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del chiabrera | 87 |
E per comune esempio,
45O Clío, versa tesoro,
E di Greco lavoro
Sorger facciamo un tempio.
Strofe.
Ivi il bel nome a rimembrar famoso
Di Cecilia si scriva:
50Ammirabile Diva,
Che alla verginità chiamò suo sposo:
Ei non punto ritroso,
Vinto da quel parlar, credenza diede,
E de i regni del Ciel si fece erede.
Antistrofe.
55Dunque in terra fra noi, Santa gradita,
Sovra ogni altrui memoria,
Bel cantor di tua gloria
Voce non formerà, che sia schernita:
Tua virtute infinita
60Non sfavillò tra’ solitarj campi;
Fra sette colli ella vibrò suoi lampi.
Epodo.
I giocondi Imenei
Quivi altera sprezzasti;
Quivi forte atterrasti
65L’onor de i falsi Dei:
Immortali trofei
Contro acerbi tiranni
Quivi sublime ergesti,
Quando a morte corresti
70Sul fior de i più begli anni.
Strofe.
E di tue membra, cui furor d’inferno
Lasciò spente e piagate,
D’Urbano alta pietate
Quivi già prese a far nobil governo.
75Cerio è consiglio eterno,
Che da’ chiari fulgor del tuo gran pregio
Non si scompagni questo nome egregio.
Antistrofe.
Ecco novello Urbano, a cui non gravi
Giungon oggi tue lodi,
80Anzi i Tebani modi
Onde io t’adorno, o Santa, ha per soavi,
E dell’eterce chiavi
Gran possessore, onde celeste ei regna,
A te devoto gl’inni miei non sdegna.
Epodo.
85Chi fra le selve ombrose,
Chi mi pon sulle cime
Di Castalia sublime
Al vile vulgo ascose?
Colà più scelte rose,
90E gigli più prezzati
Intreccerei sovente,
Per farne umil presente
A i piè tanto adorati.
XVII
PER S. AGATA.
Strofe.
O tra purpuree vesti
Alma Euterpe lucente,
Cui circondano il crin raggi stellanti,
Per te si manifesti
5All’Italica gente,
Come di tuo voler sono i miei canti,
Acciò con fieri detti,
E cosparsi di fiel, non mi saetti.
Antistrofe.
Usa ascoltare i risi,
10Gli sguardi, i vezzi, i giochi,
E pur d’Amore i dilettosi affanni(1),
Sprezzerà corpi ancisi,
Ceppi, catene e fuochi,
Vaghezze acerbe di più fier tiranni,
15Onde il mio verrà quasi
Aspro deserto appo gli altrui Parnasi.
Epodo.
Or sia che può, chi fia che il vulgo emendi?
Talpa è sua vista, e suo giudizio è vano;
Ma tu degno nepote al grande Urbano,
20Che di sua bocca il vero senno apprendi,
Ta, che nell’alto ascendi
Sul Vatican, come in Sion cipresso,
Non prenderai le mie fatiche a vile,
Anzi le note del novel Permesso
25Saran conforto del tuo cor gentile.
Strofe.
Dammi l’orecchio aperto,
Dallomi, fortunato
Chi volentier voce superna ascolta;
Quando in campo deserto
30Per lo mare indurato
Mosè l’egra sua plebe ebbe raccolta,
Dolente a morte giacque,
Provando un giorno come assenzio l’acque.
Antistrofe.
Preso da rio disdegno,
35E da fier disconforto
Allor il seme d’Israel fremea,
Ma con celeste ingegno
Il sommo Duce accorto,
Tosto provvide alla salute Ebrea;
40Legno in quell’onda immerse,
E l’odiata amarezza in mel converse.
Epodo.
Mirabil tronco, e con stupore al mondo,
E con forte desir da rimembrarsi!
Ma ne vide Calvario uno innalzarsi,
45Al cui valor questo divien secondo;
Per lui non pur giocondo
D’ogni fiume terren fassi l’amaro,
Anzi dolce diviene ogni ferita,
Ma non corredo nave,
50Anzi ogni oltraggio, anzi ogni scempio è caro,
Anzi è sommo gioir perder la vita.
Strofe.
Mio dir non si condanni;
Che io verità riveli,
Per infinite prove altri sel miri:
55Quanti crudi tiranni
Straziaro i cor fedeli,
Quanti corser volando a’ fier martíri?
Squadra famosa e grande,
Cui devonsi di Pindo auree ghirlande.
Antistrofe.
60Che con cinquanta eroi,
Come Argo, spieghi di suoi remi il volo:
Temo non mi sia grave
Uscir di porto, e poi