Giro del mondo del dottor d. Gio. Francesco Gemelli Careri/Libro II/V

Libro II - Cap. V

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CAPITOLO QUINTO.

Si descrive Costantinopoli, e sue grandezze,

come anche il Serraglio del Gran Signore.


C
Ostantinopoli, oggidì Metropoli della Monarchia Ottomana, fu conosciuta dagli antichi col nome di [p. 294 modifica]Bizanzio Philip Ferrar. Lexic. Geograph. pag. 216.: ma avendola nel 331. l’Imperador Costantino il Grande abbellita, e ristorata da’ danni fattivi da Alessandro Severo; lasciata Roma, la stabilì sede dell’Imperio: e per farne rimanere eterna la ricordanza, volle che s’appellasse nuova Roma; e la Provincia di Tracia, dove ella è situata, Romelia, o Romona. Dopo la morte di Costantino quella nuova Roma prese il nome di Costantinopoli, e per abbreviazione quello di Polis, cioè Città; ad esempio dell’antica Roma, che per eccellenza fu detta Urbs: di maniera tale, che i Greci di Romelia, volendo dire, ch’andavano alla nuova Città di Costantino, dicevano εὶς τήν πολὶν, eis tin polin, donde si crede formato l’altro nome corrotto di Stampol, o Stambol, che le danno i Turchi presentemente.

Ella è situata vantaggiosamente sul canale del Mar nero, altre volte detto Bosforo Tracio, a 42. gradi d’elevazione. La sua figura è triangolare, e’l Mare che la bagna da due de’ lati, vi fa senza dubbio il più bel porto d’Europa. Sono gli angoli di questo triangolo chiamati: yediculà, o sette Torri; serray- ovasi, o serraglio; e la porta d’Ayevassarò-capsi verso la [p. 295 modifica]punta del Seno, o picciolo canale di Chitanà. E’ ben vero, che i lati non sono uguali, essendo molto più lungo degli altri quello, ch’è dalle sette Torri al serraglio; e curvo quello dal serraglio alla punta del detto canale di Chitanà: dirimpetto di là del canale era Calcedonia antica Città della Bitinia. Costantinopoli vogliono che fusse stata fabbricata da Pausania Re di Sparta l’anno del Mondo 3469. e dopo la distruzione di Troja Philip Ferrar. loc. cit. pa 142 verbo Byzantium. 96. nell’istesso tempo, che Taranto nella Provincia d’Otranto, e Gerace nella Provincia di Calabria ultra, nel Regno di Napoli furono edificate. Ella è a guisa dell’antica Roma rinserrata da sette colli ineguali: ciò che non le toglie punto di sua bellezza; o delle delizie, che a gara il suo Cielo, e’l terreno fan godere. Nel suo circuito di dodici miglia (e se vi si conta il serraglio 15. a cagion de’ molti giardini) abita circa un milione d’anime; essendo dopo Parigi la più gran Città popolata d’Europa: le sue case però per lo più sono basse, composte di legno, ed alcune di legno e fango; ond’è, ch’è molto soggetta a gl’incendii.

Le Moschee Reali nondimeno sono famose fabbriche, come anche le [p. 296 modifica]Pubbliche; e i Palagi de’ Grandi magnifici. Si veggono Bazar corrispondenti alla grandezza della Città, ricchi e belli; e più fontane di buon’acqua, che da lontane parti per lunghi aquidotti vi si conduce, per provvederne tutte le contrade. Le strade sono strette e curve, e benche lastricate di selici, non possono paragonarsi alle nostre Italiane. Abbonda di buone frutta tutto l’anno; come anche di carne, pesce, ottimo pane, e quanto si può per un goloso desiderare, a prezzo molto moderato. Questa Città fu lo steccato delle controversie di Religione fra Cattolici, ed Eretici, secondo che a gl’Imperadori, ed Imperadrici pareva: onde vi si celebrarono quattro Concilii generali, il primo sotto Damaso X. nell’anno 381. il secondo sotto Vigilio nel 553. il terzo sotto Agatone nel 680. e il quarto sotto Adriano II. Papa nell’anno 869.

Due serragli tiene il G. Signore dentro quella Metropoli: uno nel mezzo, detto il vecchio serraglio, dove alloggiò Mahomet II. dopo aver presa la Città per assalto nella terza festa di Pentecoste l’anno 1453. ed ivi ogni nuovo Imperadore rinserra le Donne del suo [p. 297 modifica]predecessore. L’altro detto il Gran Serraglio è quello dove abitano i Sultani, quando sono in Costantinopoli; verso la parte Orientale della Città, e questo è bagnato per due lati da due canali: cioè il lato grande dal gran canale, che corre dal Mar bianco al Mar nero; e l’altro dal picciolo, formato dalle acque del grande, che entrano sei miglia dentro terra verso l’acqua dolce di Chitanà. Il suo circuito è cinto d’una semplice muraglia, con vecchie Torri (quelle, che sono dalla parte del Mare quadrate; e rotonde quelle, che riguardano la Città) dove sono di sentinella gli Azamoglani, per impedirne l’avvicinamento ad ogn’uno. Sopra una delle Torri, che riguarda l’Asia, il Sultano fece fare un belvedere, dove và allo spesso per diporto. Non v’ha ordine alcuno d’architettura nelle fabbriche interiori; ma solo confusi appartamenti, e giardini nello scosceso del suo terreno, piantati di cipressi, ed altri alberi: vistose però sono le coperte di piombo, e le dorate estremità delle Minaré, o Torrette degli edifici, come anche delle Moschee in tale spazio contenute; particolarmente quando sono battute dal raggio solare. [p. 298 modifica]Sonovi dal lato di Mare alcune loggie, o gallerie, al di fuori incrustate di marmo, e al di dentro dipinte, e dorate; dove prende l’aria il G. Signore, quando viene alla pescagione. Nella punta, che riguarda Scutaret, si veggono più pezzi d’artiglieria in fila sul terreno per custodia del luogo; e dalla parte del canal picciolo sono riposti più bergantini assai leggiadramente dorati, per servigio e piacere dei Sultano. Oltre le molte porte all’intorno, le tre principali sono dalla parte di Santa Sofia, che conducono a tre spaziosi cortili. Nel primo sono da una parte gli alloggiamenti degli Azamoglani; e dall’altro lato l’infermeria degli schiavi del serraglio. Il secondo cortile è piantato di cipressi nel mezzo; e’ lati sono occupati dalle cucine del serraglio, dalle stalle, dal Divan (ch’è una gran sala, dove il Visir, e gli altri Consiglieri si uniscono per gli affari di stato) e dall’Hasna o Camera del Tesoro, dove si pongono i tributi de’ popoli, e rendite dell’Imperio: nell’altro lato sono le Oda, o camere per gl’Iscioglani. Dentro il terzo è una gran sala, dove il G. Signore dà audienza agli Ambasciadori de’ Principi, che vengono alla Porta; che [p. 299 modifica]val lo stesso, che Corte del Sultano. Più dentro sono le Odaliche, overo appartamenti delle Vergini schiave, riservate per gli capricci dell’Imperadore, dove è impossibile penetrarvi altro, che gli Eunuchi, che le servono.

Dopo aver descritto come meglio col mio basso talento ho potuto, una parte così ragguardevole come il gran Serraglio (impossibile essendo averne più distinta notizia, se non fusse per bocca di qualche Eunuco, che v’ha pratica) egli non è di dovere, che si lasci in non cale il bello e vago della prospettiva di Costantinopoli. Imperocché quantunque non si sia data, che in abbozzo un’idea de’suoi edificj della parte di dentro, per l’angustia delle strade, che impediscono l’occhio di dilettarvisi su: dalla parte di fuori nondimeno, come che le case sono sopra elevazioni differenti, e i tetti superbi, e le facciate di varj colori abbellite; così dalla campagna, come dal Mare, o canal grande, altro non è, che un’incanto il mirargli. Egli si può dire con verità, che l’arte, ed industria umana non poteano scegliere sito migliore al Mondo, mentre nell’istesso tempo, e luogo si gode delle amenità d’Europa, e delle [p. 300 modifica]delizie d’Asia: e dopo esser satollo l’occhio delle vistose campagne di Romelia, volgendo lo sguardo di là dal canale, in Asia (e compiante le rovine di Calcedonia) si ricrea nel fiorito terreno di Scutaret, coperto d’una ben’ordinata selva di cipressi; coltivato da quantità d’alberi fruttiseri, per ricreare in tutte stagioni il palato; e popolato di più villaggi lungo il canale. Veduta, che si stende per 20. m. sino al Mar nero, dove fu posta la colonna di Pompeo, ch’oggidì non è in piedi, ma sì bene smisurati alberi al lido dei Mare.

Rivolgendo poscia lo sguardo all’istessa Europa (che per la tortuosità del canale sembra unita all’Asia) bellissimo egli si è il vedere molti, e diversi ben’abitati luoghi, situati così sopra colli, come nelle pianure, e valli. Il primo, che si para dinanzi a gli occhi, è Biscitasi; poi i Casali, e Città di Sondach, Topanà, Calata, Perà, Aracapsi, Carachioy, Cassun-bassà, Tarsana, Divanana, e Ascuy; oltre la magnificenza di più palagi, e giardini di Bassà, e Grandi del Paese, sui colli, ed alla riva dell’istesso picciolo canale edificati. Quindi è che, venendo dal Mare, l’occhio è quasi rapito in estasi [p. 301 modifica]da tante prospettive, nè sa risolversi ove debba fermarsi; perche quanto più il legno su l’onde s’avanza, altrettanto si mutano le scene, e si veggono nuove apparenze.

Tenendo Calata luogo di Borgo di Costantinopoli (non essendo distante che mezzo miglio, quanto è largo il picciolo canale) non dee scompagnarsi dalla sua Metropoli. Questa Città, lungo tempo posseduta dalla Repubblica di Genova, tiene ottime fabbriche nel circuito di due miglia, che si stendono le sue mura. Il suo sito partecipa del piano, e del monte, sopra la cui sommità è una ben forte, ed alta Torre; col mezzo della quale la Repubblica mantenne otto anni la Città; onde si veggono ancora le sue armi su le mura. La maggior parte de’ Franchi abita nella medesima Città, e’l di più in Pera; per gli quali attendono al divin culto i PP. Gesuiti, Domenicani, Cappuccini, e Conventuali di S. Francesco, con cui abita il Patriarca Cattolico; e la loro Chiesa è parrocchiale, come anche quella di S. Domenico.

Pera è situata lungo il picciolo monte congiunto a Galata, non avendo che poca larghezza in scosceso. Quivi abitano [p. 302 modifica]gli Ambasciadori de’ Principi Cristiani; come dell’Imperadore, del Re di Francia, d’Inghilterra, della Repubblica di Venetia, e di Olanda: e vi sono altri Conventi, uno di Cappuccini Francesi dentro il palagio di Francia, l’altro de’ Padri Osservanti di Terra Santa, e Riformati, i quali amministrano i Sacramenti indifferentemente come gli altri, senza separazione di quartiere, e giuridizione, ma ad elezione di chi gli chiama. Benche il luogo sia aperto, vi sono buone case, le quali per lo sito eminente godono la miglior vista del Mondo sopra Costantinopoli, e contrade nominate.

Il giorno di Martedì 12. vi salii a vedere girare i Dervis, e vi trovai due Padri Gesuiti Francesi, ch’avevano la medesima curiosità. Segui il ballo nella stessa maniera d’Adrianopoli; onde non serve quì farne nuova descrizione.

Mercordì 13. passai in barca per lo canale, a veder l’altro Convento di altri Dervis posto nel Casale di Biscitasi; dove vidi un simile ballo, in una famosa camera dipinta, presso al lido del canale. Vedendo un Turco, che mi rideva di quella pazzia, mi disse: questa è come la disciplina, che fanno i Religiosi vostri. [p. 303 modifica] Nel ritorno trovai, sulla fine del detto Casale, un superbo palagio vicino al lido, col tetto coperto tutto di piombo, e con vistose loggie sul mare. Quivi vicino era anche un serraglio del G. Signore, fabbricato per Sultan Memet, il quale vi veniva alle volte a diporto; però non abitandovi di presente nissuno della Corte, va in ruina. Entratovi, trovai lungo il canale una confusione di molti appartamenti buona parte di legno, e senza veruna architettura, ed ordine: pochi passi lontano v’è un gran giardino senza mura; e più sopra un bel palco da cipressi circondato, con una loggia nel mezzo.

Finito ch’ebbi di vedere questo Casale, passai nell’altro detto Fondocli, che non ha nessuna magnificenza; sebbene le case, che sono lungo il canale, godano della di lui vista, e della comodità della pescagione, di cui abbonda molto tutto quel tratto; onde è che tanto a vil prezzo e il pesce in Costantinopoli, che si compra il Tonno, che si truova in tutto l’anno) a un grano la libra della moneta di Napoli; e un’anguilla di otto libre di pelo si averà per tre carlini; e per cinque tornesi cento grosse ostriche; non facendo i Turchi gran caso del pesce. Da questo Casale [p. 304 modifica]seguitando a camminar per terra (per essersi ingrossato il canale) entrai nel Casale, e quartiere di Topanà, dove si fondono i cannoni. Avanti l’Arsenale era una smisurata colubrina lunga 30. palmi, e molti cannoni; fra’ quali uno, che in un’istesso tempo per tre bocche tirava tre palle. Continuando il cammino a piedi per l’istessa riva, entrai al cader del Sole nel borgo, o Città di Galata, avendo fatto da tre miglia per terra.