Grammatica elementare e pratica della lingua greca/Prefazione dell'autore
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Traduzione dal tedesco di Eugenio Ferrai (1857)
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PREFAZIONE DELL’AUTORE.
Egli è già molto tempo, che opere coscenziose e degne di raccomandazione sono, nelle nostre scuole, la base dell’insegnamento della lingua greca; ma nulla meno si sentono sempre maestri e scolari, che si lagnano delle numerose difficoltà, che rendono tuttavia penoso l’incominciamento di questo studio. Queste difficoltà senza dubbio derivano dalla ricchezza e dalla flessibilità straordinarie della lingua greca; ma non sarebbe egli possibile di renderne il metodo più semplice, che non sia stato sin quì, ponendo nell’evidenza, che loro s’addice, tutti i principii essenziali? Noi abbiamo maturato e meditato lungamente questo pensiero, fino a che non ci fu concesso di applicare i nostri concetti alla pratica dell’insegnamento e di provarli con l’esperienza. Le occupazioni ognora incalzanti ne hanno impedito fin qui di pubblicare le nostre osservazioni grammaticali altrove, che in alcune note delle nostre edizioni classiche d’autori greci e latini. Ma oggi che vediamo tutte le altre parti dell’insegnamento, rigenerate con un successo sempre più prospero, e chiamate a una nuova vita, non abbiamo esitato d’interrompere le cure assidue e giornaliere, che diamo, da più di venti anni, alle due immense pubblicazioni della Casa Firmin Didot, il Tesoro della Lingua Greca e la Biblioteca degli Autori Greci, come anche alle grandi collezioni de’ Padri Greci, per compilare questo saggio di grammatica elementare e pratica.
Il titolo indica, che lutto è disposto conforme ai bisogni dell’insegnamento pratico, e questo scopo ha importato molti cambiamenti. Se, per esempio, logicamente la divisione in classi e la teoria del cambiamento delle lettere fra loro appartengono al capitolo su le lettere, che segue naturalmente il quadro dell’alfabeto, è incontrastabile, che praticamente nulla può essere più disgustoso all’alunno, che vedersi, immediatamente dopo gli sforzi fatti per imprimersi nella memoria le forme, per lui affatto nuove, delle lettere, gettato in una materia così sottile e così arida come la doppia classazione delle mute, e i cambiamenti, che subiscono in certi casi, e d’esservi gettato, diciamolo, senza nessuna necessità: perchè queste nozioni non sono applicate che molto più tardi, in parte alla terza declinazione, e pel rimanente alla seconda classe de’ verbi, ciò è a dire, dopo che tutta la coniugazione regolare è stata imparata. V’ha abbastanza nelle prime pagine della grammatica greca di che si scoraggi l’alunno. Noi ci siamo studiati a tutt’uomo d’evitare questo grave inconveniente, presentando ogni principio e ogni regola a quel punto, nel quale se ne fa sentire la necessità, e può averne luogo l’applicazione immediata.
Il primo insegnamento d’una lingua dee limitarsi a quello, che è indispensabile a formare, quanto più presto, un complesso, e come un nucleo di cognizioni. Bisogna dunque lasciare in disparte ogni particolarità, che non tenda direttamente a questo scopo di sollecitare questa cognizione complessiva nella mente dell’alunno. Questa è la via di condurlo, con la minor fatica possibile, al punto di possedere la lingua a così dire all’ingrosso: su questo fondamento lavorerà quindi a piacere e in piena conoscenza; perchè non avrà più in un secondo corso, che a compiere, per così dire, i particolari, e riempire i contorni d’un abbozzo chiaramente delineato.
Della norma seguita in questo libro non diremo più oltre: queste indicazioni bastano per fare valutare l’idea, che ci ha diretti, e che sottoponiamo al giudizio degli uomini chiamati al delicato ufficio d’istruire la gioventù; non termineremo però senza render ragione d’una innovazione, che abbiamo, creduto doverci permettere.
C’è sembrato, che, nella grammatica greca, la ripetizione delle definizioni, già conosciute per le grammatiche francese e latina fosse fuori di luogo e più a danno che a vantaggio: i paragrafi, che hanno per unico oggetto l’esposizione di cose già imparate, non fanno che indebolire e attenuare l’attenzione dell’alunno.
In tali casi noi dichiariamo in poche parole l’accordo del greco col latino e col francese, o con l’una di queste due lingue. Ma ci siamo trovati in obbligo di consacrare qualche pagina ad una breve esposizione generale ed elementare dell’organismo della lingua, per questo che non se ne trova mai verbo nelle grammatiche destinate ai principianti. Esse cominciano tutte per questa frase, ormai consacrata dall’uso: «La lingua... si compone di nove (o dieci) specie di parole, che si chiamano anche le nove parti del discorso. Queste sono il nome sostantivo, l’aggettivo, il pronome etc.» Questo modo d’entrare in materia ci sembrava poco acconcio a far conoscere le funzioni della lingua al discente. Che si direbbe d’un’Antropologia che cominciasse per queste parole. «L’uomo si compone d’una testa, d’un collo, di due braccia etc.? Tale è tuttavia il modo abituale d’iniziare la gioventù alla conoscenza dell’opera la più meravigliosa dell’ingegno umano; ed ha per effetto, che gli alunni non si rendano familiari le idee grammaticali che molto tardi, sebbene le abbiano messe in pratica fin dalla loro più tenera infanzia. Col metodo, che noi indichiamo ai § 13 e seguenti, con tutta la concisione, che ci è imposta dai limiti del nostro lavoro, ma che il maestro saprà sviluppare secondo i bisogni de’ suoi allievi, queste idee debbono riuscire d’una perfetta evidenza ai principianti, e andare alla pari con le idee più usuali; infine lo studio della grammatica, riguardata per questo lato, d’inanimato che era, diviene vivo e fecondo, e guadagna, se non c’inganniamo, sì nella importanza come nella solidità.
FED. DÜBNER