicarsi è gran diletto.
Antistrofe.
Chiama l’oltraggiatore a regia mensa;
E tra gioco e tra riso
Ivi lo lascia anciso,
35Misero lui! quando via meno il pensa.
Nube di doglia immensa
Allor coperse di Sïon la reggia:
Tanto costa il fallir di chi vaneggia.
Epodo.
Cor mio, non bene accorto
40Se dài le vele al vento,
Ti sferri in un momento
Volgi la prora al porto.
Qui per nostro conforto
E per comune esempio,
45O Clío, versa tesoro,
E di Greco lavoro
Sorger facciamo un tempio.
Strofe.
Ivi il bel nome a rimembrar famoso
Di Cecilia si scriva:
50Ammirabile Diva,
Che alla verginità chiamò suo sposo:
Ei non punto ritroso,
Vinto da quel parlar, credenza diede,
E de i regni del Ciel si fece erede.
Antistrofe.
55Dunque in terra fra noi, Santa gradita,
Sovra ogni altrui memoria,
Bel cantor di tua gloria
Voce non formerà, che sia schernita:
Tua virtute infinita
60Non sfavillò tra’ solitarj campi;
Fra sette colli ella vibrò suoi lampi.
Epodo.
I giocondi Imenei
Quivi altera sprezzasti;
Quivi forte atterrasti
65L’onor de i falsi Dei:
Immortali trofei
Contro acerbi tiranni
Quivi sublime ergesti,
Quando a morte corresti
70Sul fior de i più begli anni.
Strofe.
E di tue membra, cui furor d’inferno
Lasciò spente e piagate,
D’Urbano alta pietate
Quivi già prese a far nobil governo.
75Cerio è consiglio eterno,
Che da’ chiari fulgor del tuo gran pregio
Non si scompagni questo nome egregio.
Antistrofe.
Ecco novello Urbano, a cui non gravi
Giungon oggi tue lodi,
80Anzi i Tebani modi
Onde io t’adorno, o Santa, ha per soavi,
E dell’eterce chiavi
Gran possessore, onde celeste ei regna,
A te devoto gl’inni miei non sdegna.
Epodo.
85Chi fra le selve ombrose,
Chi mi pon sulle cime
Di Castalia sublime
Al vile vulgo ascose?
Colà più scelte rose,
90E gigli più prezzati
Intreccerei sovente,
Per farne umil presente
A i piè tanto adorati.